Italgas in Borsa il 7 novembre, cedola da 0,20
Roadshow del gruppo a Londra - Investimenti per due miliardi al 2020 con la Rab attesa oltre i 7 miliardi L’ad Gallo: puntiamo a raggiungere una quota del 40% nel mercato italiano
pLa data da cerchiare sul calendario è il 7 novembre, con il disco verde della Consob che, secondo le previsioni del management, dovrebbe arrivare nei giorni immediatamente precedenti (presumibilmente tra il 3 e il 4). Sarà allora che Italgas rientrerà sul listino principale, dopo essere stata delistata dall’Eni tredici anni fa, con una capitalizzazione che potrebbe toccare i 4 miliardi. Così ieri l’ad Paolo Gallo, affiancato dal neo direttore generale Antonio Paccioretti, ha illustrato a investitori e analisti, chiamati a raccolta in un albergo nel cuore della City,la strategia e gli approdi della nuova Italgas, rinnovata anche nel logo.
Gli obiettivi sono assai ambiziosi: 2 miliardi di investimenti da qui al 2020 - con un tasso di remunerazione del 6% annuo già previsto per la distribuzione - e una Rab consolidata che dovrebbe attestarsi, a valle, oltre i 7 miliardi. E con la promessa di garantire, a partire da quest’anno, un dividendo di 20 centesimi per azione (e ricavi pro forma previsti oltre un miliardo). Un livello per la cedola che il ceo Gallo ha definito «una base» da cui partire e «assolutamente sostenibile nel tempo e che potrà crescere annualmente a una singola cifra». «Nei prossimi mesi rivedremo il nostro piano, sulla base della tempistica delle gare e i piani di efficienza - ha sottolineato l’ad -. Torneremo da voi in primavera con nuove guidance più stringenti sulla politica dei dividendi».
Il grosso della sfida si giocherà sui benefici generati dalle efficienze operative e sulle nuove gare per l’affidamento del servizio nel mercato italiano del gas dove la società può già contare su un ottimo posizionamento ai ranghi di partenza. «Siamo il terzo operatore europeo dopo Gaz de France e National Grid - ha ricordato Gallo - con oltre 7mila punti di riconsegna gestiti, mentre nel mercato italiano abbiamo una quota del 30,3%, che sfiora il 34% se si considera anche il contributo delle partecipate. Il fatto che siamo leader è sotto gli occhi di tutti». Un’asticella che Gallo intende ora spostare ancora più in alto, al 40%, «un obiettivo tutt’altro che impossibile». Sfruttando, come detto, la spinta che potrà arrivare da quel versante: le principali hanno acceso i motori e Italgas è già in pista per quella su Torino 2 con le offerte che andranno presentate entro la fine dell’anno. «Le gare sono la nostra priorità e per questo abbiamo creato un team dedicato», ribadisce Gallo senza mostrarsi preoccupato nemmeno per i ritardi che hanno segnato questo avvio. «Sono sicuro che le più gros-
GLI AZIONISTI
I NUMERI. se andranno avanti più velocemente delle altre e faranno da traino», si limita a sottolineare.
E Snam? Una volta portato a casa il distacco di Italgas, che diverrà operativo con la quotazione, la controllata di Cdp Reti potrà concentrarsi, come rimarcato più volte dall’ad Marco Alverà, sul suo core business e potrà beneficiare, a valle dell’operazione, di una leva più leggera per effetto del deconsolidamento dei 3,5 miliardi di debito di Italgas, di cui continuerà a detenere il 13,5%. «Se stiamo pensando di cedere anche quella quota? Per noi è una partecipazione finanziaria di minoranza ed è strategica»,risponde Alverà dopo aver ricordato che il patto di sindacato siglato con Cdp - che, a spin off avvenuto, controllerà il 26%, mentre il restante 60,5% sarà flottante - vincola le azioni per i prossimi tre anni: «Non abbiamo alcuna fretta di uscire».
Il 7 novembre, quindi, Consob permettendo, si conoscerà il responso del mercato su Italgas la cui forza del modello di business, come ha ricordato ieri anche Paccioretti, è data dalla qualità dei ricavi, il 98% dei quali regolati. Come dire: un investimento più che stabile per chi deciderà di scommettere sul presente e, soprattutto, sul futuro della storica azienda torinese. pE questa differenza di prezzo, con una chiara dimostrazione di prudenza da parte degli arbitrageurs si traduce secondo i tecnici in una probablità soltanto del 40% che l'accordo venga approvato delle autorità anticoncorrenza.
Da oggi dunque si dibatte proprio su questo 40% di probabilità: diventerà certezza passando al 100% o siamo già al preambolo del fallimento dell'accordo visto che ci si trova al di sotto del 50% di possibilità di successo?
IL RUOLO DELLA POLITICA Tanto Donald Trump quanto Tim Kaine, il vice di Hillary Clinton, hanno detto che si opporranno all’integrazione dei due colossi statunitensi
Cominciamo dalla politica. È vero, sia Donald Trump che Tim Kaine, compagno di corsa di Hillary Clinton per la corsa alla Casa Bianca del 2016, hanno espresso un parere negative sul piano politico per la formazione di un gruppo che capitalizzerà oltre 300 miliardi di dollari: «Questi colossi sono l'oggetto della mia campagna, della mia missione alla Casa Bianca: dobbiamo evitare che i cittadini e le istituzioni siano schiacciate da gruppi troppo potenti» ha detto Trump. La posizione di Kaine è lungo la stessa linea. È interessante però che Hillary non sia ancora espressa. L'idea è che una volta chiuse le elezioni la politica allenti la morsa delle critiche per trasferire i fascicoli solo alle autorità competenti.
Sul piano tecnico c'è un pre-