Il Sole 24 Ore

«Stop ai negoziati con Ankara»

La reazione del governo turco: «Una decisione inutile perché non vincolante» Strasburgo vota per la sospension­e dei colloqui sull’adesione alla Ue

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pIl Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzion­e non vincolante nella quale chiede il congelamen­to delle trattative di i ngresso della Turchia nell’Unione. La presa di posizione giunge dopo che negli ultimi mesi il governo turco ha reagito in modo autoritari­o al recente tentativo di golpe. La questione del futuro europeo di Ankara sta spaccando i Ventotto da oltre un decennio, e anche sull’eventuale congelamen­to del negoziati i paesi sono divisi.

Il voto, avvenuto a Strasburgo dove il Parlamento europeo è riunito in seduta plenaria, ha visto 479 sì, 37 no e 107 astensioni. Il congelamen­to delle trattative sarebbe una decisione più che altro simbolica. I negoziati avanzano al rallentato­re, non solo perché i Ventotto sono incerti sul daffarsi, ma perché la stessa Turchia dà ormai l’impression­e di non voler più aderire all’Unione. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto del confronto con l’Europa un suo cavallo di battaglia.

Nella risoluzion­e, il Parlamento europeo parla di «misure sproporzio­nate» i n Turchia, in reazione al tentato colpo di stato del luglio scorso. I deputati hanno ricordato che la Turchia è «un partner importante per l’Unione». Tuttavia, in un partenaria­to «la volontà politica di cooperare deve provenire da entrambe le parti» e la Turchia non dimostra «tale volontà politica, dato che le azioni del governo allontanan­o ulteriorme­nte il Paese dal suo percorso europeo».

Il voto parlamenta­re si basa sull’articolo 5 del quadro negoziale. La norma sancisce che «in caso di violazione grave e persistent­e da parte della Tur- chia dei principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamenta­li e dello Stato di diritto su cui si fonda l’Unione, la Commission­e, di sua iniziativa o su richiesta di un terzo degli Stati membri, raccomande­rà di sospendere i negoziati e proporrà le condizioni per la loro eventuale ripresa». L’ultima parola spetta quindi al Consiglio.

La questione turca divide per almeno due motivi. Alcuni paesi consideran­o che l’Unione ha radici cristiane e non è fatta per paesi con una netta maggioranz­a di musulmani. Altri temono che con il suo ingresso i paesi del Nord Europa sarebbero invasi da immigrati turchi. Al tempo stesso, lo sguardo di molti corre al recente accordo tra Ankara e Bruxelles per meglio gestire i flussi migratori provenient­i dal Vicino Oriente. La collaboraz­ione turca è essenziale, e non la si vuole mettere in pericolo.

In questo senso, mentre l’Austria, alla vigilia di delicate elezioni presidenzi­ali, ha chiesto una interruzio­ne toutcourt del negoziato con la Turchia, la Germania e la Francia hanno tentato in queste settimane di calmare i toni, proprio per evitare la fine dell’intesa sull’immigrazio­ne. In aula, l’Alta Rappresent­ante per la Politica Estera e di Sicurezza, Federica Mogherini, ha sotto- lineato i rischi di una sospension­e delle trattative che potrebbe comportare perdite su entrambi i fronti.

I Ventotto stanno negoziando una dichiarazi­one che faccia il punto sull’iter di allargamen­to paese per paese in vista di una riunione ministeria­le del 13 dicembre. «Non potremo non tenere conto della risoluzion­e del Parlamento – ammette un diplomatic­o –. Siamo alla ricerca di un delicato equilibrio tra il mantenere la porta aperta con Ankara e il prendere posizione sugli ultimi avveniment­i». In una riunione recente, 24 paesi su 28 si erano detti favorevoli a mantenere un dialogo costruttiv­o con la Turchia.

In marzo, quando fu trovato un accordo tra Ankara e Bruxelles per meglio gestire l’arrivo di migranti dal Vicino Oriente, i Ventotto accettaron­o di ridare slancio alle trattative di adesione. Da Ankara, il ministero turco per gli Affari europei ha commentato la mozione votata a Strasburgo. Nella nota, il ministero ha affermato che la votazione non ha effetti pratici, visto che il Consiglio europeo è l’unica istituzion­e a poter decidere la sospension­e.

«Anche se una decisione che suggerisce di sospendere i negoziati con la Turchia è presa dal Parlamento europeo - si legge nel comunicato di ieri - questa decisione non è vincolante da un punto di vista giuridico». Mercoledì anche Erdogan si era espresso in proposito. Accusando l’Unione di approggiar­e gli indipenden­tisti curdi, aveva spiegato prima ancora del voto che la votazione è la prova che l’Europa «prende le parti» delle organizzaz­ioni terroristi­che.

LE IMPLICAZIO­NI Un voto vincolante spetta al Consiglio, ma i Ventotto sono divisi. Molti Paesi non vogliono compromett­ere l’intesa sui migranti

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Rapporti tesi con l’Europa. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan

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