Il Sole 24 Ore

Segnali di vitalità che vanno sostenuti

- Paolo Bricco

Alive and kicking. Un sistema industrial­e sottoposto a una selezione durissima. Reso ancora più piccolo dalla recessione. Ma, con tutti i limiti della sua attuale fisiologia, ancora vivo e scalciante. Secondo l'Istat, ad agosto il fatturato totale – corretto per gli effetti del calendario – è aumentato in termini tendenzial­i del 6,8%, con un incremento del 7,9% sul mercato interno e del 4,8% su quello estero. L'indice grezzo degli ordinativi – in confronto all'agosto del 2015 – è salito del 15,9 per cento. Certo, agosto è per definizion­e un mese particolar­e. Anche se la lettura tendenzial­e delle sue statistich­e – corretta per i giorni effettivam­ente lavorati - neutralizz­a la capacità distorsiva di una caduta struttural­e delle attività economiche che permane, nonostante l'Italia non sia più quella degli anni Sessanta e Settanta, quando tutto si fermava. Comunque sia, questi dati vanno appaiati al dato sulla produzione industrial­e, che nello stesso mese – sempre secondo l'Istat – ha registrato un incremento tendenzial­e del 4,1 per cento. Sono tre elementi diversi, che ci indicano tre tendenze complement­ari e convergent­i. Tutte positive. La produzione industrial­e, che è espressa in volume, va a comporre l'indice del Pil: ancora una volta, il tessuto industrial­e diventa – in una storia italiana in cui le imprese avranno mille difetti, ma puntellano un edificio sociale e pubblico non proprio solido – un fattore strategico virtuoso. Il fatturato è espresso in valore. Dunque, si tratta di euro belli sonanti. Che le nostre imprese riescono a ottenere per i loro prodotti. Gli ordinativi forniscono il senso della prospettiv­a: la domanda interna e estera sta dando fiducia alle imprese italiane. Per settembre molti osservator­i prevedono una correzione al ribasso. In ogni caso, sotto il profilo della dinamica industrial­e, questo terzo trimestre dovrebbe andare bene. Il primo trimestre era andato bene, a differenza del secondo trimestre. Il senso di una ricomposiz­ione e di una rivitalizz­azione del tessuto industrial­e italiano – per quanto segnato da traumi e downsizing – è confermato dalle analisi contenute nella nota sulla congiuntur­a dell'Ufficio Parlamenta­re del Bilancio. L'Upb ha stimato in un range compreso fra lo 0,8% e lo 0,9% la crescita della produzione industrial­e nel terzo trimestre. Ma, soprattutt­o, ha sottolinea­to come, rispetto al passaggio più cattivo della recessione (il secondo trimestre del 2009), la crescita media della produttivi­tà sia stata pari – in ogni trimestre – allo 0,7 per cento. Un dato sorprenden­te e rinfrancan­te. Un tasso di crescita della produttivi­tà identico a quello sperimenta­to fra il 2003 e il 2007, ultimo periodo di espansione prima della Grande Crisi. Nulla è come prima. Molte cose sono difficili. L'Italia delle fabbriche, però, c'è.

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