A Cibus Tec record di compratori stranieri
EMILIA ROMAGNA
p «Buona la prima». Difficile dar torto all’amministratore delegato di Fiere di Parma, Antonio Cellie, di fronte alla ressa di persone che ieri riempiva il quartiere espositivo, quasi si fosse inaugurata una fiera consumer e non un salone per tecnologi, qual è Cibus Tec. Sono attesi 35mila visitatori nella città ducale – dove ieri si è aperta la 51esima edizione della più antica fiera meccano-alimentare del Paese – e 3mila buyer di 75 nazionalità, il doppio rispetto all’edizione 2014. Fino a venerdì prossimo potranno interfacciarsi con 1.200 espositori, toccare con mano le 600 novità hi-tech per le principali filiere agroalimentari (ortofrutta dairy, prodotti da forno, dolci, caffè e carni) e conoscere le start-up più innovative (start-up cui è stato dedicato il convegno inaugurale co-organizzato con il Parco tecnologico di Lodi).
Questa è la prima edizione del nuovo Cibus Tec targato Koel Parma Exhibitions, la nuova società al 50% tra Fiere di Parma e Fiere di Colonia per creare la più grande piattaforma mondiale per il food e il food tech. «Un’edizione ponte tra un passato iniziato qui a Parma nel 1939 e un futuro che ci proietta, grazie ai partner tedeschi, i n nuovi progetti esteri dal SudAmerica all’India, a iniziare da Pro Foodtec a Chicago il prossimo aprile», sottolinea Cellie. Confermando numeri record per l’expo parmigiano: le previsioni del 2016 parlano di 40 milioni di euro di fatturato e il 30% di Ebitda (12 milioni che salgono a 16 con la plusvalenza legata all’ingresso di Koelmesse).
«Quest’anno abbiamo il 30% in più di espositori, il doppio dei buyer, 1.000 chief technology officer (raggiunti uno a uno grazie alle nostre comu- nità di Anuga e Cibus) e il 40% in più di visitatori esteri. Numeri che danno la misura di che cosa sia oggi Cibus Tec. Fiere di Parma – sono le parole del presidente Giandomenico Auricchio, al taglio del nastro – in un periodo di congiuntura sfavorevole ha avuto il coraggio di investire 80 milioni di euro nel quartiere e oggi sta raccogliendo i frutti, avendo quasi azzerato la posizione finanziaria netta».
Il più grande quartiere monoplanare d’Italia (135mila metri quadrati su 450mila mq di area di proprietà) ambisce a diventare «l’hub mondiale del meccano- alimentare nella fascia premium e dell’innovazione per il food processing&packaging, lasciando invece al gigante di Colonia l’hard scale per il mass market » , aggiunge l’ad.
I costruttori italiani di impiantistica alimentare si contendono con i tedeschi la leadership tecnologica mondiale. Secondo le previsioni dell’ufficio studi AnimaConfindustria il 2016 si chiuderà con circa 5,3 miliardi di euro di valore della produzione, per i due terzi destinata all’export (oltre 3,5 miliardi) con un trend positivo ma sotto al 2% e occupazione stabile.
SVILUPPO INTERNAZIONALE L’ad Cellie: «L’alleanza con la fiera di Colonia ci permetterà di creare la più grande piattaforma al mondo per il food&tech»