Il Mef rompe gli indugi
Finora in assemblea era stato sempre presente, ma aveva votato solo una volta, cioè contro l’azione di responsabilità ai danni dell’allora ceo Fabrizio Viola. Invece ieri il Tesoro, primo azionista della banca con una quota di poco superiore al 4%, non solo ha deciso di esserci - fornendo un contributo determinante per il raggiungimento del quorum - ma anche di votare in tutte le delibere all’ordine del giorno, secondo quanto dichiarato dal suo rappresentante, Stefano Di Stefano. Scelta di coerenza, forse, visto il ruolo non marginale avuto nelle vicende recenti; anche se ai soci chiedevano cosa farà il Tesoro nei prossimi passi che attendono la banca non è - comprensibilmente - arrivata risposta.
In caso di naufragio, «andremo a Francoforte e valuteremo come muoverci con la Vigilanza», ha detto Morelli. Difficile evitare la risoluzione della banca e, anche se «il bail-in è uno scenario che non abbiamo preso in considerazione», nella risposta scritta fornita a un socio sono contenuti gli effetti numerici: le passività assoggettabili a un eventuale bailin prima dell’intervento del Fondo di risoluzione (con un ammontare stimato di 8 miliardi) sarebbero pari a 13 miliardi su un complesso di passività potenzialmente interessate pari a 64,8 miliardi; considerato che il patrimonio netto della banca sfiora i 9 miliardi, ai titolari delle obbligazioni toccherebbe contribuire con circa 4 miliardi.
Si vedrà. Anche perché ieri, nonostante i comprensibili sfoghi dei tanti piccoli soci, sulle possibilità di successo dell’operazione si coglieva un mood vagamente più positivo delle settimane scorse. Sensazioni, forse, che però sembra percepire anche il mercato, dove i subordinati sono tornati a salire e in Borsa la banca ha recuperato il 3,3% in controtendenza con il settore.