Lme, rame in ripresa Codelco e i cinesi tagliano i premi 2017
Aumenta la disponibilità complessiva di catodi
Inatteso rialzo tra l’1,5 e il 2% dei metalli industriali in apertura ieri a Londra dopo i forti aumenti della mattinata a Shanghai, dove lo zinco era salito ai massimi da cinque anni e l’alluminio a quello da 17 mesi sull’improvviso miglioramento degli umori degli operatori cinesi causato dalla ripresa dell’industria locale dell’industria dell'acciaio ritenuto settore guida delle materie prime. Balzo del 2% al Lme del rame di nuovo in rialzo dopo i cali delle ultime tre settimane a cui non avevano certo portato conforto le voci secondo cui il produttore cileno Codelco starebbe offrendo per le consegne Cif Europa, a fronte dei contratti di fornitura catodi del 2017, un premio tra 80 e 85 $, in riduzione dei 92 $ praticati quest’anno, con due fonti che avrebbero segnalato offerte del produttore cileno a 82 $, mentre più drastica sarebbe la riduzione per le consegne rese Cif porto cinese offerte a 70 $, in forte calo dai 98$ applicati sui contratti di quest’anno. La Shanghai Metals Market vede tuttavia poche probabilità che il premio in Cina scenda sotto i 70 $ e anzi si aspettano che non sarà inferiore a 75 $.
A differenza della Aurubis, che due settimane fa ha portato il ricarico a 86 $, la Codelco non comunica ufficialmente il proprio da molti anni, ma in sostanza è come se lo facesse, perché esso in pochi giorni finisce per emergere sul mercato essendo abitualmente considerato quale punto di riferimento per i contratti globali, con gran parte degli altri produttori pronti ad adottarlo.
La riduzione dei premi per il prossimo anno riflette la maggior disponibilità globale di catodi, come peraltro dimostrato dal ritorno del Lme in situazione di contango, ovvero con prezzi per scadenze lontane superiori a quelle più vicine, circostanza in sé normale e senza tensioni. Ma dal punto di vista fondamentale nel complesso il mercato è più debole, trovandosi in una condizione in cui prevale l’aumento dell’offerta piuttosto che quello della domanda. Ciò è dimostrato dall’espansione dell’export cinese di rame non lavorato (leghe comprese) aumentato del 121% annuo a tutto settembre (27mila tonnellate nel mese, dalle 57mila di agosto) con una crescita interpretata dagli analisti come potenziamento della produzione più che un rallentamento della domanda interna, mentre si stima che a fine 2016 l’export raggiunga il massimo annuale di sempre.
Anche l’alluminio è tornato ieri in rialzo di quasi il 2% dopo le perdite che lo avevano spinto giovedì scorso sino a un minimo di 1608 $ (base tre mesi) sulle voci che gli impianti cinesi avrebbero aumentato la raffinazione grazie alla riduzione del costo locale dell’energia. In effetti la produzione cinese di alluminio ha raggiunto in settembre il massimo da 15 mesi di 2,75 milioni di tonnellate, perché sono state riattivate molte fabbriche fermate a fine scorso anno a causa dei bassi prezzi, mentre altre di nuova costruzione a basso costo sono entrate recentemente in funzione.
L’industria mondiale di produzione di alluminio è perciò la più reattiva alle variazioni del prezzo, essendo i raffinatori pronti a incrementare l’offerta quando i prezzi aumentano, mentre gli utilizzatori dal loro canto sono attenti a incrementare gli acquisti a ogni buon ribasso delle quotazioni.
Ciò ha reso quest’anno l’alluminio (peraltro aumentato dell’8% da inizio anno) il più stabile tra i metalli, essendo sinora risultato al limite inferiore (circa 16%) dell’indice Bloomberg della volatilità delle materie prime, in confronto al 20% del rame, 25% dello zinco e 32% del nickel, con il petrolio intorno al 47%.