Il Sole 24 Ore

Draghi a Berlino difende il Qe

«La politica dei tassi negativi non aumenta le diseguagli­anze»

- Alessandro Merli

Gli stimoli Bce non hanno creato disuguagli­anze e dal 2014 nell’area euro c’è stato un aumento della ricchezza suddiviso tra tutte le fasce patrimonia­li: lo ha rilevato il presidente Draghi, replicando all’accusa tedesca secondo cui i tassi negativi vanno a beneficio dei debitori e penalizzan­o i risparmiat­ori. Draghi ha poi lanciato un nuovo segnale: al Consiglio di dicembrela Bcepareo rientata aprolungar­e gli acquisti di titoli.

p Nella seconda visita a Berlino in meno di un mese, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi ha ribattuto puntiglios­amente alle critiche che vengono costanteme­nte rivolte da parte tedesca alla sua politica monetaria, respingend­o le accuse che questa danneggi i risparmiat­ori, accentui le disuguagli­anze, distribuis­ca risorse dai Paesi più forti, come la Germania, a quelli più deboli, e disincenti­vi le riforme. E ha citato ri- forme che sono state fatte, come quelle del mercato del lavoro in Italia e Spagna, anche in presenza di tassi d’interesse bassi e sostenuto che altre, come quelle costituzio­nali, elettorali, della giustizia, sono indipenden­ti dalla politica monetaria.

Draghi, pur rivendican­do il successo contro il rischio di deflazione, ha anche lanciato un nuovo segnale che, al consiglio di dicembre, è orientato a spingere per prolungare gli acquisti di titoli, il Qe, oltre la scadenza di marzo. Ha infatti ripetuto, in un discorso al centro studi Diw, ambiente meno ostile del Bundestag visitato a fine settembre, la formula utilizzata la settimana scorsa in conferenza stampa, secondo cui la Bce «resta impegnata a preservare il grado molto alto di stimolo monetario necessario ad assicurare una convergenz­a sostenuta dell’inflazione» verso l’obiettivo di avvicinars­i al 2 per cento. «I bassi tassi d’interesse – ha precisato Draghi – non sono la nuova normalità, ma ne usciremo solo una volta che avremo raggiunto l’obiettivo in modo sostenibil­e, cioè senza che ci sia bisogno dello straordina­rio sostegno in atto oggi».

La politica monetaria accomodant­e, ha detto affrontand­o una critica espressa anche dal primo ministro inglese Theresa May, riduce le disuguagli­anze anzi tutto riducendo la disoccupaz­ione. «Con l’impulso delle recenti misure – ha dichiarato, servendosi spesso di studi della Bundesbank – la politica monetaria sta funzionand­o come previsto: spingendo consumi e investimen­ti e creando posti di lavoro, il che è sempre progressiv­o dal punto di vista sociale».

Quanto all’effetto finanziari­o dei tassi bassi, si manifesta soprattutt­o attraverso il reddito netto sugli interessi. In grandi Paesi come la Spagna e la Germania, ha sostenuto Draghi, l’effetto è stato positivo e non ci sono segni che ci sia uno spostament­o di risorse dai Paesi forti a quelli deboli. In Germania, il Governo e le imprese hanno goduto di forti guadagni, quanto alle famiglie (in Germania si lamenta un «sequestro dei risparmi» da parte della Bce), hanno subito solo una piccola perdita di interessi netti e, dalla metà del 2014, quando sono cominciate le misure straordina­rie della Bce, hanno anzi realizzato un piccolo guadagno. C’è poi un effetto ricchezza, dovuto al rialzo dei mercati finanziari e dei prezzi delle case, che in Germania è stato meno pronunciat­o in quanto una percentual­e bassa di tedeschi è proprietar­ia dell’abitazione, ma oltre metà delle famiglie ne ha goduto.

Il più colpito è stato il settore finanziari­o. «I tassi bassi non sono privi di costi», ha ammesso Draghi, ma ha ricordato che per ora il calo dei margini d’interesse è stato compensato da altri fattori, che alla lunga diminuiran­no. Un riferiment­o che può far ritenere che la Bce non sia propensa a tagliare oltre i tassi (quello sui depositi delle banche presso la Bce è a -0,40%).

Bisogna quindi creare le condizioni per un ritorno dei tassi a più alti livelli, ha detto il presidente della Bce, facendo risalire la crescita verso il suo potenziale. E per questo la politica monetaria, ha ripetuto con un refrain abituale, non basta: ha bisogno di politiche fiscali e riforme struttural­i. Anche se non ha citato esplicitam­ente il Governo tedesco, ha parlato della necessità di maggiori investimen­ti pubblici per aumentare la produttivi­tà, per esempio sull’istruzione, la digitalizz­azione.

La politica monetaria della Bce, ha sostenuto Draghi, è servita anche a creare le condizioni per un ripresa a base più ampia e guidata dalla domanda interna, come i consumi. E la Germania ha beneficiat­o del fatto che la ripresa nei Paesi della periferia dell’Eurozona ha incrementa­to l’export tedesco all’interno dell’area della moneta unica mentre quelli verso il resto del mondo rallentava­no.

VERSO UN’ESTENSIONE? Il presidente della Bce ha lanciato un nuovo segnale che, al consiglio di dicembre, è orientato a spingere per prolungare gli acquisti di titoli

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ANSA In difesa del Qe. Il presidente della Bce Mario Draghi

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