Cantone: sulla prescrizione serve una riforma strutturale
«Lo stop della riforma della prescrizione mi preoccupa meno perché c’è stato già un aumento delle pene dei reati di corruzione, con un relativo aumento dei termini di prescrizione. Tuttavia mi auguro una riforma strutturale della prescrizione, perché come magistrato non mi piacciono i processi che si chiudono con la prescrizione. I processi dovrebbero finire con una condanna o con un’assoluzione». Risponde così il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone a chi gli chiede se sia preoccupato della battuta d’arresto al Senato, e del rinvio a data da destinarsi (quasi certamente dopo il 4 dicembre), del ddl di riforma della giustizia penale, in cui c’è anche la riforma strutturale della prescrizione, peraltro sollecitata la settimana scorsa anche dall’Ocse con una lettera al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al presidente del Senato Pietro Grasso.
Cantone è “l’ospite d’onore” del Convegno organizzato dal- l’Associazione Alunni della Luiss School of Government su «Lotta alla corruzione nella Pubblica amministrazione: strumenti di contrasto e casi di studio», presieduto dal rettore dell’Università Paola Severino, ex ministro della Giustizia del governo Monti, che ha legato il suo nome soprattutto alla legge 190 del 2012 sulla corruzione, e ai relativi decreti delegati, grazie ai quali - dirà Cantone - «io sono qui». Da lì, infatti, «c’è stata un’espansione della politica anticorruzione», dal versante penale a quello della prevenzione, osserva Bernardo Giorgio Mattarella, capo ufficio legislativo del ministero per la Semplificazione, peraltro confermando la «tenden- za» denunciata da Cantone ad una «burocratizzazione» degli strumenti di controllo e di trasparenza da parte di chi è chiamato ad usarli. L’espansione della politica anticorruzione ha riguardato anche i soggetti, con la creazione dell’Anac e l’«arruolamento dei cittadini come esercito di guardiani», anche attraverso la «prudente sperimentazione» del “whistleblowing” (la segnalazione di eventuali frodi che possano danneggiare l’amministrazione o l’impresa). «Uno strumento molto efficace - rileva Severino - che richiede incentivi ma anche sanzioni, perché se nei paesi anglosassoni una bugia è considerata uno dei fatti più gravi in assoluto, in Italia purtroppo no».
Richiesto di un giudizio - seppure indiretto - sull’efficacia nel contrasto alla corruzione della riforma costituzionale là dove riconsidera le competenze tra Stato e Regioni, Cantone spiega che la riforma del titolo V della Costituzione, approvata nel 2001, «ha complicato il sistema, moltiplicato i centri di spesa e anche il contenzioso davanti alla Consulta». Quindi, «ha aumentato il tasso di corruzione, per cui una semplificazione (dei rapporti Stato-Regioni, ndr) fa sicuramente bene, affinché sia chiaro che cosa devono o non devono fare le Regioni». Quanto, invece, al dibattito in corso sui tagli alle retribuzioni dei parlamentari e, in generale, dei pubblici amministratori, il presidente dell’Anac è contrario alle «logiche pauperistiche». «I soldi vanno utilizzati in modo assolutamente trasparente», dice, ma uno stipendio è «equo» anche in relazione all’importanza delle funzioni svolte, per cui è assurdo, ad esempio, che «alcuni sindaci guadagnino mille, duemila euro». «Queste logiche pauperistiche finiscono per aggravare la corruzione» e fra l’altro, aggiunge, comportano una selezione della classe dirigente basata sul censo più che sulle capacità. Insomma: «Occorrono stipendi giusti e rendicontazione efficace del proprio operato», conclude. Parole «coraggiose», in questo momento, chiosa Severino. «E io apprezzo molto questo coraggio».
RIFORMA COSTITUZIONALE «Una semplificazione del Titolo V fa bene, la riforma del 2001 ha complicato il sistema e aumentato il tasso di corruzione»