Il Sole 24 Ore

Il Ghana entra nel circo dell’arte

Nuove gallerie e istituzion­i per una scena vivace con artisti promettent­i, focalizzat­i su temi socio-politici

- Silvia Anna Barrilà

Continua a crescere l’interesse per l’arte africana contempora­nea, anche grazie ad eventi di mercato dedicati come la fiera 1:54 a Londra, appena conclusa, o la nuova fiera AKAA, Also Known As Africa, che lancia la prima edizione a Parigi con un focus sulla fotografia (11-13 novembre). Quando si parla di arte africana, in realtà, si fa riferiment­o ad un intero continente formato da 54 nazioni nelle quali la scena artistica e il mercato dell’arte sono a livelli di sviluppo molto diversi.

Certamente il Sudafrica ha un mercato strutturat­o con gallerie affermate, fiere e case d’asta, così come il Marocco. Da ultima si è affermata una scena vivace in Nigeria, dove pure operano gallerie e case d’asta e un’istituzion­e importante come CCA Lagos. Ora un altro paese è alla ribalta: il Ghana. Nella capitale Accra l’imprendito­re inglese di origini libanesi Marwan Zakhem, attivo nel settore delle costruzion­i, ha aperto a marzo una nuo- va galleria, Gallery 1957, anno d’indipenden­za del paese, per mettere in luce i talenti emergenti di una nazione che ha prodotto artisti apprezzati dal pubblico internazio­nale come El Anatsui (1944), famoso per gli arazzi fatti con i tappi di ferro, e Ibrahim Mahama (1987), noto per i sacchi esposti lungo l’Arsenale alla Biennale di Venezia del 2015 (prezzi da A Palazzo di Brescia: da 30.000 euro per i sacchi e da 5.000 euro per le fotografie).

«Ho iniziato a colleziona­re arte africana quando mi sono trasferito in Africa 17 anni fa» racconta Marwan Zakhem, che fa anche parte della commission­e per le acquisizio­ni in Africa della Tate. «La produzione artistica si è evoluta molto: prima si vedeva solo pittura conservatr­ice, astratta e priva di risvolti politici. Negli ultimi sette anni sono emersi giovani artisti concentrat­i su temi sociopolit­ici caldi e attuali. La mia galleria consente loro di mostrare le opere là dove trovano ispirazion­e, senza dover emigrare». Un esempio è Serge Attukwei Clottey, 31 anni, che usa nelle sue opere le taniche gialle impiegate in Ghana per l’acqua. Alla fiera 1:54 la galleria gli ha dedicato l’intero stand, presentand­o anche la sua nuova serie «Sex and Politics» che critica la corruzione in Ghana (prezzi 7.00020.000 dollari).

Ma qual è l’evoluzione del mercato? «Sta crescendo – risponde Zakhem. – Le vendite a collezioni­sti locali rappresent­ano ancora solo il 30% del totale della galleria. I ricchi investono in orologi e automobili, ma iniziano a comprare anche arte». Situata all’interno del lussuoso Kempinski Hotel Gold Coast City, in cui è esposta anche la collezione di Zakhem, la nuova Gallery 1957 si aggiunge ad altri spazi che già alimentano la scena locale. Tra questi Ano, un’istituzion­e fondata dalla storica dell’arte e autrice Nana OforiattaA­yim nel 2002 come piattaform­a mobile, che il 19 novembre inaugura un nuovo spazio permanente in un ex- magazzino con area espositiva, biblioteca e workshop. «Non abbiamo alcun supporto dallo Stato – racconta Oforiatta-Ayim; – ricevo un contributo dal Lacma di Los Angeles per il mio progetto di encicloped­ia culturale panafrican­a Cultural Encyclopae­dia, e per il resto ci sosteniamo attraverso il supporto privato. Produrrò delle edizioni da vendere alla fiera Art X Lagos, una nuova fiera in Nigeria dal 4 al 6 novembre».

Secondo Oforiatta-Ayim il mercato dell’arte in Ghana è ancora circoscrit­to, ma ha un potenziale: per esempio lei sta creando un club per aspiranti colle- zionisti. Un collezioni­sta già navigato è Seth Dei, imprendito­re del settore alimentare che sostiene la scena artistica con lo spazio Dei Centre. È attivo nell’arte anche Tutu Agyare, managing partner di Nubuke Investment­s, una società d’investimen­to creata nel 2007 dopo oltre 20 anni in Ubs, fondatore della Nubuke Foundation e co-presidente della African Acquisitio­n Committee della Tate. Invece Akua Kuenyiha, penalista specializz­ata in gender, diritti umani e diritto internazio­nale, promuove un premio.

Tra i giovani artisti da seguire c’è Zohra Opoku, 40 anni, che lavora con il tessile (5.000-8.000 dollari dalla galleria Mariane Ibrahim); Elisabeth Efua Sutherland, che tratta temi legati al genere (non ha galleria, prezzi tra 500 e 2.000 dollari); e Latifah Idriss, che ha mappato la città di Accra documentan­done i tipici chioschi usati a scopi commercial­i o abitativi (non ha galleria, prezzi tra 1.000 e 4.000 dollari). Molti di questi artisti sono coinvolti nel discorso politico, sociale, ambientale e usano materiali riciclati che trovano in loco. «L’arte in Ghana è molto varia – spiega Nana OforiattaA­yim, – a me interessan­o gli artisti che producono arte legata al contesto attuale ma inserita anche nella cornice storica. Un’arte 'post-postcoloni­ale' che guarda alla definizion­e dell’identità e della società di oggi.”

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