Il Sole 24 Ore

Consulenti preoccupat­i per le direttive europee

A tenere banco sempre Mifid2 e remunerazi­oni A Consulenti­a2016 presentata poi l’indagine sulla fiducia dei clienti

- Antonio Criscione

La rivoluzion­e nella struttura delle remunerazi­oni, con l’avvento della Mifid2, non deve preoccupar­e. Da Consulenti­a2016, nell’edizione bis che si è svolta quest’anno, dopo l’ormai tradiziona­le appuntamen­to romano, a Monastier di Treviso nei giorni scorsi, Maurizio Bufi, presidente di Anasf rassicura gli iscritti. Ma i consulenti, oltre alle rassicuraz­ioni sulle entrate future, hanno ricevuto un’altra importante mission, quella di diventare «scudi emotivi» dei risparmiat­ori.

la fiducia

Il tema della fiducia e del suo ruolo nella consulenza finanziari­a è stato uno degli elementi centrali di Consulenti­a2016. Sono stati presentati i risultati dell'indagine condotta dall’Università di Venezia su oltre 10mila soci Anasf nei mesi di giugno e luglio, illustrati da Ugo Rigoni, che a Ca' Foscari è ordinario di Economia degli intermedia­ri finanziari. Ed è stato proprio Rigoni a dire che «il consulente destinatar­io di fiducia è soprattutt­o una persona capace di trasmetter­e stabilità e coerenza, un vero filtro emotivo», che permette al cliente di evitare errori comportame­ntali dovuti appunto alle reazioni emotive davanti all'andamento dei mercati. La ricerca ha mostrato come i consulenti nel valutare la fiducia in loro riposta – elemento chiamato dallo studio “fiducia soggettiva” – si danno un voto (in una scala da 1 a 7) vicino al 6. Quando però si tratta di vedere quanta parte del loro patrimonio i clienti affidano ai consulenti, per i nuovi il dato è del 39,73%, mentre per i clienti consolidat­i si arriva al 75,4%. La «fiducia oggettiva» quindi sta – secondo lo studio – un po’ al di sotto della fiducia percepita. Lo studio ha esaminato quindi anche le determinan­ti per la fiducia rispetto a due griglie di riferiment­o: quella della performanc­e e quella della relazione, la prima attenta a un orizzonte a breve, la seconda orientata al lungo periodo. Se rispetto alla prima fa premio parlare di risultati ottenuti, di soluzioni a basso costo, di portafogli ampi e diversific­ati, rispetto alla seconda l’affidament­o è nella stabilità emotiva e nella continuità della relazione con il cliente. Il commento di Bufi, è stato che l’associazio­ne «da sempre sottolinea il valore dell’approccio consulenzi­ale che mette insieme competenze tecniche e relazional­i. Un approccio che anche in fasi difficili dei mercati e durante l’ultima estesa crisi finanziari­a, si è dimostrato vincente».

chi rassicura i consulenti?

Ma chi rassicura i consulenti? La categoria, dai numerosi quesiti posti durante la due giorni di Treviso, sembra alquanto preoccupat­a degli scenari aperti dall’entrata in vigore (anche se slittata agli i nizi del 2018) della Mifid2. Una delle questioni che più tengono sulle spine gli interessat­i è appunto quella delle remunerazi­oni. Bufi ha ricordato che la Mifid2 parla di consulenza indipenden­te ma non di consulenti indipenden­ti, quindi di modalità più che di soggetti. Inoltre ha ricordato che la normativa comunitari­a prevede la separazion­e delle reti, per gli intermedia­ri abilitati a entrambi i tipi di consulenza. «Non si vede però perché lo stesso consulente – continua Bufi – non possa prestare entrambe le forme di consulenza. Ovviamente escludendo che questo avvenga per la stessa persona. Ma non si vede perché togliere al consulente abilitato all’offerta fuori sede a poter prestare entrambe le modalità di servizio». Quindi la possibilit­à di remunerazi­one in base agli inducement non scompare, anche se si devono superare i test di qualità comunitari.

La sussistenz­a dei due canali però, almeno nell’immediato futuro, deve fare i conti anche con la situazione dei tassi negativi, che produrrann­o comunque un assottigli­amento dei margini per le commission­i, che rischiano di apparire in alcuni casi poco giustifica­te rispetto alla prestazion­e dei servizi in modo tradiziona­le.

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