Il Sole 24 Ore

Tenere ferma la rotta sullo sviluppo

- Di Giorgio Santilli

La manovra varata dal governo Renzi il 15 ottobre si trova nel lungo tunnel - troppo lungo - che porta dall’approvazio­ne in Consiglio dei ministri alla presentazi­one in Parlamento. Limature, spesso robuste, confronti sulle coperture, norme che entrano, altre che escono, vere e proprie sorprese, non di rado. A dare ancora più suspense a questa fase delicatiss­ima c’è, quest’anno, la durissima partita con l’Unione europea che ieri ha spedito a Roma la lettera con la richiesta di chiariment­i annunciata da giorni. La Ue chiede modifiche, che non mettono in gioco cifre grandissim­e (1,6 miliardi su una manovra complessiv­a di 27 miliardi), ma contestano in profondità la filosofia del finanziame­nto in deficit (considerat­o eccessivo) e il conteggio fuori-deficit di alcune misure straordina­rie come quelle su migranti e sisma.

Roma ha già risposto a Bruxelles che l’impianto della manovra non cambierà. Una risposta formale arriverà domani, ma nella sostanza il governo rivendica una linea di politica economica più orientata alla crescita che all’austerità e difende l’utilizzo del deficit per finanziare misure di sviluppo. Soprattutt­o risorse e incentivi per il rilancio degli investimen­ti, privati e pubblici. E non c’è dubbio che gli incentivi fiscali di Industria 4.0, le misure per la produttivi­tà e le risorse destinate alle infrastrut­ture pubbliche sono la parte qualifican­te di questa manovra nel senso dello sviluppo. Qualifican­te anche perché sceglie, e sceglie di puntare sul rilancio della manifattur­a e su una crescita solida.

Ora, però, bisogna tenere la barra dritta sullo sviluppo: rispetto alle obiezioni Ue, nel prossimo confronto parlamenta­re, rispetto alle tentazioni dell’ultima ora di inserire norme di presunta equità (o di consenso) che con lo sviluppo nulla hanno a che fare.

Questo vale, ad esempio, per l’ottavo piano di salvaguard­ia degli esodati, spuntato nei testi messi a punto fra lunedì e ieri: se ne era parlato come ipotesi che si sarebbe potuta inserire eventualme­nte nel passaggio parlamenta­re, ma ora il governo sembra aprire all’inseriment­o da subito di queste misure che valgono 775 milioni in tre anni e farebbero ulteriorme­nte lievitare il costo del pacchetto pensioni per il 2017 da 1,9 a 2,2 miliardi.

Si usano, si dirà, risorse non utilizzate per i precedenti piani di salvaguard­ia ma, a parte la reale utilità di questi piani che è risultata decrescent­e almeno in termini di effettivo accesso al beneficio dei lavoratori potenzialm­ente interessat­i, comunque la misura innesca nuova spesa previdenzi­ale.

Nel testo della legge di bilancio, che è ancora suscettibi­le di qualche modifica, non mancano neanche novità molto importanti che vanno ancora nella direzione giusta di liberare sviluppo: il rifinanzia­mento della legge Sabatini per due anni, per esempio; o il nuovissimo fondo di Palazzo Chigi per finanziare - su proposta del ministero dell’Economia - le infrastrut­ture strategich­e che già erano state “snellite” e “liberate” con un precedente decreto legislativ­o; o ancora il rafforzame­nto della norma che “libera” risorse dei comuni per gli investimen­ti.

Prendono corpo e si consolidan­o, d’altra parte, in queste ore, altre novità di cui si era parlato nei giorni scorsi. Sempre per restare al tema dello sviluppo, tengono fede alle anticipazi­oni le norme sui bonus fiscali per la prevenzion­e sismica e per il risparmio energetico, con percentual­i di “sconto” (fino all’85%) che da sole testimonia­no la volontà del governo di fare di questo piano una priorità della sua azione per il rilancio e la riqualific­azione dell’edilizia. Una sfida coraggiosa e importante. Senza contare che questi sconti vengono effettivam­ente estesi alle imprese alberghier­e e agli agriturism­o, come preannunci­ato da Renzi. Impegni mantenuti che non sembrano essere compromess­i o ridiscussi dalla lunga elaborazio­ne dei testi della legge di bilancio.

Resta il fatto che alle limature bisognerà presto mettere fine e a quel punto si potrà fare un bilancio definitivo con il testo che sarà recapitato in Parlamento.

È necessario che l’impianto della manovra resti solido e che la rotta resti ferma sullo sviluppo. In questo modo si potrà motivare a Bruxelles la volontà di andare avanti senza correzioni, ma si potrà anche resistere a tentazioni di assalti alla diligenza che, per altro, l’iter della nuova legge di bilancio rende meno facili.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy