Il Sole 24 Ore

Marchionne: pronti a 1.800 assunzioni a Cassino

Marchionne: mercato Usa strategico - Renzi: Alfa Romeo metafora dell’Italia

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Fiat Chrysler annuncia che entro il 2018 la fabbrica di Cassino, da cui escono le Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Giulietta, avrà 1.800 dipendenti in più; il premier Matteo Renzi ringrazia l’azienda e il suo management e fa un paragone tra il rilancio dell’Alfa Romeo e quello dell’Italia, definendo Fca «una metafora del nostro Paese». «Quando Giulia e Stelvio saranno a pieno regime, nel 2018, contiamo di inserire altri 1.800 dipendenti a Cassino, in aggiunta agli attuali 4.300» ha detto Alfredo Altavilla, numero uno di Fiat Chrysler in Europa, nel suo discorso all’assemblea dell’Anfia – l’associazio­ne della filiera autovei-colistica – tenutasi nello stabillmen­to laziale del gruppo italo-americano.

I 1.800 inseriment­i comprender­anno sia nuove assunzioni che dipendenti attualment­e in cassa integrazio­ne. «Le assunzioni inizierann­o già nel 2017, la rapidità della salita dipenderà anche da quale auto faremo a Cassino» ha poi precisato Sergio Marchionne, amministra­tore delegato di Fca, parlando ai giornalist­i a margine dell’evento. Altavilla ha ricordato che «dal 2013 a oggi Fca ha assunto quasi 6mila persone» e «ci siamo assunti come Fca la responsabi­lità di combattere (spesso da soli) per restituire al sistema Italia flessibili­tà, velocità, capacità di innovazion­e ».

Renzi, che ha concluso il suo discorso con un retorico «Viva l’Alfa Romeo, viva l’Italia», ha fatto un parallelo fra la situazione del Paese e quella dello storico marchio. «Quarant’anni fa qui a Cassino si producevan­o le Fiat 126 – ha proseguito – e molti di noi le ricordano con nostalgia. Ma bisogna guardare al futuro: così come l’Alfa è un grande marchio in fase di rilancio, anche l’Italia deve ricomincia­re a pensare al futuro. Cassino è ora una delle capitali dell’auto, ma se qualche anno fa i profeti del “dico no a tutto” avessero avuto la meglio, oggi non ci sarebbe la presenza di 4.300 lavoratori a Cassino, non ci sarebbe più l’industria automobili­stica in Italia». Da queste linee di montaggio – che dagli anni 80 sono fra le più robotizzat­e del gruppo – escono già i primi esemplari del Suv Stelvio, presentato a Los Angeles e che debutterà nel 2017 partendo dal mercato Usa «che – sottolinea Marchionne – per quel ti podi vetture è il più importante ». Un aiuto arriverà dal super dollaro :« Più a lungo prosegue, meglio è per noi». Senza false modestie, il manager conclude che «tra l’Alfa e l’Italia siamo più avanti noi, perché siamo partiti prima».

Con il rilancio di Alfa e Maserati, «finalmente abbiamo reindirizz­ato gli stabilimen­ti italiani verso i modelli che ci interessan­o», spiega Marchionne. Ovvero, «quelli a maggior valore aggiunto che permettono di coprire meglio i costi di produzione». Proprio in questa logica è ancora alla ricerca di una funzione produttiva stabile Pomigliano, dove peraltro la Panda non basta a riportare in fabbrica tutti i dipendenti. Sulle voci di una possibile produzione in Campania della Jeep Compass, sorella più grande della Renegade di Melfi, Marchionne ha detto che «la situazione è complessa, l’auto viene prodotta in Brasile e lo sarà anche in Messico e in Cina. In Europa verrà venduta dalla metà dell’anno prossimo».

Tornando al futuro dell’Italia, Renzi ha detto che «dobbiamo smettere di pensare che il nostro orizzonte sia quello di non fare la fine della Grecia». Gli interrogat­ivi più immediati riguardano il referendum del 4 dicembre, sul quale Marchionne ha ribadito l’appoggio convinto al sì: «Spero sinceramen­te che ci sia un voto positivo. Sono nauseato dal dibattito: insulti, cose pazzesche, abbiamo confuso se ci piace Renzi o la riforma costituzio­nale». «La riforma non è perfetta – ha aggiunto il manager –, si può sempre migliorare ma qualcosa bisogna pur fare». Per quanto riguarda le possibili reazioni dei mercati, Marchionne ha ricordato come il giorno dell’elezione di Donald Trump i mercati abbiano iniziato con un tonfo per poi volgere al rialzo e raggiunger­e nuovi massimi storici. Il manager si è detto pronto a lavorare con la nuova amministra­zione Usa, così come appoggia Renzi e aveva appoggiato Mario Monti prima di lui; la Fiat è governativ­a per definizion­e, diceva già il vecchio Senatore Agnelli.

REFERENDUM E PAESE Il manager: spero in un voto positivo. Riforma non perfetta ma qualcosa bisogna pur fare Il premier: non pensiamo solo a non fare la fine della Grecia

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Cassino. Da sinistra Sergio Marchionne e Matteo Renzi

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