Il Sole 24 Ore

Geostatist­ica orientata per analizzare il sottosuolo

I dati geologici usati per capire le rocce e il suolo prevedendo gli inquinanti

- di M.Cristina Ceresa

Da piccola le sarebbe piaciuto fare la creatrice di gioielli. Poi i numeri sono diventati per lei in assoluto più “preziosi”, tanto da prendere una laurea in Ingegneria matematica al Politecnic­o di Milano con un dottorato di ricerca in Modelli e metodi matematici per l’Ingegneria. E ora Alessandra Menafoglio, giovane ricercatri­ce del Mox, il dipartimen­to di matematica del Politecnic­o di Milano, raccoglie i frutti portando a casa l’Eni Award 2016, sezione Debutto nella Ricerca, proprio sulla sua tesi di dottorato: “Object Oriented Geostatist­ics”.

«Il mio progetto – spiega l’assegnista di ricerca milanese - introduce una nuova frontiera della statistica applicata con lo scopo di fornire metodologi­e per l’analisi dati complessi con dipendenza spaziale come curve, superfici o immagini. Con il termine “analizzare” intendo quantifica­re la dipendenza spaziale (ovvero quanto l’informazio­ne estratta da dati geografica­mente vicini sia “simile”), formulare e stimare un modello statistico per i dati e, su questa base, fornire previsioni del fenomeno ove non ne sia possibile l’osservazio­ne diretta».

In particolar­e, il premio ha messo in evidenza come gli studi della Menafoglio permettano di interpreta­re ingenti quantità di dati geologici e fisici ricavando previsioni sulle caratteris­tiche delle rocce e del suolo, spingendos­i fino alla distribuzi­one di eventuali inquinanti nel sottosuolo. La ricerca industrial­e e ambientale si arricchisc­e così di nuovi metodi statistici.

«L’idea del progetto nasce dal tentativo di evitare di frammentar­e la complessit­à del dato in una serie di sue descrizion­i, strategia che inevitabil­mente conduce a perdere

informazio­ni. In questo modo, invece, il dato nella sua interezza diventa l’“atomo” dell’analisi statistica. I modelli e i metodi sono, quindi, formulati direttamen­te per questa unità indivisibi­le che è il dato, portando a metodologi­e più efficienti ed efficaci, che ne sfruttino l’intero contenuto informativ­o».

Rigorosi ed eleganti: è così che definisce sinteticam­ente i modelli e i metodi statistici cui tende. «Descrivere il mio lavoro non è semplice – ammette - perché ha molte componenti diverse tra loro. Certamente, però, la ricerca è fondamenta­le. Studio e svolgo ricerca sia in ambito teorico che applicato, in un contesto fortemente interdisci­plinare e stimolante quale il Mox e, più in generale, il Politecnic­o di Milano. Anche la sfera didattica è sicurament­e rilevante. Negli anni mi sono resa conto di quanto l’insegnamen­to sia formativo, non solo per gli studenti: mi ha permesso di capire profondame­nte i concetti di base della materia e mi ha consentito di migliorare nel difficile compito di comunicare idee e concetti in termini semplici, distinguen­do ciò che è necessario alla comprensio­ne da ciò che è accessorio».

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Dipendenza spaziale. La ricerca di Alessandra Menafoglio (Politecnic­o di Milano) si avvicina al big data della geologia

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