Nouy: «Serve un cuscinetto di capitale per i titoli di Stato»
Vigilanza Bce: troppo elevati i costi, più propensione alla digitalizzazione
pUn nuovo modello di business per le banche europee, ma attenzione anche al capitale, visto che la ponderazione sui titoli di Stato potrebbe tornare d’attualità. È un messaggio su due livelli quello inviato ieri a Milano da Danièle Nouy, capo del Supervisory board della vigilanza Bce. Nel corso di un seminario organizzato dall’università Bocconi, la funzionaria francese ha anzitutto sottolineato un punto che è destinato a condizionare fortemente le agende dei banchieri in prospettiva, soprat- tutto a valle dello Srep di quest’anno. Il “mantra” è che le banche europee devono anzitutto rivedere il loro modello di business per sganciarsi sempre di più dalla “dipendenza” a introiti legati ai tassi di interesse.
pTroppi elevati i costi della banche, troppo scarsa invece la propensione alla digitalizzazione, è il ragionamento della Nouy. Da qua la richiesta di «ripensare il modello di business per adattarsi a un nuovo contesto». Magari concentrandosi sulla digitalizzazione,«che offre l’opportunità di essere più efficienti», trovare «nuovi canali distributivi e nuove fonti di ricavo».
Ma il numero uno della Vigilanza non si è solo soffermato sul tema della review del business model. Nouy ha colto l’occasione anche per riportare sul tavolo la questione della richiesta di capitale aggiuntivo alle banche a fronte del possesso di titoli di Stato. «Speriamo che su questo ci siano decisioni a livello internazionale, in ogni caso non credo sarebbe rivoluzionario - ha detto la presidente del Consiglio di Vigilanza unico della Bce - piuttosto lo sarebbe se fossero introdotti dei tetti al possesso di titoli di Stato».
L’apertura a una ponderazione del rischio dei titoli di Stato non può far piacere ai banchieri italiani. Secondo i dati più aggiornati, le banche del nostro Paese ad agosto avevano in pancia circa 360 miliardi di titoli d Stato, oggi ponderati a rischio zero. Un ritocco in questo senso comporterebbe un aumento dell’assorbimento di capitale con effetti pesanti sul patrimonio, già sufficientemente sotto pressione per gli accantonamenti su crediti e una redditi- vità al lumicino. Senza contare che i bond governativi in verità già pesano sui conti degli istituti. I titoli governativi incidono ad esempio nel rapporto di liquidità degli istituti, e la loro rischiosità è implicitamente considerata attraverso l’indicatore prudenziale di leva finanziaria.
Il tema, di sicuro, tornerà d’attualità in prospettiva e sarà oggetto di una battaglia politica, come del resto è già accadu- to nei mesi scorsi, quando il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ricordava che «il trattamento prudenziale attuale già include misure che considerano l’esposizione sovrana delle banche».
Insomma, si vedrà. Così come si vedrà come l’Ssm gestirà gli Srep in arrivo. Le draft letter sono state inviate ai board delle banche italiane e l’interlocuzione è in corso. Di certo nelle richieste finali verranno considerati i risultati degli stress test di fine luglio. Madame Nouy - che ieri ha ribadito l’importanza dell’introduzione del pilastro mancante, ovvero lo schema europeo di assicurazione sui depositi - ha toccato il tema della credibilità dell’Ssm, rispondendo anche a chi chiedeva se la Vigilanza Bce avesse trattato Deutsche Bank diversamente dalle altre banche nel corso delle prove sotto stress (critica che nasceva dall’inclusione dei prventi della vendita della quota nella cinese Hua Xia anche se l’operazione non era ancora stata finalizzata a fine 2015, data di chiusura dei bilanci ai fini degli stress test). In questo sensola numero uno dell’Ssm è stata netta, escludendo qualsiasi differenza di
FRANCOFORTE «Non abbiamo trattato Deutsche Bank diversamente dalle altre banche: ogni cosa è pubblica, le regole esistenti sono state applicate»