Uber gioca la carta del food delivery
pDopo le vicissitudini del suo servizio Pop, ancora bloccato da un’ordinanza del Tribunale di Milano, Uber prova a rilanciarsi in Italia e gioca la carta Eats. Il campo è quello del food delivery, la città scelta come punto di partenza è ancora Milano (quinta in Europa dopo Amsterdam, Londra, Parigi e Bruxelles). La piattaforma è online da oggi, e arriva in un momento decisamente delicato per il settore della consegna del cibo a domicilio. In questi giorni, infatti, è montato il caso Foodora, con i corrieri sul piede di guerra e l’ennesima discussione sulla sharing economy. Uber, però, promette di essere qualcosa di diverso. Il general manager di Uber Italia, Carlo Tursi, in un’intervista esclusiva al Sole24Ore disponibile oggi sul sito del giornale, ha spiegato tutte le differenze fra UberEATS e i servizi dei competitor già presenti sul mercato.
Il rapporto è fra ristorante e corriere, con Uber che mette a disposizione la piattaforma e tiene per sé una percentuale (dal ristoratore). Il corriere, dal canto suo, non ha vincoli orari, né un numero minimo di consegne da fare o di chilometri da percorrere. Può decidere quando andare online e per quanto tempo rimanerci. Non è previsto neanche un abbigliamento o un bauletto identificativo. I corrieri di Uber si muovono in completo anonimato, semplicemente facendo login sulla applicazione. Chi è già utente Uber, troverà il servizio Eats integrato nell’app che già utilizza.
Il funzionamento del servizio è abbastanza semplice, in chiaro stile Uber. Grazie all’app dedicata, i clienti potranno visionare i menu e ordinare i pasti, che saranno consegnati da corrieri a bordo di biciclette o scooter. Niente auto, dunque. Almeno per ora. Al momento i ristoranti presenti su Milano sono poco più di cento, e la consegna è assicurata all’interno della circolare esterna della città meneghina. Ad oggi, UberEATS è disponibile in 43 città nel mondo. E dopo Milano i fari saranno puntati su Roma.