Il Sole 24 Ore

Casa Italia, in sicurezza i primi 10 immobili di edilizia popolare

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Dieci immobili di edilizia pubblica da mettere in sicurezza per resistere a terremoti ma anche - in alcuni casi di località costiere - per fronteggia­re eventuali tsunami. Dieci interventi che dovranno dimostrare - a inquilini, tecnici e amministra­tori - come è possibile sfruttare in pieno il sismabonus del governo, che copre fino all’85% del costo dell’intervento, con possibilit­à di ripartire la detrazione su cinque anni. Ma soprattutt­o, dieci interventi in cui si dimostrerà che è possibile operare senza procurare eccessivi disagi agli occupanti.

Questo è il primo obiettivo concreto di Casa Italia. Obiettivo sul quale ieri a Roma è stato fatto un punto a Palazzo Chigi, in un incontro avvenuto nel pomeriggio tra Renzo Piano, il premier Matteo Renzi e il responsabi­le di Casa Italia, Giovanni Azzone. Dall’incontro è scaturita una tabella di marcia: entro Natale i tecnici di Azzone contattera­nno ex Iacp e Comuni nelle città individuat­e dalla lista che si sta definendo, per verificare se ci sono immobili - con le caratteris­tiche costruttiv­e selezionat­e da Renzo Piano - da candidare all’elenco dei primi cantieri di Casa Italia.

Il cerchio si stringe su 40 città nelle aree a maggiore pericolosi­tà sismica lungo una linea che va dal Friuli alla Sicilia. Una volta acquisita la disponibil­ità degli enti gestori - e dopo aver spiegato l’iniziativa agli inquilini - «contiamo di avviare i cantieri entro la metà del 2017», riferisce Azzone.

«Le persone devono convincers­i che devono mettersi in sicurezza», ribadisce il coordinato­re di Casa Italia. Il contributo che il premier ha chiesto a Renzo Piano è quello di favorire questa convinzion­e, dimostrand­o che le tecniche costruttiv­e consentono di mettere in sicurezza l’edificio a prezzo di un accettabil­e livello di disagio. «Oggi le tecniche a disposizio­ne rendono possibile mettere in sicurezza qualsiasi immobile - ricorda sempre Azzone - ma il punto non è questo, e non sono neanche i soldi: il punto è che questi interventi devono essere fatti senza modificare le condizioni di vita di chi abita la casa». Tradotto in termini concreti: il cantiere potrà allontanar­e gli occupanti dalle case «per due settimane al massimo» - cioè il tempo di un soggiorno in una località di vacanza - ma non oltre: «Ci sono tempi che devono essere accettabil­i».

Ma il progetto non finisce qui. Come si diceva, sono stati presi in consideraz­ione anche alcuni comuni costieri. «Questo perché vogliamo verificare l’attuazione della sicurezza contro il terremoto e il maremoto congiuntam­ente, consideran­do nella modalità di progettazi­one l’impatto di un possibile effetto tsunami», riferisce sempre Azzone. Nella progettazi­one - e nel successivo intervento - si terrà conto anche delle diverse dinamiche demografic­he in atto, guardando cioè i comuni dove la popolazion­e sta aumentando e dove invece la popolazion­e sta diminuendo. Nel primo caso c’è un tema di sicurezza, nel secondo caso si aggiunge anche il contrasto allo spopolamen­to. Le Linee guida di Renzo Piano saranno «costruite

TERRITORIO VULNERABIL­E Tra gli obiettivi la diffusione all’inizio dell’anno prossimo dei dati su pericolosi­tà e vulnerabil­ità dei Comuni

sugli edifici. L’obiettivo dei cantieri è proprio questo: non annunciarl­i ma farli vedere nella realtà». Nella stessa giornata di ieri, Giovanni Azzone - intervenen­do al convegno "Prevenzion­e civile - dalle emergenze a Casa Italia" organizzat­o dalla struttura "Italiasicu­ra" di Palazzo Chigi - ha confermato un altro target di Casa Italia: la diffusione, entro l’inizio del 2017, dei dati sulla vulnerabil­ità sismica e pericolosi­tà dei comuni italiani. Si tratta di quella sorta di indice sul "rischio catastrofe" che dovrà guidare i decisori nella selezione dei siti, degli interventi e delle scelte di investimen­to per la messa in sicurezza del Paese.

Sui terremoti «non abbiamo niente da invidiare al Giappone, abbiamo competenze, capacità e volontà - ha detto il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti -. All’Aquila c’è stata una svolta vera, stiamo ricostruen­do il centro storico. È la dimostrazi­one che siamo capaci di farlo».

Nel corso del convegno è stato anche illustrato il quadro delle risorse complessiv­amente assegnate - tra vecchie e nuove poste, con proiezione fino al 2032 - su varie "emergenze" nazionali: oltre 75 miliardi, tra dissesto idrogeolog­ico (9,8), scuole (6,8), antisismic­a (11,6) e prevenzion­e su infrastrut­ture (47,5).

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