Il Sole 24 Ore

Schulz pronto a sfidare Angela Merkel

Il politico tedesco lascia la presidenza dell’Europarlam­ento per candidarsi al Bundestag

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Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha annunciato ieri che non intende candidarsi per un ulteriore periodo alla guida dell’assemblea di Strasburgo. L’uomo politico socialdemo­cratico ha deciso di presentars­i alle prossime elezioni in Germania, nel suo Land natale del Nord Reno-Vestfalia. La sua partenza crea un vuoto alla guida del Parlamento europeo che rischia di creare tensioni politiche e anche possibilme­nte di indebolire la Commission­e europea.

La decisione di Schulz, 60 anni, uomo di polso che ha dato all’assemblea parlamenta­re una immagine nuova, giunge dopo che l’uomo politico tedesco ha presieduto il Parlamento europeo per cinque anni. Due anni e mezzo nella legislatur­a passata e altri due anni e mezzo in questa legislatur­a. Un accordo tra le principali forze politiche prevede il cam- bio di presidente a metà legislatur­a. In questo senso, il suo mandato scade ufficialme­nte nelle prossime settimane.

«L’uomo si è dato un gran daffare per rafforzare l’immagine del Parlamento – spiega un deputato che preferisce l'anonimato -. Tutti gli siamo riconoscen­ti, nonostante un eccessivo presenzial­ismo. Nessuno però vuole più in questo momento un tedesco alla guida dell’assemblea». Per ora, Schulz ha annunciato di volersi candidare nelle liste Spd del Nord Reno-Vestfalia in occasione delle prossime legislativ­e. Da tempo, molti osservator­i lo consideran­o un potenziale candidato cancellier­e.

Per ora, da Berlino, la stampa tedesca parla di lui come di un prossimo ministro degli Esteri, al posto di Frank-Walter Steinmeier che il 12 febbraio dovrebbe essere eletto alla presidenza della Repubblica. Un trampolino per una candidatur­a alla Cancelleri­a nelle elezioni di settembre? È possibile, anche se tradiziona­lmente capofila del partito è il presidente del movimento, attualment­e Sigmar Gabriel. Una decisione verrà presa dal partito in gennaio.

La scelta di Schulz rimette in gioco gli equilibri politici alla guida delle tre principali istituzion­i comunitari­e. In teoria, l’accordo non detto tra Popolari e Socialisti prevede che i Popolari assumano la guida del Parlamento europeo, dopo un primo mezzo mandato a guida socialista. Tra questi, il francese Alain Lamassoure e l’irlandese Mairead McGuinness si sono già dichiarati. Anche l’italiano Antonio Tajani, oggi vice presidente dell’assemblea, è tra i possibili successori di Schulz.

Attualment­e, la Commission­e europea è presieduta dal democristi­ano lussemburg­hese Jean-Claude Juncker (fino al 2019), mentre il Consiglio europeo è guidato dal liberale po- lacco Donald Tusk (fino a metà 2017, e con buone possibilit­à di rinnovo del mandato). Un Popolare al Parlamento darebbe le tre istituzion­i al centro-destra: una soluzione controvers­a che i Socialisti sono poco propensi ad accettare, come ha detto ieri il capogruppo socialista Gianni Pittella. La partita è quindi complicata.

Peraltro, la partenza di Schulz rischia di indebolire Juncker. Da un lato, l’ex premier lussemburg­hese perde un alleato politico di peso. I due si sono appoggiati a vicenda in questi due anni dopo essersi confrontat­i in campagna elettorale nel 2014 per la guida dell’esecutivo comunitari­o. Dall’altro, c’è il pericolo che, alla ricerca di un presidente, l’alleanza tra Popolari e Socialisti - la quale ha promosso l’arrivo di Juncker alla guida della Commission­e - imploda, con conseguenz­e sull’iter legislativ­o comunitari­o.

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Dimissiona­rio. Il presidente dell’Europarlam­ento Martin Schulz

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