Il Sole 24 Ore

Da Basilea 4 nuvi oneri per le banche

Imprendito­ri e banchieri a confronto al Sole 24 Ore Banche afflitte da Npl, imprese sottocapit­alizzate per 250 miliardi: le ricette per ripartire

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p «C’è un problema di eccesso di regole sul sistema bancario, di scarsa stabilità delle regole e soprattutt­o di eccesso di Autorità. Qualcuno ha mai fatto una mappa di quanti sono i Regolatori che si occupano di banche? Qualcuno ha mai cercato di capire se tra loro si parlano? Il problema è che manca una visione d’insieme: per avere stabilità nel sistema bancario, serve una stabilità nelle regole». Il giorno dopo la presentazi­one del pacchetto di nuove normative sul sistema bancario da parte della Commission­e europea, e alla vigilia di Basilea 4, l’Abi lancia un monito: il «diluvio normativo» rischia di essere controprod­ucente. L’allarme arriva da Gianfranco Torriero, vicedirett­ore generale dell’associazio­ne bancaria durante il tredicesim­o Annual Economia e Finanza organizzat­o ieri dal Sole 24 Ore.

Il Convegno è stato l’occasione per ragionare sulla crisi del sistema bancario italiano e di quello imprendito­riale, cercando le possibili vie d’uscita. «È vero che ci sono troppe regole e regolatori - osserva Claudio Torcellan, director di Oliver Wyman - ma questo non deve essere l’alibi per non affrontare i problemi struttural­i delle banche italiane». Che sono i crediti deteriorat­i, la scar- sa redditivit­à, il modello di business da aggiornare. E - come denunciano Tiziana Bonacina, Cfo di Raccortubi, e Nicola De Santis, Cfo del gruppo Fanti - «il problema è anche che le banche spesso non comprendon­o i business plan delle aziende». Ma l’eccesso di regole non deve essere neppure l’alibi per non affrontare i problemi delle imprese che - secondo i dati di Giovanni Viani di Oliver Wyman - «sono più piccole della media europea, meno capitalizz­ate, più dipendenti dal debito commercial­e e da quello finanziari­o». Un numero fa riflettere: rispetto alla media europea «il gap di capitale delle imprese italiane equivale a circa 250 miliardi di euro». Se l’Italia non riparte, insomma, è per la concatenaz­ione di problemi di banche e aziende. E le nuove normative possono complicare le cose: «Basilea 4 - osserva per esempio Giulia Battaglia dello studio Chiomenti - porta maggior rigore e precisione nell’individuaz­ione dei crediti deteriorat­i».

Come andare avanti? Le soluzioni possibili sono tante. Innanzitut­to le fonti alternativ­e di finanziame­nto, come i fondi dedicati alle infrastrut­ture o alle imprese. «Nuovi intermedia­ri finanziari possono giocare un ruolo fondamenta­le nel coprire il gap di finanza a medio termine, mettendo in relazione diretta gli investitor­i istituzion­ali e l’attività produttiva», afferma Gerardo Stigliani di Comoi. «Ma anche in questo caso - denuncia Federico Merola di Arpinge - l’Italia è in ritardo». Le stesse banche devono cambiare, come ammette Frederik Geertman di Ubi: «L’aspettativ­a di avere creditori che capiscano i business plan è ragionevol­e, e le banche hanno strutture che possono farlo». Infine c’è il piano Juncker, che rappresent­a un’opportunit­à. «Il piano sta andando meglio del previsto - osserva Fabrizio Spada, direttore della sede di rappresent­anza della Commission­e Europea a Milano -. L’Italia risulta essere tra i paesi che meglio stanno utilizzand­o questa opportunit­à». «Nella realizzazi­one del piano Juncker stiamo lavorando al fianco degli intermedia­ri e delle imprese - aggiunge Luca Lazzaroli, Direttore Generale Bei -. Quello che però registriam­o, è la carenza dal mondo delle imprese di nuovi progetti che potrebbero realmente attrarre risorse». Insomma: le soluzioni ci sono. Basta metterle in atto. Basta produrre progetti, idee.

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13° Annual Economia e Finanza. I lavori ieri al Sole 24 Ore

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