Il Sole 24 Ore

Bcc, mediazione fallita sul gruppo unico

Il sistema che fa capo a Iccrea banca darà vita a un gruppo bancar io separato r ispetto al percorso intrapreso dal sistema trentino Azzi: Cassa centrale segue un suo percorso ma «continuiam­o a lavorare per l’unità»

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pLo suo lavoro, che comunque sul piano normativo e regolament­are ha portato a casa risultati, nonostante la mediazione per arrivare alla fusione tra Iccrea banca e Cassa centrale banca non abbia sortito grandi effetti.

Secondo qualcuno Azzi potrebbe anche puntare a un rafforzame­nto della fiducia e magari guardare in futuro anche ad un ruolo nella governance della capogruppo. In ogni caso ormai i tempi per cominciare a dare forma al nuovo o ai nuovi gruppi unici stringe. Ed è fondamenta­lmente per questo motivo che i margini di negoziato con i trentini si sono esauriti. Almeno sull'ipotesi sulla quale si è lavorato fino a ieri: e cioè portare Ccb sotto il controllo di Iccrea e far entrare le Bcc trentine nel capitale della nuova capogruppo, che sarà plasmata su Iccrea banca, e nel quale oggi non sono rappresent­ate. I motivi del contendere sono il peso che le banche trentine avrebbero avuto nella governance, il trasferime­nto della sede da Roma a Milano. Ma in realtà sono in molti a puntare il dito sulla minore efficienza del sistema informatic­o che fa capo a Iccrea rispetto al sistema Phonix di Ccb, al quale fanno comunque capo molto bcc italiane, circa 150.

Ed è tra queste banche che Cassa centrale sta cercando le adesioni per dare vita al gruppo alternativ­o. Con una difficoltà in più rispetto a Iccrea: la legge prevede che la capogruppo debba avere un patrimonio netto minimo di 1 miliardo. Iccrea banca parte da una dotazione di 1,7 miliardi, mentre Ccb parte da circa 280 milioni. Per avere il via libera dalla Banca d'Italia deve raggiunger­e almeno 1,3 miliardi: dunque, chi aderisce al sistema trentino deve mettere mano al portafogli­o. Cassa centrale è fiduciosa e dichiara almeno 70 preadesion­i; la prossima settimana completerà il tour del paese per raccoglier­e i consensi e dovrebbe co- minciare a scoprire le carte sulle forze sulle quali potrà contrare. Iccrea banca ha già presentato una prima struttura del nuovo gruppo alla Bce, che ha dato un via libera di massima nei mesi scorsi.

Manca però la sostanza: il numero di banche che faranno parte del gruppo e il patto di coesione, che dovrà essere uguale per tutti i gruppi per evitare speculazio­ni da parte di chi volesse attirare più banche promettend­o maggiore autonomia rispetto alla capogruppo. La fase vincolante per le adesioni scatterà probabilme­nte nei primi mesi del 2017: a quel punto si vedrà se Cassa centrale banca avrà vinto la sua sfida. Altrimenti dovrà tornare sulla strada del gruppo unico, ma questa volta senza poter più rivendicar­e un peso nella governance della capogruppo. “Lavoriamo con l'obiettivo del gruppo unico - spiega Mauro Pastore, direttore generale della Bcc di Roma - anche se i segnali che questo si possa realizzare non ci sono”.

Ieri il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, ha fornito i dati sul bilancio di coerenza delle Bcc del 2016, da cui emerge che il rapporto tra impieghi e la raccolta è salito dall'83,8 all'84,5 per cento rispetto al 2015, il Cet1 medio si attesta al 16,6% contro una media del 15,1% delle altre banche. Ha poi messo in evidenza come le misure varate in questi giorni dalla Commission­e europea sulle banche hanno lasciato inalterato un meccanismo sponsorizz­ato anche dal credito cooperativ­o e sul quale l'Eba si era mostrata dubbiosa. Si tratta del Sme’s supporting factor, un fattore “mitigante” che consente di ridurre l'assorbimen­to patrimonia­le (dal 100 al 75%) delle banche nel caso di finanziame­nti alle piccole e medie imprese. Grazie a questo fattore nel 2014 le Bcc hanno risparmiat­o un punto percentual­e di Cet1, che corrispond­e a 500 milioni di patrimonio.

IL SISTEMA DELLE BANCHE

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