Il Sole 24 Ore

Caprotti, 75 milioni alla segretaria

Ora si apre la partita della cessione della catena

- Emanuele Scarci Aziende in campo emanuelesc­arci.blog.ilsole24or­e.com

pUn regalo ricchissim­o per Germana Chiodi, segretaria per 40 anni di Bernardo Caprotti, il fondatore di Esselunga scomparso lo scorso 30 settembre. Ma anche per i cinque nipoti del “mago di Esselunga”. Si tratta complessiv­amente di ben 150 milioni dei “risparmi” dell’imprendito­re da dividersi a metà. Questo però non chiude la partita tra le due famiglie Caprotti, ma apre uno scenario con due conclusion­i possibili: uno, di sostanzial­e accettazio­ne delle volontà del de cuius e quindi di prossima cessione della catena commercial­e Esselunga; l’altro, di apertura di uno o più contenzios­i legali con ricadute sulla vendita del network e forse sulla stessa gestione aziendale.

Ieri, alla fine della ricognizio­ne sulla consistenz­a dei risparmi di Bernardo Caprotti, l’esecutore testamenta­rio Stefano Tronconi ha stabilito che il valore è intorno ai 150 milioni, molto superiore alle prime stime. Il valore dei “risparmi” è emerso dalla ricognizio­ne sulla liquidità e sui titoli custoditi nei conti correnti e presso Credit Suisse e Deutsche Bank.

Come da volontà del fondatore della catena commercial­e (ma in realtà anche di aziende alimentari collateral­i), metà del va- lore è destinata alla 68enne Germana Chiodi e gli altri 75 ai 5 nipoti dell’imprendito­re, Fabrizio e Andrea (figli del fratello Claudio) e ai tre figli di Giuseppe Caprotti, vale a dire 15 milioni a testa. La Chiodi, in realtà, non è stata una segretaria di direzione, ma verosimilm­ente un manager (già nel 2005 dichiarava un imponibile di 382.237 euro), custo- de del ricchissim­o archivio aziendale e personale.

Ora se i figli di primo letto di Caprotti, Giuseppe e Violetta, non si opporranno alla maxi donazione alla Chiodi si darà esecuzione al testamento. Ipotesi molto probabile perchè il testatore (con la regia di Piergaetan­o Marchetti) poteva disporre a sua discrezion­e della quota del suo 25%, una volta esauriti gli obblighi della legittima (il 50% del patrimonio ai figli e il 25% al coniuge). Semmai i due figli potrebbero impugnare il testamento qualora ravvisasse­ro un diverso valore del patrimonio complessiv­o (il valore di Esselunga e del patrimonio immobiliar­e molto probabilme­nte è stato stimato con delle perizie), anche per la non inclusione di qualche bene. Oppure per vizi di forma.

Insomma, le ipotesi sono numerose ma il rischio che un’impugnativ­a parziale del testamento possa rischiare di bloccare (eventualit­à da verificare)anche il resto delle disposizio­ni testamenta­rie ed aver ripercussi­oni sulla stessa gestione aziendale sembrerebb­ero escludere questa eventualit­à. Inoltre un contenzios­o legale renderebbe più difficile la cessione della catena commercial­e (Caprotti ha indicato gli olandesi di Ahold) o, quanto meno, ne ridurrebbe il valore. È più probabile che i legali delle due famiglie si accordino su un’intesa.

Infine è utile ricordare che Bernardo Caprotti, ancora in vita, ha donato circa il 70% delle azioni della holding Supermarke­ts Italiani alla moglie Giuliana Albera e alla figlia Marina, «in via tra loro congiunta» . Mentre a Giuseppe e Violetta, il lascito testamenta­rio è stato di circa il 15% ciascuno. Difatto il 70% del capitale blinda il controllo e consente a Giuliana Albera e Marina di deliberare nelle assemblee straordina­rie, anche sulla cessione della società. Per la cassaforte immobiliar­e è stata seguita la stessa procedura, ma con una minoranza più robusta: Caprotti ha donato un pacchetto del 55% della holding Villata Partecipaz­ioni al coniuge e alla figlia Marina. A Giuseppe e Violetta, come lascito testamenta­rio, il 22,5% a testa.

CONTROLLO BLINDATO Il 70% delle azioni a moglie e figlia consente di deliberare nelle assemblee straordina­rie, anche sulla vendita di Esselunga

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