Tagliati 2.600 dipendenti, saranno accantonati 550 milioni
Previste 300 assunzioni, i dipendenti Mps scenderanno a 22.600
pIl ritorno di Mps alle proprie persone avverrà attraverso un piano che il gruppo intende condividere con i sindacati, almeno nella misura in cui gli obiettivi delle parti potranno incontrarsi. Tanto la banca è stata chiara sul numero degli esuberi e sulle modalità della loro gestione, quanto i sindacati sono disponibili a trattare, fermo restando il rispetto della volontarietà delle uscite. L’amministratore delegato Marco Morelli, ieri, ha incontrato per ben due volte i sindacati. Non è un caso che presti molta attenzione al rapporto con i rappresentanti dei lavoratori perché la riuscita del piano non può certamente dirsi sconnessa dal capitolo risorse umane.
Il primo driver di questo capitolo è l’attivazione dell’oneroso fondo di solidarietà (l’ammortizzatore di settore) con relativo accantonamento di 550 milioni di euro. Segue l’uscita di 450 persone dovuta al turn over fisiologico. Infine l’assunzione di 300 giovani per favorire il ricambio generazionale, con conseguente abbassamento dell’età media di un anno e mezzo di qui al 2019. Volendo gestire il piano in un clima di pace sociale, se per il secondo e il terzo driver la banca potrebbe muoversi unilateralmente, per il primo ha bisogno dell’accordo col sindacato. Il piano prevede che gli addetti (full time equivalent) passino dai 25.200 del 2016 ai 22.600 del 2019. Per raggiungere questo obiettivo 2.450 persone dovrebbero uscire attraverso il fondo di solidarietà con una permanenza media di 5 anni e 450 per effetto del turn over fisiologico. Successivamente ne dovrebbero essere assunte 300. Da precisare che le 2.450 uscite comprendono anche la parte residua del precedente piano industriale, pari a circa 1.400 che erano già state annunciate e che dovrebbero essere realizzate entro marzo 2017, previo accordo sindacale. Ammesso che il turn over fisiologico di qui al 2019 produca 450 uscite, e considerato che 1.400 derivano dal piano precedente, le nuove uscite del piano Morelli sarebbero dunque poco più di mille. A questa evoluzione numerica corrisponde un’evoluzione del costo del lavoro che passerebbe da 1.618 milioni di euro (2016) a 1.466 (2019) con una riduzione di 152 milioni di euro.
Oltre al capitolo delle uscite, Morelli ha poi illustrato ai sindacati anche l’investimento su chi resta, con un significativo ritocco all’insù sia per le risorse destinate alla retribuzione variabile, sia per le ore di formazione. L’ammontare delle risorse per il variabile passerà dai 35 milioni di euro del periodo 2012-2015 ai 135 milioni di euro del periodo 2016-2019, mentre le ore di formazione aumenteranno del 4%, passando da 150 (2012-2015) a 160 (2016-2019). Inoltre è stato previsto un investimento sul welfare attraverso il rafforzamento dei sistemi tradizionali e l’adozione di nuove misure, il rafforzamento delle competenze delle persone in linea con l’evoluzione del modello operativo e con l’ausilio di Mps academy, la promozione di una forma mentis orientata all’obiettivo attraverso un nuovo sistema di calcolo per il premio variabile di risultato e infine un percorso di crescita delle persone con piani di sviluppo ad hoc, programmi di job rotation e piani di continuità manageriali. A proposito del goal oriented mindset i sindacati hanno subito raddrizzato le antenne, ricordando quanto detto e fatto sulle pressioni commerciali, sulla trasparenza e sulla correttezza nel rapporto con la clientela, temi che tra l’altro sono al centro di una trattativa in corso con Abi.
Con sfumature diverse i segretari generali delle principali sigle del credito hanno espresso una valutazione positiva sul piano, a patto però che si rispetti il principio della volontarietà delle uscite. Lando Maria Sileoni (Fabi), si dice «fiducioso nel nuovo corso di Mps» e osserva che «la posta in gioco adesso non riguarda solo il rilancio del Gruppo, ma la stabilità dell’intero settore e lo stesso mantenimento dell’italianità delle aziende bancarie del nostro Paese». Giulio Romani (First Cisl) parla di «piano di difficile realizzazione, com’è naturale vista la situazione della banca, ma che si prefigge di agire attraverso percorsi condivisi, sia rispetto alla ristrutturazione dell’organizzazione, sia rispetto alla riduzione dei costi». Agostino Megale (Fisac Cgil) sottolinea che «il piano deve mettere in sicurezza e rilanciare la banca ed è importante che questo avvenga gestendo in modo condiviso tutte le scelte». Massimo Masi (Uilca) apprezza «la chiarezza e la trasparenza dell’ad Morelli, che ha indicato come soluzione un percorso condiviso con i sindacati». Adesso i sindacati sono in attesa della lettera di avvio di una procedura la cui gestione spiegherà meglio il titolo del piano: A new starting point. Back to our customer and our people.