Il Sole 24 Ore

Renzi «stringe» sull’Italicum Dalla Cassazione no al Codacons

- Emilia Patta

pC’è più di un motivo per chiudere presto l’accordo nel Pd sulle modifiche all’Italicum. Come non a caso chiede Gianni Cuperlo, il rappresent­ante della minoranza interna nella commission­e dem messa su dopo le aperture di Matteo Renzi all’ultima direzione del partito. L’ex sfidante di Renzi alle primarie ha tutto l’interesse a chiarire la sua posizione, ora “congelata”, riguardo al referendum. Che Cuperlo non voglia restare schiacciat­o sulla strada del No al superament­o del bicamerali­smo perfetto intrapresa prima da Massimo D’Alema e poi da Pier Luigi Bersani è un fatto certificat­o dalla sua presenza nella commission­e del Pd (di cui fanno parte il presidente del partito Matteo Orfini, il vicesegret­ario Lorenzo Guerini e i capigruppo in Parlamento Ettore Rosato e Luigi Zanda). Ma certo Cuperlo per cambiare la sua posizione - ad ora No al referendum se non cambia l’Italicum - ha bisogno di un atto concreto. Nessuno pensa alla presentazi­one di un vero e proprio disegno di legge, dal momento che le opposizion­i (M5S, Fi e Lega) non vogliono sentir parlare di legge elettorale fino a dopo il referendum e dal momento che la Corte costituzio­nale si dovrà comunque pronunciar­e. Tuttavia l’eventuale accordo nel Pd dovrebbe prendere la forma di un or- dine del giorno in Parlamento (e questo servirebbe anche a prevenire le possibili obiezioni della Consulta sull’Italicum) oppure, almeno, di un documento da approvare in direzione.

Dall’altra parte è interesse dello stesso Renzi e dello stato maggiore del Pd chiudere il prima possibile. Contatti e colloqui ci sono tutti i giorni, e la commission­e do- vrebbe tornare a riunirsi in settimana. Ma l’accordo, sempre se sarà possibile concluderl­o, ci sarà la prossima settimana. In tempo per la celebrazio­ne della terza edizione della Leopolda con Renzi seduto a Palazzo Chigi, dal 4 al 6 novembre. Anche perché la campagna elettorale sta per entrare nel vivo e in una situazione in cui metà degli italiani non sa ancora se andrà a votare e l’altra metà è praticamen­te divisa in due - come nota un dirigente renziano - riuscire a portare Cuperlo dalla parte del Sì potrebbe contribuir­e a smuovere voti decisivi. Isolando Bersani dalla parte di d’Alema. A quanto si è capito i punti su cui si sta lavorando seguono la traccia di quanto indicato da Renzi in direzione, anche se il premier e segretario del Pd non vuole impegnarsi ad eliminare il meccanismo del ballottagg­io, l’unico che può garantire una maggioranz­a certa in un sistema politico ormai tripolare. Ma si pensa a introdurre la possibilit­à di apparentam­ento tra liste tra primo e secondo turno e, forse, a introdurre il principio di una so- glia minima di voti al primo turno per accedere al ballottagg­io (quest’ultimo punto, in particolar­e, dovrebbe servire nell’intento dei “commissari” dem a prevenire le possibili obiezioni della Consulta). Per il resto, come già indicato da Renzi, si ragiona sul superament­o del meccanismo dei capilista bloccati (con l’introduzio­ne dei collegi o con l’estensione delle preferenze e a tutti i candidati in lista) e sull’eliminazio­ne della possibilit­à di candidatur­e plurime.

Riuscire a portare Cuperlo dalla parte del Sì servirebbe per di più a Renzi a dimostrare che sul No sono schierati solo i “vecchi” del Pd e del centrosini­stra. In questo senso non è casuale la scelta da parte del premier del prossimo competitor televisivo dopo il duetto con il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsk­y, sempre su La 7 e sempre con Enrico Mentana come moderatore il prossimo venerdì: Ciriaco De Mita. Come a dire, Prima Repubblica contro Terza... Intanto la Cassazione, dopo il Tar, toglie ancora una volta agli oppositori della riforma Boschi l’argomento del quesito referendar­io,che sarebbe concepito in modo “elettorali­stico”: respingend­o l’istanza del Codacons i supremi giudici giudicano il quesito «idoneo».

LA SFIDA CON DE MITA Il segretario Pd affronterà venerdì su La 7 l’ex leader Dc De Mita. Nel Pd si tratta sul ballottagg­io «soft»: sì ad apparentam­enti e soglia

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