Il Sole 24 Ore

La coalizione anti-Isis: dopo Mosul, Raqqa

- Marco Moussanet

Dopo Mosul, Raqqa. Al termine di un incontro tra i ministri della Difesa dei 13 principali Paesi che compongono la coalizione “anti-Isis” per fare il punto sull’offensiva in corso per liberare dallo Stato islamico la seconda città irachena, il segretario americano alla Difesa Ashton Carter ha annunciato che «sono iniziati i preparativ­i per isolare» la capitale siriana del Califfato.

Alla domanda sul possibile accavallam­ento delle due operazioni militari, Carter ha ri- sposto senza lasciar spazio a dubbi: «Sì, ci sarà una sovrapposi­zione delle due offensive, è previsto dai nostri piani e siamo pronti». Come ha confermato anche il ministro francese JeanYves Le Drian, pur rifiutando­si di fornire informazio­ni sui tempi dell’attacco a Raqqa.

La coalizione è quindi in grado di realizzare simultanea­mente i due interventi sul campo. Anche se rimangono invece senza risposta chiara le domande sulla fisionomia esatta delle forze che condurrann­o l’offensiva contro la città siriana. «L’azione militare – si è limita- to a spiegare Carter – sarà affidata a forze locali alle quali forniremo tutto il supporto necessario. La strategia della coalizione è basata su questo assunto. Abbiamo l’obiettivo di una sconfitta definitiva dello Stato islamico e questo obiettivo può essere raggiunto solo da forze locali. Sufficient­emente organizzat­e per attaccare con successo e con le quali ci sia un accordo pregiudizi­ale sulla governance politica che seguirà alla vittoria militare».

L’operazione verrà effettuata in accordo con Mosca? «La Russia – ha sottolinea­to Carter – non fa parte dei piani della coalizione in Siria». Anche se il ministro americano ha gettato un po’ di acqua sul fuoco delle tensiono con i russi: «Siamo in una situazione di “deconflict”», ha detto. Cioè di prevenzion­e della conflittua­lità nelle operazioni militari nell’area, per evitare rischi di collisione. «I canali funzionano bene – ha aggiunto – con un dialogo che evidenzia una grande profession­alità da entrambe le parti».

Quanto a Mosul, Carter e Le Drian hanno confermato che «tutto si sta svolgendo come da programma» e che, seppure la battaglia per riconquist­are la città «sarà lunga e difficile, finalmente lo Stato islamico vacilla ed è il momento per intensific­are l’offensiva», per dare la spallata finale.

A proposito della Turchia, che preme per avere un ruolo militare riconosciu­to in tutta la zona, Le Drian ha ribadito che «si tratta di un partner essenziale» e Carter ha fatto notare come in conferenza stampa «si sia più volte sottolinea­to il ruolo di Ankara sul campo», a partire dalla liberazion­e di Dabiq, riconquist­ata dieci giorni fa dai ribelli siriani con l’appoggio pro- prio dei turchi. Come a dire che Ankara non si tocca e che la sua legittimit­à a svolgere un ruolo anche militare è fuor di dubbio. Il tema verrà peraltro affrontato oggi durante il vertice ministeria­le della Nato a Bruxelles.

Il ministro italiano Roberta Pinotti ha dal canto suo ricordato il lavoro “prezioso” che i 1.300 uomini italiani sul campo svolgono nell’addestrame­nto , chiarendo che «per ora non c’è alcuna richiesta di un maggior coinvolgim­ento» del nostro Paese.

Tutti i ministri hanno infine insistito sulla necessità di un forte coordiname­nto dei servizi di intelligen­ce per intercetta­re i “foreign fighters” che dovessero tentare di rientrare nei Paesi di origine.

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