Basf accende l’impianto bolognese
teriormente le performance di efficienza e marginalità », afferma il site manager Andrea Vittone durante l’inaugurazione, ieri nel primo Appennino bolognese, del grande impian- to di cogenerazione da 3,8 megawatt di potenza e 30 tonnellate/ora di vapore.
Un investimento con cui il colosso chimico tedesco si garantisce la totale autonomia dalla rete pubblica e quindi l’indipendenza dai sovracosti energetici dell’Italia, allineando la competitività della fabbrica bolognese ai migliori standard europei. Ma i 15 milioni sono solo l’ultimo capitolo del pacchetto complessivo di investimenti da 60 milioni di euro puntato dalla casamadre di Ludwigshafen a Bologna per automatizzare completamente i 14mila metri quadrati tra i cinque building, dove lavorano 300 persone (1.400 in Italia, 112mila nel mondo con un fatturato globale di 70 miliardi) e dove si producono additivi per rendere la plastica resistente ai raggi UV. Prodotti destinati per oltre il 90% ai mercati esteri.
«L’Emilia è una delle regioni a più alto tasso di crescita e dove abbiamo intenzione di continuare a investire, per rafforzare la nostra presenza», dichiara Andrea Riehemann, ad di Basf Italia, che ha rilevato nel 2010 il sito emiliano con l’acquisizione di Ciba Specialty Chemicals e che l’anno prossimo festeggerà i 50 anni della fabbrica capostipite di additivi e insetticidi, la locale Chimosa fondata nel 1967.
«Già oggi questo stabilimento è al terzo posto per efficienza tra i 180 del gruppo Basf a livello mondiale. Il cogeneratore permetterà di aumentarne ulteriormente la nostra competitività», sottolinea Vittone ricordando che l’industria chimica è altamente energivora e i costi energetici hanno perciò un forte im- patto sui costi. «Non solo ci siamo resi completamente indipendenti da reti e politiche pubbliche, ma abbiamo investito sulla sostenibilità delle nostre produzioni chimiche, perché risparmieremo 5mila tonnellate di CO2 ogni anno», aggiunge il direttore di stabilimento.
Ma quella di Basf è soprattutto una scommessa sul territorio emiliano, sulla partnership con l’Alma Mater e sulla filiera di contractor e service: almeno altre 140 persone lavorano ogni giorno gomito a gomito con i 300 dipendenti diretti a Pontecchio Marconi.
dei fondi stranieri nei confronti dei “gioielli” manifatturieri italiani - aziende sane, di nicchia, dalle potenzialità inespresse - si è posata anche sulla abruzzese Valagro, impresa di Atessa, in provinca di Chieti, specializzata nella produzione e commercializzazione di biostimolanti e di specialità nutrizionali per le produzioni agricole.
Il fondo newyorkese di private equity Metalmark Capital è entrato nel capitale di Valagro acquisendo una quota del 15%. «Valagro ha sviluppato una forte presenza internazionale e una posizione di leadership nel mercato - ha dichiarato Leigh Abramson, partner di Metalmark Capital -. Il nostro investimento è basato su sinergie di valore e di lungo termine a fianco dei fondatori e proprietari».
L’azienda abruzzese impiega complessivamente 600 persone in Italia e nelle 13 filiali presenti in tutto il mondo (l’ultima è stata inaugurata qualche giorno fa in Cina, a Shanghai). Oltre al sito produttivo di Atessa , conta altri due stabilimenti in Norvegia e altri tre in India. Nel 2015 Valagro ha raggiunto un giro d’affari di 107,7 milioni di euro; ogni anno investe il 4% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per la realizzazione di prodotti altamente innovativi. Grazie all’investimento di Metalmark l’azienda crescerà nei mercati dei biostimolanti e del biocontrollo. E soprattutto nelle soluzione su misura pe agricoltori e produttori agricoli. «Consideriamo Metal- una pipeline di nuovi prodotti in fase di sviluppo. L’evoluzione di prodotto va sempre più verso soluzioni biologiche ecocompatibili e sostenibili, con una quota di innovazione estremamente alta.
Nell’operazione di acquisizione, per Valagro il ruolo di consulente legale è stato svolto da Michael Bosco. Per Metalmark - società che gestisce fondi con 3,7 miliardi di dollari di impegni di capitale aggregato, in particolare negli ambiti agro-alimentare, risorse naturali, industria della crescita e assistenza sanitaria - hanno svolto la funzione di consulenti legali Davis Polk & Wardwell LLP e Chiomenti Studio Legale LLC, mentre Jefferies ha svolto il ruolo di consulente finanziario.