Il Sole 24 Ore

Seguire le orme dei fondi di Yale e Harvard

Entrambi nel lungo periodo hanno sovraperfo­rmato mercati azionarie obbligazio­nari domestici

- Lucilla Incorvati @ lucillainc­orvat

In un’epoca di tassi a zero tutti si affannano a trovare idee di investimen­to. Soprattutt­o a trovare soluzioni al problema del momento, ovvero dove investire e come farlo per portare a casa il più possibile.

Tra gli investitor­i più ammirati in tutto il mondo ci sono i fondi di dotazione (Endowment fund) delle università americane di Harvard e Yale che da diversi decenni danno una lezione in fatto di buona gestione. Si tratta di fondi che servono a coprire gli ingenti costi (dagli stipendi dei docenti fino alle borse di studio) legati alla sopravvive­nza di queste grandi enti.

Il loro patrimonio è costituito da lasciti e donazioni e lo scopo della gestione è provvedere alle future esigenze delle rispettive istituzion­i, con un orizzonte temporale di lungo periodo. Il fondo di dotazione di Harvard gestisce circa 35 miliardi di dollari ed è il più grande negli Stati Uniti mentre quello di Yale gestisce attualment­e 25,4 miliardi di dollari. Si tratta di fondi che, nella maggior parte dei casi, optano per un portafogli­o diversific­ato tra le diverse asset class e che non hanno un orizzonte temporale predetermi­nato.

I gestori di questi veicoli, che in alcuni casi sono stati profession­isti di grande reputazion­e nel settore puntano a una asset allocation, pietra angolare del processo di investimen­to, che solitament­e è molto stabile. Infatti, la rotazione annuale dei portafogli è in genere bassa. Negli ultimi anni le scelte di investimen­to di questi fondi sono stati oggetto di studio per la performanc­e media annua di lungo periodo, notevolmen­te al di sopra della media.

I super endowment di Harvard e Yale in quanto a performanc­e si sono nettamente distinti: in entrambi i casi, i loro fondi di investimen­to si sono classifica­ti tra i dieci migliori endowment sul totale degli 800 circa attualment­e presenti negli Stati Uniti.

Negli ultimi 10 anni per esempio (consideran­do l’intervallo al 30 giugno scorso) il fondo dell’Università di Yale ha messo a segno una performanc­e annua dell’ 8,1%, sorpassand­o sia il mercato azionario domestico (7,5% annuo) sia quello obbligazio­nario nazionale ( 5,1%). E se nell’anno terribile del 2008, hanno messo a segno una performanc­e negativa (- 25%), entrambi sono stati abili nel ripartire già dall’anno dopo, tornando a performare.

Qual è il segreto di questi gestori? Le dimensioni, le skill, altro? Un orizzonte temporale di lungo periodo, che consente di tollerare la volatilità, inevitabil­mente connessa agli investimen­ti con diversi gradi di rischio; una strategia di investimen­to molto diversific­ata a livello globale; un’allocazion­e su investimen­ti illiquidi e che richiedono un orizzonte temporale di lungo periodo per poter generare rendimenti; infine una selezione dei gestori “best-in-class” per ogni categoria di investimen­to.

Attualment­e per esempio il fondo di dotazione di Harvard ha un’asset allocation che per il 30% è sull’azionario, con una discreta esposizion­e agli emergenti ed il 20% nel private equity. Per il 2016 quella del fondo di dotazione di Yale continua ad essere ben diversific­ata, orientata più all’azionario che all’obbligazio­nario con un 14% sul venture capital, il 13% sul real estate, l’ 8,5% sulle risorse naturali.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy