Rischio conti da 1,6 miliardi, ma 17 sotto la lente tra spese extra-Patto e «una tantum»
Il rischio per i conti della manovra si concentra su 1,6 miliardi ma la partita con Bruxelles riguarda 17 miliardi “potenziali” tra una tantum sotto tiro e scostamento del deficit strutturale per effetto della mancata copertura delle spese fuori Patto per sisma e migranti. Con cui l’indebitamento Pa 2017 sale dello 0,4% e con il risultato di portarlo di ben mezzo punto di Pil oltre la quota dell’1,8% del Def di aprile. È quella che si gioca tra il Governo e Bruxelles sul filo dei colloqui personali e telefonici e delle missive più o meno ufficiali. Con sullo sfondo la manovra da 26-27 miliardi. Le una tantum sotto la lente potrebbero valere non me nodi 7-8 miliardi. Almeno stando alle cifre indicate nel Dbp( Dr aftBu dg etaryplan) inviato da Roma all’inizio della scorsa settimana alla commissione Ue, che però sono oggetto di una leggera rivisitazione da parte del Governo italiano come conferma la relazione tecnica del decreto legge fiscale 193/2016 firmato sabato scorso dal presidente della Repubblica( si veda Il Sole 24 Ore del 23 ottobre) e pubbli- cato ieri sulla Gazzetta ufficiale. Nel complesso, il quadro resta comunque sostanzialmente immutato. E in ogni caso, almeno per il momento, per Bruxelles la “traccia” su cui indagare resta quella del Programma di bilancio.
Sulla base delle indicazioni contenute del Dbp gli oltre 7,6 miliardi del pacchetto collegato al contrasto dell’evasione potrebbero presentare agli occhi degli sherpa di Bruxelles caratteristiche assimilabili a quelle delle misure una tantum. A cominciare dalla voluntary disclosure-bis, cifrata in 2 miliardi di maggiori entrate, per arrivare al recupero dell’evasione Iva (2,5 miliardi) e alla chiusura di Equitalia con la rottamazione delle cartelle (3,1 miliardi, sempre secondo il Dbp). Per il Governo italiano solo una parte di questi interventi dovrebbe essere catalogato tra le misure «one shot». Ma sotto ifa ridi Bruxelles sarebbero finite anche voci della manovra che non fanno parte del capitolo fiscale. Come quella delle concessioni collegate alle frequenze Tlc, dalla quale dovrebbero arrivare 1,8 miliardi.
Non meno intricata è la matassa delle spese fuori Patto per sisma emigranti. Bruxelles si accontenterebbe di vedere ridotti i maggiori spazi richiesti dallo 0,4% allo 0,3% del Pil. Il Governo dovrebbe recuperare in altro modo quasi 1,7 miliardi ma farebbe così fermare l’asticella del deficit nominale per il 2017 a quota 2,2%, comunque lo 0,2% in più di quel 2% indicato dal ministro Pier Carlo Padoan in Parlamento e lo 0,4% in più del target concordato con la Ue appena sei mesi fa al momento del varo del Def (1,8%). L’Italia pensa però di resistere. Anche perché quella che sembrerebbe una richiesta soft della Commissione Ue è in realtà accompagnata, di fatto, da un’ altra sollecitazione: evitare che il deficit strutturale salga oltre il livello dell’1,2 per cento. In altre parole, le spese per migranti e sisma dovrebbero trovare una copertura quanto meno parziale. In questo caso la distanza, sempre in termini potenziali, è di 5 miliardi.