Aumento, parte la caccia al socio di riferimento Resta uno spiraglio per Passera e i suoi partner
Tutte le strade dell’aumento di capitale, in teoria, portano al Qatar. Ma non è una passeggiata, e così non si esclude alcuna scorciatoia; compresa quella che chiama in causa Corrado Passera e i suoi partner finanziari: la formulazione della delibera assembleare e le parole di Marco Morelli lasciano socchiusa la porta all’ex ceo di Intesa Sanpaolo. Che, dopo il muro contro muro del fine settimana, dopo il cda fiume di lunedì avrebbe fiutato qualche spiraglio in più: finché, a metà novembre, il board non scioglierà definitivamente le riserve sulle modalità concrete del piano di ricapitalizzazione sente di avere qualche chance.
L’anchor investor
Nel complicato schema a tripla elica pensato per la ricapitaliz- zazione del Monte - a sua volta agganciato alla cartolarizzazione da 28 miliardi di sofferenze - il primo tassello da mettere a posto è quello dell’anchor investor. Cioè del socio destinato a mettere la quota più rilevante di capitale e, così, a diventare azio- nista di riferimento della banca nel suo assetto definitivo, che non vedrà - si è appreso ieri - Atlante tra i potenziali azionisti, anche rilevanti, in forza dei warrant ipotizzati in estate («Quaestio e Mps hanno concordato di negoziare in buona fede una misura alternativa e non diluiti- va», si legge in una delle note diffuse ieri). Come anticipato da Il Sole domenica scorsa, l’attività degli advisor nelle ultime settimane si è concentrata soprattutto sugli investitori del Qatar, con il fondo sovrano in testa, principale candidato a intervenire sull’aumento con una quota compresa tra 1 e 2 miliardi, che varrebbe fino al 20% della nuova banca. Secondo le indiscrezioni di ieri del Messaggero, l’interesse della Kia sarebbe confermato dall’ingaggio di Morgan Stanley come advisor per l’analisi del dossier, su cui starebbero lavorando anche altri investitori dell’area. Un passo indietro, ma pur sempre nel nocciolo duro, potrebbero trovare posto due grandi investitori istituzionali americani, cioè il fondo del miliardario Usa George Soros e di uno dei re degli Hedge fund Usa, John Paulson, dai quali si ipotizzerebbe un contributo vicino al miliardo.
I bond e l’aumento
Se l’interesse, pur informale, raccolto dagli advisor nelle settimane scorse possa trasformarsi in un’offerta vincolante si scoprirà nei prossimi giorni. Riscontri, questi, fondamentali anche per passare a occuparsi del secondo tassello, cioè la conversione dei bond. Ieri Morelli ha chiarito che l’offerta, volontaria, riguarderà sia il retail che gli istituzionali, ma è soprattutto da questi ultimi che si attende un’adesione significativa, di cui il rimbalzo dei titoli (si veda il servizio qui in alto) sarebbe una prova evidente; è il caso, ad esempio, di soggetti come Attestor capital: secondo quanto emerge da fonti vicine al fondo, la disponibilità a convertire - se a prezzi ritenuti interessanti - ci sarebbe, e si affiancherebbe anche alla sottoscrizione di una quota, pur marginale dell’aumento offerto al mercato. Che è la terza elica del piano: dopo i
SALTA IL WARRANT Rinegoziato l’accordo con Quaestio Sgr: al posto dei diritti sul 7% del capitale post-aumento «una misura non diluitiva»