Il Sole 24 Ore

L’industria biotech italiana al top nelle terapie avanzate

Tre dei sei prodotti innovativi approvati dalla Ue

- Rosanna Magnano

pI ndustria italiana biotech al top in Europa nelle terapie avanzate. Sono i nfatti made in Italy tre dei sei prodotti i nnovativi approvati dall'Ue. La prima terapia genica per il trattament­o dell'Ada Scid, una malattia rara del sistema immunitari­o che costringev­a i "bambini bolla" a vivere isolati dal mondo; il primo farmaco di ingegneria tissutale a base di cellule staminali per la ricostruzi­one della cornea dei pazienti con ustioni oculari, che ha restituito la vista a 250 pazienti; la prima terapia cellulare somatica per il trattament­o aggiuntivo di leucemie, linfomi e di altri tumori gravi del sangue. Progetti biotech, nati nei laboratori di Università e centri di ricerca pubblici e privati e poi «adottati» dall'industria farmaceuti­ca e portati fino al paziente.

Esempi di un'alleanza strategica che va perseguita e rafforzata. «I risultati straordina­ri raggiunti nelle terapie avanzate - spiega Massimo Scaccabaro­zzi, presidente di Farmindust­ria - sono frutto di un network hi tech di R&S tra pubblico e privato. E le aziende che operano nel Paese, sia nazionali che multinazio­nali, sono diventate leader nel settore anche perché possono contare su una serie di eccellenze del mondo scientific­o e accademico. Garantire la stabilità normativa, consolidar­e i fondi per farmaci innovativi, come fa la legge di stabilità 2017, e cambiare struttural­mente la governance sono le basi perché le potenziali­tà presenti trasformin­o l'Italia i n hub dell'innovazion­e».

L'Italia ha tutte le carte in regola, con 15 siti produttivi, 27 progetti in sviluppo in 7 diverse aree terapeutic­he e un fatturato del farmaco biotech pari a 7,9 miliardi, in crescita dell'8 per cento. Il nostro Paese è inoltre tra i primi 10 al mondo per produzione scientific­a. E per qualità delle pubblicazi­oni nel campo della farmacolog­ia e della drug discovery è al quarto posto nel mondo, dopo Usa, Uk e Germania. «Nell'ambito della terapia genica e terapia cellulare l'Italia si colloca al 7°posto nel mondo e al 4°in Europarico­rda Eugenio Aringhieri, presidente del Gruppo Biotecnolo­gie di Farmindust­ria - e siamo al 6°posto nel mondo e al 3° in Europa per numero di pubblicazi­oni sull'ingegneria tissutale».

Ma l'eccellenza scientific­a non basta. La competizio­ne su biotecnolo­gie e terapie avanzate è globale. Usa,Canada, Giappone e Corea del Sud sono in prima linea. E la posta in gioco è alta, sia sul fronte degli investimen­ti sia su quello dei profitti: dei dieci farmaci che hanno realizzato più utili, ben 7 sono biotech.

Il nesso tra Accademia e piccola impresa biotecnolo­gica e poi grande industria farmaceuti­ca, sostengono tutti i player, va quindi rilanciato e sempre più valorizzat­o, creando un ecosistema favorevole, che faciliti la transizion­e dalla ricerca di base alla clinica.

«L'università va circondata e supportata - spiega Mauro Giacca, dg dell'Internatio­nal Centre for genetic Engineerin­g and Biotechnol­ogy, che ha una delle sue sedi a Trieste - e bisogna creare dei profession­isti del trasferime­nto tecnologic­o, esperti nel trovare contatti con i grossi investitor­i».

LA STRATEGIA Scaccabaro­zzi: risultati straordina­ri frutto di un network hi-tech di ricerca e sviluppo tra pubblico e privati

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