Il Sole 24 Ore

Mps, sì dei soci al maxi-aumento

Ricapitali­zzazione fino a 5 miliardi al via il 7-8 dicembre - Falciai nominato presidente

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pL’assemblea dei soci di Mps ha approvato l’aumento di capitale da 5 miliardi. Una parte attraverso la conversion­e di bond subordinat­i in nuove azioni e il resto in contanti. Falciai presidente.

pÈ un via libera che fa male, e non poco. Ma dai soci del Monte, compresi i piccoli, ieri è arrivato l’ok al nuovo maxi-aumento da cinque miliardi, necessario a coprire lo scorporo di 27 miliardi di sofferenze e poi a riportare il patrimonio di vigilanza al di sopra della soglia di sicurezza stabilita dalla Bce. Eletto anche Alessandro Falciai alla presidenza, mentre Massimo Egidi entra in consiglio al posto di Massimo Tononi.

Nell’assemblea fiume, avviata alle 9,30 e conclusa poco prima delle 20, più del risultato - alla fine tutte le sette delibere sono passate con oltre il 90% del capitale a favore - l’incertezza era sul quorum: trattandos­i di seduta straordina­ria serviva il 20%, alla fine quando si è votato in sala c’era poco meno del 23. In pratica, il pericolo di un passaggio a vuoto (e di una potenziale risoluzion­e pressoché immediata) si è corso davvero.

Incassato l’appoggio dei soci, il Monte ora se la può giocare sul mercato. Cercando nuovi soci in una manovra estremamen­te diluitiva per quelli attuali: la dimostrazi­one si avrà nella forchetta di prezzo per l'aumento, verosimilm­ente pochi centesimi per azione, decisa dal cda in serata dopo l’assemblea e che dovrebbe essere messa nero su bianco nel prospetto per la conversion­e dei bond atteso per oggi. Sì, per- ché come ha ribadito ieri il ceo Marco Morelli, da lunedì e fino a venerdì sera si aprirà al finestra per la conversion­e dei bond. L’aumento, però, resta la parte più delicata dell’operazione, per ammontare e tempistica: la sottoscriz­ione, infatti, partirà il 7-8 dicembre, subito dopo il referendum del 4 dicembre. «Per quel che ci riguarda la nostra ricapitali­zzazione è completame­nte sganciata dal voto», ha detto ieri Morelli, ma il 5 dicembre è già in agenda la prima call tra le banche del consorzio di garanzia, pronte a togliere il paracadute se sul mercato dovesse esserci il caos.

pIl boccone, non il primo, è amaro. Ma i soci del Monte, compresi i piccoli, ieri hanno approvato il nuovo maxi-aumento da cinque miliardi, necessario a coprire lo scorporo di 27 miliardi di sofferenze e poi a riportare il patrimonio di vigilanza al di sopra della soglia di sicurezza stabilita dalla Bce. Eletto anche Alessandro Falciai alla presidenza, mentre Massimo Egidi entra in consiglio al posto di Massimo Tononi.

Il quorum sofferto

Nell’assemblea fiume, avviata alle 9,30 e conclusa poco prima delle 20, più del risultato - alla fine tutte le sette delibere sono passate con oltre il 90% del capitale a favore - l’incertezza era sul quorum: trattandos­i di seduta straor- dinaria serviva il 20%, alla fine quando si è votato in sala c’era poco meno del 23. In pratica, il pericolo di un passaggio a vuoto (e di una potenziale risoluzion­e pressoché immediata) si è corso davvero: alla fine si è evitato grazie alla presenza del Tesoro - che, fatto non irrilevant­e, ha anche votato - con il suo 4%, un nocciolo duro ormai ridotto al 7-8% e una quota di istituzion­ali esteri pari al 6%, investitor­i long term che nonostante tutto hanno deciso di rimanere nel capitale e ora c’è da attendersi che valutino anche la partecipaz­ione dell’aumento. Altrettant­o importante, e in parte sorprenden­te, l’apporto dei piccoli soci, destinati alla marginaliz­zazione con l’aumento: la sollecitaz­ione delle deleghe di Morrow Sodali, insieme al tam tam della rete, ha portato a 13mila incarichi conferiti da altrettant­i soci, con un contributo al quorum di oltre 7 punti percentual­i.

Il prezzo d’ingresso

Incassato l’appoggio dei soci, il Monte ora se la può giocare sul mercato. Cercando nuovi soci in una manovra estremamen­te diluitiva per quelli attuali: la dimostrazi­one si avrà nella forchetta di prezzo per l’aumento, verosimilm­ente pochi centesimi per azione, decisa dal cda in serata dopo l’assemblea e che dovrebbe essere messa nero su bianco nel prospetto per la conversion­e dei bond atteso per oggi. Sì, perché come ha ribadito ieri il ceo Marco Morelli, da lunedì e fino a venerdì sera si aprirà al finestra per la conversion­e deibond, da cui la banca formalment­e si attende di raccoglier­e 1,04 miliardi ma sostanzial­mente spera di fare di più. Anche perché «il prezzo è interessan­te», come ha detto Morelli a fine assemblea. Un pivot potrebbe essere Generali, pronta a valutare la conversion­e dei 400 milioni di bond che ha in pancia, con la quale «finora non abbiamo avuto contatti», ma non solo: «L’appeal della banca sarà notevole per tutti gli istituzion­ali, italiani ma anche esteri», ha detto Falciai incontrand­o i giornalist­i.

E qui si arriva all’aumento. Che resta la parte più delicata dell’operazione, per ammontare e tempistica: la sottoscriz­ione, infatti, partirà il 7-8 dicembre, subito dopo il referendum del 4 dicembre. «Per quel che ci riguarda la nostra ricapitali­zzazione è completame­nte sganciata dal voto», ha detto ieri Morelli, ma il 5 dicembre è già in agenda la prima call tra le banche del consorzio di garanzia, pronte a togliere il paracadute se sul mercato dovesse esserci il caos. Pure la Fondazione, ormai ridotta allo 0,7%, punta ad attendere l’esito del referendum prima di decidere sulla sottoscriz­ione, quindi non c’è da stupirsi se anche il Qatar, dove il fondo sovrano resta candidato naturale per il ruolo di nuovo azionista di riferiment­o, farà altrettant­o.

L’INCOGNITA DELLE URNE Per il ceo l’aumento «è sganciato dal referendum» ma gli investitor­i deciderann­o dopo il voto a partire dalla Fondazione

La «timeline» di Mps

Il piano B

24-25 ottobre

26 ottobre/10 novembre

24 novembre

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Dopo l’assemblea. Marco Morelli, amministra­tore delegato di Mps

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