Segnali di vitalità che vanno sostenuti
Alive and kicking. Un sistema industriale sottoposto a una selezione durissima. Reso ancora più piccolo dalla recessione. Ma, con tutti i limiti della sua attuale fisiologia, ancora vivo e scalciante. Secondo l'Istat, ad agosto il fatturato totale – corretto per gli effetti del calendario – è aumentato in termini tendenziali del 6,8%, con un incremento del 7,9% sul mercato interno e del 4,8% su quello estero. L'indice grezzo degli ordinativi – in confronto all'agosto del 2015 – è salito del 15,9 per cento. Certo, agosto è per definizione un mese particolare. Anche se la lettura tendenziale delle sue statistiche – corretta per i giorni effettivamente lavorati - neutralizza la capacità distorsiva di una caduta strutturale delle attività economiche che permane, nonostante l'Italia non sia più quella degli anni Sessanta e Settanta, quando tutto si fermava. Comunque sia, questi dati vanno appaiati al dato sulla produzione industriale, che nello stesso mese – sempre secondo l'Istat – ha registrato un incremento tendenziale del 4,1 per cento. Sono tre elementi diversi, che ci indicano tre tendenze complementari e convergenti. Tutte positive. La produzione industriale, che è espressa in volume, va a comporre l'indice del Pil: ancora una volta, il tessuto industriale diventa – in una storia italiana in cui le imprese avranno mille difetti, ma puntellano un edificio sociale e pubblico non proprio solido – un fattore strategico virtuoso. Il fatturato è espresso in valore. Dunque, si tratta di euro belli sonanti. Che le nostre imprese riescono a ottenere per i loro prodotti. Gli ordinativi forniscono il senso della prospettiva: la domanda interna e estera sta dando fiducia alle imprese italiane. Per settembre molti osservatori prevedono una correzione al ribasso. In ogni caso, sotto il profilo della dinamica industriale, questo terzo trimestre dovrebbe andare bene. Il primo trimestre era andato bene, a differenza del secondo trimestre. Il senso di una ricomposizione e di una rivitalizzazione del tessuto industriale italiano – per quanto segnato da traumi e downsizing – è confermato dalle analisi contenute nella nota sulla congiuntura dell'Ufficio Parlamentare del Bilancio. L'Upb ha stimato in un range compreso fra lo 0,8% e lo 0,9% la crescita della produzione industriale nel terzo trimestre. Ma, soprattutto, ha sottolineato come, rispetto al passaggio più cattivo della recessione (il secondo trimestre del 2009), la crescita media della produttività sia stata pari – in ogni trimestre – allo 0,7 per cento. Un dato sorprendente e rinfrancante. Un tasso di crescita della produttività identico a quello sperimentato fra il 2003 e il 2007, ultimo periodo di espansione prima della Grande Crisi. Nulla è come prima. Molte cose sono difficili. L'Italia delle fabbriche, però, c'è.