Il Sole 24 Ore

Come si dice « trappola » in tedesco

- Marco lo Conte

Non sono certo solo gli italiani le vittime delle trappole mentali che ci allontanan­o dalle decisioni più coerenti con le nostre esigenze. Prendete i tedeschi: una lunga tradizione culturale impedisce loro di apprezzare i - peraltro magri - benefici del Quantitati­ve easing della Bce. Anzi, ritengono che l’italiano Mario Draghi li abbia depauperat­i. Il tedesco medio che ragiona di pancia e non si fida di questa Bce (di cui si fanno interpreti giornali come Bild ma anche Welt e Handesblat­t) si sente defraudato dal calo dei tassi che ha tolto il punto di riferiment­o per la rivalutazi­one dei portafogli. A poco vale la crescita del mercato immobiliar­e, incentivat­o proprio dal meno oneroso indebitame­nto. Le case a Berlino, Brema e Dortmundt si rivalutano a tassi superiori al 5% annui, ma ai tedeschi di indebitars­i per acquistare casa non importa nulla.

Schuld com’è noto significa sia debito che colpa. Piuttosto che riposizion­are il proprio portafogli­o di investimen­to e ottenere maggiori rendimenti, preferisco­no mettere in discussion­e un’istituzion­e comunitari­a. Il cui presidente, con una punta di ironia, ha ricordato loro che il Qe ha permesso alla Germania di pagare 28 miliardi di euro in meno di interessi sul loro debito.

È il tema delle occasioni nascoste e dei costi occulti delle scelte finanziari­e: si percepisce più importante quel poco che - solo in parte - si perde o si incassa in misura minore, ma non si vede quello che si risparmia o che non si guadagna. Per questo la bavarese Allianz ha confrontat­o la capacità dei loro connaziona­li di gestire i risparmi con quella degli altri paesi europei. E i lettori di Bild, Welt e Handesblat­t non ne escono bene: al ventesimo posto tra i paesi più industrial­izzati. Se avessero deciso di spostare un 40% del patrimonio dai coti correnti ai fondi comuni di investimen­to avrebbero guadagnato l’1% in più, ossia 200 miliardi di euro. Una lezione anche per gli italiani e per i loro 1.334 miliardi di euro in conti correnti, una cifra sproposita­ta per le esigenze di cassa degli italiani e che ciononosta­nte continua a crescere del 4,5-5% anno su anno.

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