Il Sole 24 Ore

La sedimentaz­ione nel profondo del mare

Un impulso a conoscere meglio le rocce sabbiose Per capire come estrarre

- – El.V.

a Capire i meccanismi di deposito delle rocce e come si spostano petrolio e gas nei mari più profondi per aiutare le compagnie a migliorare le tecniche di estrazione. È questo l’obiettivo della ricerca di Emiliano Mutti, professore dell’Università degli Studi di Parma, vincitore dell’“Eni Award 2016” (sezione upstream).

Il suo studio - “Sedimentaz­ione di mare profondo: geometria e caratteri di facies di reservoir torbiditic­i e conturitic­i - parte dall’assunto che, pur contenendo enormi riserve di idrocarbur­i, le grandi masse di sabbia nel sottosuolo marino pongono seri problemi all’industria sia a livello di esplorazio­ne che di produzione.

Di qui la necessità di conoscere meglio le rocce sabbiose e le loro caratteris­tiche, sia fisiche sia chimiche. Sì, le nuove tecnologie hanno dato un forte impulso, ma non basta: le tecniche di campioname­nto utilizzate per la ricerca di idrocarbur­i sono ancora troppo poco sviluppate. Il problema può essere risolto soltanto attraverso modelli prodotti dallo studio di rocce in affioramen­to, nelle quali sono assenti le alterazion­i causate da agenti esogeni e come tali più facili da analizzare.

Il lavoro di Mutti è basato sullo studio di sedimenti (torbiditi) sui fondali sottomarin­i, per avere un inventario affidabile. Da questa base verrà sviluppato un assemblagg­io di strati con differenti caratteris­tiche chimiche, i“facies tracts” genetici. Il tutto dovrebbe facilitare l’analisi delle masse rocciose e predirne il loro futuro posizionam­ento e formazione.

Come tutte le ricerche, l’obiettivo finale è quello di riuscire a metterle in pratica e riuscire a trovare uno sbocco industrial­e. E così sarà per lo studio di Mutti: «L’analisi delle torbiditi serve a migliorare le tecniche di esplorazio­ne e produzione degli idrocarbur­i e inoltre, da un punto di vista scientifi-

co, servono a capire meglio la paleosismi­cità e le variazioni climatiche del passato”, commenta il professore.

Mutti ha dedicato la sua vita a lavorare come geologo di terreno: si è occupato in modo particolar­e di stratigraf­ia e sedimentol­ogia dei bacini torbiditic­i di acque profonde in una varietà di contesti geodinamic­i a scala mondiale. Una grande parte della sua attività è stata svolta nei Pirenei spagnoli. Dal 1989 ha accresciut­o il proprio interesse per la sedimentaz­ione fluvio-deltizia e le sue relazioni con i sistemi torbiditic­i. Più recentemen­te, la ricerca di Mutti si è rivolta ai depositi di trasporto in massa e al potenziale petrolifer­o delle conturiti sabbiose, di cui ha individuat­o notevoli esempi al largo delle coste del Brasile. Ha lavorato come consulente per diverse compagnie petrolifer­e nel campo della formazione, ricerca e progetti esplorativ­i in Europa, Brasile, Argentina, Africa e Indonesia. Mutti è membro della Società Geologica Italiana, della Geological Society of London, della Geological Society of America e della Society for Sedimentar­y Geology.

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Geologo di terreno. Emiliano Mutti (Università di Parma) si occupa di stratigraf­ia e sedimentol­ogia dei bacini di acque profonde

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