Su multe ed entrate locali la sanatoria divide i Comuni
La «definizione agevolata» delle multe, che permette di chiudere le partite arretrate senza pagare gli interessi accumulati nel tempo, si applica a tutti secondo le intenzioni esplicite del governo, ma esclude la metà dei Comuni secondo la lettera del decreto fiscale (Dl 193/2016) pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 249 di lunedì scorso. La stessa Italia divisa in due si incontra sulla rottamazione della tassa rifiuti e di tutte le altre entrate locali, con l’eccezione di quelle (a partire dall’addizionale Irpef) che passano in automatico attraverso i meccanismi della riscossione statale.
La ragione è semplice. L’articolo 6 del decreto, quello che disciplina la «definizione agevolata», spiega nell’incipit che le nuove regole si applicano «relativamente ai carichi inclusi in ruoli, affidati agli agenti della riscossione negli anni dal 2000 al 2015». Il ruolo, però, è esclusiva di Equitalia e delle sue articolazioni, a cui quindi si riferisce la citazione al plurale degli «agenti della riscossione», mentre in tutti gli altri casi si usa l’ingiunzione fiscale, sia quando a raccogliere i tributi locali è direttamente il Comune sia quando l’attività è affidata a un agente, privato o pubblico, iscritto all’albo.
In questo quadro, insomma, la possibilità per gli automobilisti, e più in generale per i contribuenti, di evitare gli interessi sulle vecchie multe e anche le sanzioni sulle vecchie cartelle dipenderebbe sostanzialmente dal caso: cioè dal fatto che, nell’anno in cui si è verificato il mancato pagamento, il Comune fosse legato o meno ad Equitalia.
Il problema è diffuso, e per capirlo bastano un paio di numeri.
Dal 2011 al 2015, come ha spiegato solo un mese fa lo stesso amministratore delegato di Equitalia Ernesto Maria Ruffini alla commissione Finanze del Senato, 2.539 Comuni hanno abbandonato l’agente nazionale della riscossione. Questo esodo, che ha raggiunto il proprio apice in Toscana e Friuli Venezia Giulia dove ha coinvolto più del 70% degli enti locali, è dovuto all’eterno limbo in cui la riscossione locale vive dal 2011, quando una riforma poi costantemente rinviata aveva deciso l’uscita di Equitalia dalla gestione degli incassi locali. Nel 2015, anno che chiude l’orizzonte temporale della rottamazione, l’agente nazionale ha gestito la riscossione di 3.622 Comuni, cioè il 45% dei municipi italiani, ma il quadro cambia appunto di anno in anno.
La questione solleva evidenti problemi di equità, perché tratta in modo diverso contribuenti nella stessa condizione solo sulla base del Comune debitore, e andrà probabilmente affrontata con un correttivo al decreto. Che dovrà probabilmente occuparsi anche dei riflessi sul bilancio degli enti locali interessati.
IL NODO Il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale si riferisce solo ai «ruoli» che sono esclusiva di Equitalia
L’INTERVENTO Per estendere l’operazione a tutti gli enti come vuole il governo serve un correttivo