Le imprese: ora si deve intervenire
Il presidente Tortoriello: strumenti organizzativi subito accessibili
pRicostruire pietra su pietra non basta più. Prime e seconde case del cratere finanziate al 100% nemmeno. A due mesi dal terremoto che ha sbriciolato quattro paesini del centro Italia è ormai chiaro a tutti che la vera partita in gioco è la rigenerazione economica delle aree interne.
Il sisma del 24 agosto ha colto queste comunità in un momento declinante della loro storia. Il turismo estivo in altissima stagione, le sagre e i residenti romani fasulli (la tassazione ad Amatrice è molto più bassa che a Roma) erano le ultime residue risorse sulle quali si erano aggrappate le comunità dei monti della Laga. Il terremoto ha scoperchiato una realtà scomoda e poco conosciuta. Almeno fino a ieri.
Il neo presidente di Unindustria Lazio, Filippo Tortoriello, ha preteso che il primo consiglio generale della sua presidenza si tenesse proprio a Rieti, la città murata alla fine del Lazio che da quel 24 agosto conti- nua a essere flagellata da uno sciame sismico al pari di Amatrice e Accumoli. L'invitato di riguardo attorno al quale gli industriali del Lazio sono stati convocati - bellissima la chiesa sconsacrata di santa Scolastica, nella quale troneggia un organo del 700 avvolto in un telaio ligneo – è il commissario straordinario Vasco Errani, che spicca tra una selva di blazer blu con il suo golfino grigio alla Marchionne e gli scarpon- cini da lavoro.
Errani, ex governatore dell'Emilia-Romagna, ha in serbo una sorpresa: non proferisce verbo. E replica alla delusione di giornalisti e industriali che lo aspettano al varco capovolgendo i ruoli: «Preferisco ascoltare» dice a Tortoriello e ai suoi colleghi. Per causa di forza maggiore, dunque, l'interpretazione del decreto governativo e i ragionamenti sul- lo sviluppo economico sono delegati a un super sintetico sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, («dobbiamo arrestare la fuga dei giovani e rendere attrattivi questi territori») e a un più ciarliero governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, mentre Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, declina l'invito. A mettere i paletti ci pensa Tortoriello, che senza reticenze pronuncia un endorsement a favore del governo Renzi per il decreto sulla ricostruzione da 4,5 miliardi approvato dal Consiglio dei ministri il 19 ottobre.
A Tortoriello piace il metodo ma apprezza ancor di più il controllo a ogni passaggio dell'Anac di Raffaele Cantone: «Trasparenza e legalità sono due concetti ineludibili». Una dichiarazione senza mezze misure che però pone una condizione netta: «Gli strumenti organizzativi devono essere immediatamente accessibili». Tortoriello, ingegnere specializzato nella pianificazione urbanistica che con la Gala si è aggiudicato l'appalto per la costruzione del water front di Shanghai, interpreta il silenzio di Errani come la «volontà di smentire con i fatti tutto quello che è accaduto in passato con i terremoti». Un richiamo alla storia sismica italiana lo fa anche il vescovo di Rieti Domenico Pompili: «In Friuli ci furono due scosse a distanza di pochi mesi: la prima uccise il Friuli, la seconda i friulani». La morale? «Se tutto quello che è stato promesso non verrà mantenuto equivarrà a una seconda scossa distruttiva di questo spazio umano». Parole come pietre, alle quali è obbligato a replicare Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio - un appellativo che fa arrabbiare Errani: «Sono presidenti, il governatore è solo quello della Banca d'Italia» - prende l'abbrivio con un'affermazione di principio: «Dobbiamo essere degni. A 60 giorni del disastro si deve tenere alto il livello etico dell'impegno». Una prolusione che anticipa un riconoscimento all'esperienza e ai metodi di Errani: «Ascolto Vasco in religioso silenzio. Ogni giorno gli tocca prendere 15 decisioni che segnano la vita delle persone». Errani non può né compiacersi né apparire imbarazzato. È sgattaiolato via poco dopo l'inizio del discorso di Zingaretti per raggiungere l'Umbria. Sembra un messaggio in codice: prima i fatti.
SFIDA Ricostruire pietra su pietra non basta più: a due mesi dalla prima scossa, la vera partita è la rigenerazione economica delle aree interne