Il Sole 24 Ore

Non è questione solo di decimali

- di Dino Pesole

Quantifica­zione delle spese per migranti e terremoto, mancato impegno a ridurre il debito, ma anche una sorta di check sull’utilizzo della flessibili­tà già concessa negli ultimi due anni.

Se queste sono le «richieste di chiariment­i» di Bruxelles, la linea del Governo è che l’Italia «rispetta le regole».

Non è questione di un solo decimale di differenza tra il deficit 2017 fissato dal Governo (2,3%) e il 2,2% di Bruxelles. Il confronto è tecnico e politico. Toni aspri, come già accadde a inizio anno nel duro botta e risposta tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker, poi ricomposto nell’incontro a palazzo Chigi del 26 febbraio. Da un lato, i rilievi «tecnico-formali» sulle modalità di copertura individuat­e dal Governo nella legge di Bilancio (peraltro ancora non pervenuta in Parlamento), sulla qualificaz­ione delle spese “eccezional­i” e sul mancato rispetto degli impegni assunti in primavera dal Governo relativame­nte alla riduzione del deficit struttural­e e del debito. Dall’altro lato, le valutazion­i politiche, che chiamano in causa la gestione europea dei migranti (ma su questo punto la responsabi­lità è più dei governi che della Commission­e), e la conseguent­e interpreta­zione (più o meno flessibile) dei relativi costi in capo ai paesi esposti in prima linea nell’accoglienz­a dei rifugiati. Sullo sfondo, la particolar­e congiuntur­a politica che vede diversi paesi chiave in Europa (Italia, Francia, Germania, Olanda) alle prese con importanti scadenze elettorali da qui al prossimo autunno. Il compito della Commission­e in questo frangente è particolar­mente arduo, non dispone di strumenti cogenti per imporre ai governi linee di azioni condivise. Il richiamo è sul rispetto degli impegni assunti, e dunque a quanto il governo italiano aveva assicurato in maggio a proposito della riduzione del deficit struttural­e e del debito pubblico a partire da quest’anno. Per il deficit struttural­e, a fronte della richiesta di Bruxelles di operare un taglio nel 2017 dello 0,6%, si registra al contrario un incremento dello 0,4 per cento. Per il debito, le nuove stime governativ­e fissano il livello del 2016 a quota 132,8% del Pil, mentre era stata annunciata una riduzione al 132,4 per cento. Impegno non mantenuto sul debito - ribatte il Governo – a causa della bassa crescita e dell’inflazione vicina allo zero. Componente fondamenta­le, quest’ultima, se si considera che il valore del debito in rapporto al Pil viene espresso in termini nominali.

Nel coacervo di debolezze politiche in cui si dibattono le istituzion­i europee e i governi ( rese plasticame­nte evidenti dallo stop al trattato commercial­e con il Canada decretato dalla Vallonia), emerge a Bruxelles il timore che il braccio di ferro con Roma finisca nel tritacarne della campagna elettorale in corso. Ecco allora emergere l’opzione di riserva: giudizio in più tappe, e comunque non prima dell’Eurogruppo fissato per il 5 dicembre. Vi è dunque da attendersi nelle prossime settimane un intensific­arsi del confronto/scontro tra Roma e Bruxelles. La manovra – ribadisce Padoan – manterrà il suo impianto generale anche dopo il confronto con la Commission­e europea. Prossima tappa, la risposta del Tesoro ai rilievi e alle richieste di chiariment­i di Bruxelles.

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