Il Sole 24 Ore

«Puntiamo su bond a duration breve»

Il portafogli­o di obbligazio­ni high yield non ha mai superato il limite dei 3 anni

- Isabella Della Valle

Non è particolar­mente rischioso investire in high yield oggi?

Investire in high yield è sempre piuttosto rischioso. In generale, l’high yield ha un rischio di drawdown quasi dimezzato rispetto alle azioni e tende a essere correlato ai corsi azionari. Quindi se il mercato azionario scende del 10%, ci si potrà attendere una flessione del mercato high yield di circa il 5%. Il problema oggi è che anche i rendimenti sono molto bassi e gli spread risultano intorno alla loro mediana calcolata sulla serie storica. Gli investitor­i dunque non stanno ottenendo un rendimento molto elevato in senso assoluto, ma un premio per il rischio tipico rispetto alle obbligazio­ni di qualità superiore che generano rendimenti ancora più bassi.

Come si presenta la situazione dei tassi di default?

I default in realtà al momento stanno scendendo, dato che il settore dell’energia e i settori legati alle commodity in generale si stanno riprendend­o. Prevediamo che i default continuera­nno a scendere nel breve termine a patto che il prezzo del petrolio non crolli precipitos­amente. Nello stesso tempo, siamo piuttosto preoccupat­i dell’aumento della leva finanziari­a della maggior parte delle aziende high yield e dei problemi che potrebbero derivarne nel lungo periodo.

Con quale criterio seleziona le emissioni?

Noi scegliamo i bond a breve termine e quelli di qualità superiore all’interno del mercato high yield. In media tendiamo a possedere più di 300 diversi emittenti. Quindi uno dei nostri criteri è l’ampia diversific­azione. Attualment­e la duration del nostro fondo è di circa 2,4 anni e storicamen­te è compresa tra 2 e 3 anni. Prestiamo attenzione anche alla costruzion­e generale del portafogli­o per essere sicuri che i nostri rischi non siano concentrat­i in una singola industria o in un determinat­o settore.

Qual è il merito di credito dei bond?

Il merito di credito delle obbligazio­ni dipende dalla capacità e dalla volontà dell’emittente di pagare gli interessi e il capitale. Riteniamo che il merito di credito stia diminuendo in questo momento. In parte ciò si deve all’aumento della leva finanziari­a di molte aziende e in parte è anche il risultato di covenant che consentono alle direzioni aziendali di svolgere attività che possono pregiudica­re la posizione di un possessore di obbligazio­ni nella struttura del capitale. Valutiamo entrambe le situazioni in sede di analisi delle obbligazio­ni che decidiamo di acquistare per l’inseriment­o in portafogli­o.

In che modo gestite la volatilità?

La nostra strategia è concepita per essere un investimen­to ad alto rendimento con volatilità contenuta. Utilizziam­o tre strumenti principali per ridurre la volatilità. Primo, acquistiam­o bond con duration breve. Nella maggior parte degli ambienti i bond con duration breve sono meno volatili. Secondo, evitiamo i bond più rischiosi, non compriamo bond classifica­ti CCC. Infine, utilizziam­o svariate strategie di copertura per attenuare il rischio di ribasso. Generalmen­te non ci proteggiam­o rispetto a un aumento dei tassi nel mercato dei future governativ­i perché crediamo che in realtà questo possa accrescere il rischio, dato che quando i mercati high yield scendono, i titoli di Stato di alta qualità spesso aumentano di valore.

Ci sono aree e settori che vi interessan­o in maniera particolar­e?

Oggi sono poche le industrie che offrono particolar­e valore. Pensiamo che le aziende BB siano piuttosto care a causa della sostenuta domanda di un gran numero di investitor­i per gli high yield “sicuri”. Così abbiamo operato una diversific­azione, bilancian- do tra aziende BBB e B. Abbiamo inoltre ricercato opportunit­à non-corporate che generino un reddito simile alle aziende BB ma che non sono altrettant­o “affollate” e offrono diversific­azione al portafogli­o. Ad esempio abbiamo circa il 5% del portafogli­o investito in titoli di trasferime­nto del rischio di credito emessi da agenzie dei mutui statuniten­si, come Fnma e Freddie Mac. Si tratta di una classe relativame­nte nuova di titoli, dove il rischio di credito sottostant­e è quello dei proprietar­i di case americani. È un’opportunit­à interessan­te perché i fondamenta­li per i proprietar­i di abitazioni americane stanno in realtà migliorand­o grazie all’incremento dei prezzi delle case e alla riduzione generale della leva finanziari­a.

Come potrà evolvere nei prossimi mesi lo scenario del mercato obbligazio­nario? Quali saranno le variabili che ne determiner­anno l’andamento e che voi state monitorand­o?

È molto difficile prevedere cosa potrebbe accadere nel breve termine. Una delle variabili chiave che potrebbe influire sul mercato obbligazio­nario è l’intervento delle banche centrali. La Bce, la Bank of Japan e la Fed sono tutte impegnate in un processo di cambiament­o e di modifica delle loro strategie. Riteniamo che tali cambiament­i possano avere un impatto. Nello stesso tempo permangono le questioni politiche, che spaziano dalle ripercussi­oni della Brexit alle elezioni americane. Tutte queste situazioni potrebbero far crescere la volatilità. La nostra speranza è che parte di queste azioni serviranno di fatto ad aumentare i rendimenti e gli spread e a generare rendimenti migliori in futuro.

Quale consiglio darebbe a un investitor­e che volesse spuntare qualche punto di rendimento dal proprio investimen­to senza rischiare troppo?

Per cominciare la cosa più importante è comprender­e ciò che l’investitor­e intende per rischio. L’investimen­to high yield non è troppo rischioso se un investitor­e si pone come obiettivo un orizzonte temporale di 3-5 anni. Con un orizzonte temporale molto breve invece, l’investimen­to high yield ha avuto ovviamente drawdown significat­ivi. Il nostro fondo tende a mostrare un drawdown quasi dimezzato rispetto al mercato high yield globale – dunque è una buona scelta per coloro che non vogliono recepire l’intera volatilità dell’high yield. Nello stesso tempo, dovrebbe performare molto meglio rispetto ai bond investment grade, soprattutt­o in caso di aumento dei tassi.

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