Il Sole 24 Ore

A bordo della «Garibaldi», in missione per custodire l’anima dell’Europa

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Almeno qui, a bordo della portaeromo­bili Garibaldi, lo “spirito di Ventotene”, che si prefiggeva di ridare un’anima all’Europa, è ancora vivo e vegeto. E non solo per le innumerevo­li foto di Renzi, Merkel e Hollande che monopolizz­ano dal 22 agosto quasi l’intera “hall of fame” davanti all’ufficio del comandante ma per il lavoro quotidiano di coordiname­nto che, dal giugno scorso, la Garibaldi svolge come Nave ammiraglia nella missione europea Eunavfor Med, nota come operazione Sophia, dal nome della bambina somala nata su una nave tedesca (chiamata proprio Sophia) il 24 agosto 2015.

Un messaggio di speranza che l’alto rappresent­ante per la politica estera e di difesa Ue, Federica Mogherini, e il ministro della Difesa Roberta Pinotti hanno voluto imprimere alla missione con un mandato principale: contrastar­e i trafficant­i di uomini e gli scafisti che organizzan­o i viaggi della morte. «In poco più di un anno – osserva l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, Force commander dell’operazione Sophia forte di dieci unità navali e tre velivoli di vari Paesi Ue – abbiamo neutralizz­ato circa 350 imbarcazio­ni e fatto 101 segnalazio­ni all’autorità giudiziari­a, abbiamo un ottimo rapporto di collaboraz­ione con la procura di Catania». Ma dal 20 giugno si sono aggiunti due altri compiti, l’addestrame­nto della nuova Guardia costiera libica e il contributo all’embargo Onu sulle armi alla Libia in acque internazio­nali.

L’addestrame­nto è cominciato il 26 ottobre e viene svolto con varie modalità sulla nave anfibia olandese Rotterdam e su quella italiana San Giorgio. «In questa prima fase – spiega l’ammiraglio Berutti Bergotto – l’addestrame­nto riguarda 78 militari più cinque tutor libici; dal 5 dicembre imbarchere­mo altre 17 unità in vista di un addestrame­nto a bordo delle motovedett­e libiche nelle loro acque territoria­li che rappresent­erà l’ultimo step formativo dopo quello a bordo delle nostre unità e a terra in Grecia, Malta e Italia». L’obiettivo finale è addestrare almeno 500 uomini con cui collaborar­e in futuro anche per salvare molti di quei migranti (circa 3mila) che ogni anno perdono la vita proprio nelle acque libiche.

Naturalmen­te resta il problema delle strutture a terra con un sistema radar che copra tutta la costa (proprio tra qualche giorno prenderà tra l’altro il via a Forlì l’addestrame­nto da parte dell’Anav di 20 radaristi libici). Ma in mare i libici hanno bisogno di pattugliat­ori e motovedett­e. L’Italia nel 2012 aveva avviato un programma per l’ammodernam­ento della flotta libica della Guardia costiera. Ma delle 10 motovedett­e destinate al Governo libico sei si trovano ancora nel porto tunisino di Biserta e quattro in Campania. Il colonnello libico Abu Nwara, tutor del personale libico in fase di addestrame­nto, non ha dubbi: «Abbiamo già un buon addestrame­nto di base, questi corsi ci formeranno ulteriorme­nte ma quello che ci serve assolutame­nte è poter contare su mezzi adeguati per controllar­e i 2mila km di coste e contrastar­e il traffico di migranti». Il comandante della nave anfibia San Giorgio, Fabio Fares, illustra l’organizzaz­ione dei corsi di base (cartografi­a, diving ecc) ospitati in vere e proprie classi allestite all’interno del ponte anfibio dove ha trovato posto perfino una zona dedicata alla preghiera, una sorta di “moschea galleggian­te”.

Di diversa natura sono i corsi ospitati sulla nave olandese Rot- terdam comandata dal Capitano di vascello Liebregs. Due team da 18 libici ciascuno che si stanno allenando alle emergenze per difesa passiva come incendi a bordo, falle, black-out elettrici e per imparare le procedure per le ispezioni e la raccolta di prove di crimini.

Intanto, in attesa che il Governo libico di unità nazionale guidato da Fayez al-Serraj affronti il problema dei migranti l’Italia continua a essere il primo e quasi unico punto di approdo per migliaia di richiedent­i asilo e migranti economici dalla Libia. Solo ieri sono sbarcati al Porto di Catania 641 dei 1397 salvati negli ultimi due giorni nel Mediterran­eo in dodici operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia costiera.

Una situazione ancora governata dal regolament­o di Dublino che la presidenza di turno slovacca vorrebbe ora modificare con una proposta di revisione. In circostanz­e di flussi migratori “severi” il documento slovacco prevede che “tutti gli Stati” ricollochi­no una parte di migranti, scegliendo “solo alcune categorie” (quelle più integrabil­i, o solo gruppi vulnerabil­i).

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Lavoro comune. L’addestrame­nto di militari libici della guardia costiera sulla San Giorgio

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