Seguire le orme dei fondi di Yale e Harvard
Entrambi nel lungo periodo hanno sovraperformato mercati azionarie obbligazionari domestici
In un’epoca di tassi a zero tutti si affannano a trovare idee di investimento. Soprattutto a trovare soluzioni al problema del momento, ovvero dove investire e come farlo per portare a casa il più possibile.
Tra gli investitori più ammirati in tutto il mondo ci sono i fondi di dotazione (Endowment fund) delle università americane di Harvard e Yale che da diversi decenni danno una lezione in fatto di buona gestione. Si tratta di fondi che servono a coprire gli ingenti costi (dagli stipendi dei docenti fino alle borse di studio) legati alla sopravvivenza di queste grandi enti.
Il loro patrimonio è costituito da lasciti e donazioni e lo scopo della gestione è provvedere alle future esigenze delle rispettive istituzioni, con un orizzonte temporale di lungo periodo. Il fondo di dotazione di Harvard gestisce circa 35 miliardi di dollari ed è il più grande negli Stati Uniti mentre quello di Yale gestisce attualmente 25,4 miliardi di dollari. Si tratta di fondi che, nella maggior parte dei casi, optano per un portafoglio diversificato tra le diverse asset class e che non hanno un orizzonte temporale predeterminato.
I gestori di questi veicoli, che in alcuni casi sono stati professionisti di grande reputazione nel settore puntano a una asset allocation, pietra angolare del processo di investimento, che solitamente è molto stabile. Infatti, la rotazione annuale dei portafogli è in genere bassa. Negli ultimi anni le scelte di investimento di questi fondi sono stati oggetto di studio per la performance media annua di lungo periodo, notevolmente al di sopra della media.
I super endowment di Harvard e Yale in quanto a performance si sono nettamente distinti: in entrambi i casi, i loro fondi di investimento si sono classificati tra i dieci migliori endowment sul totale degli 800 circa attualmente presenti negli Stati Uniti.
Negli ultimi 10 anni per esempio (considerando l’intervallo al 30 giugno scorso) il fondo dell’Università di Yale ha messo a segno una performance annua dell’ 8,1%, sorpassando sia il mercato azionario domestico (7,5% annuo) sia quello obbligazionario nazionale ( 5,1%). E se nell’anno terribile del 2008, hanno messo a segno una performance negativa (- 25%), entrambi sono stati abili nel ripartire già dall’anno dopo, tornando a performare.
Qual è il segreto di questi gestori? Le dimensioni, le skill, altro? Un orizzonte temporale di lungo periodo, che consente di tollerare la volatilità, inevitabilmente connessa agli investimenti con diversi gradi di rischio; una strategia di investimento molto diversificata a livello globale; un’allocazione su investimenti illiquidi e che richiedono un orizzonte temporale di lungo periodo per poter generare rendimenti; infine una selezione dei gestori “best-in-class” per ogni categoria di investimento.
Attualmente per esempio il fondo di dotazione di Harvard ha un’asset allocation che per il 30% è sull’azionario, con una discreta esposizione agli emergenti ed il 20% nel private equity. Per il 2016 quella del fondo di dotazione di Yale continua ad essere ben diversificata, orientata più all’azionario che all’obbligazionario con un 14% sul venture capital, il 13% sul real estate, l’ 8,5% sulle risorse naturali.