Staffetta alla presidenza, Falciai subentra a Tononi
pIl passato è nelle tlc, la passione per le barche. Ma da oggi in poi Alessandro Falciai dovrà dedicarsi soprattutto – e ancora più del recente passato – alla causa del Monte dei Paschi, di cui è stato eletto presidente ieri. Quando un anno e mezzo fa, forte del 2% della sua Millenium partecipazioni, era entrato nel cda Mps superando la lista di Axa grazie all’appoggio dei fondi, in pochi – lui compreso – pensavano a un futuro da presidente. Ma Alessandro Profumo era a tempo, e quando anche Massimo Tononi ha manifestato l’intenzione di uscire dalla partita, alla fine è toccato a lui, formalmente proposto dalla Fondazione ma con il decisivo avallo del Mef: «L’ingegner Falciai ha la professionalità, l’esperienza, l’integrità personale, unite a una conoscenza approfondita della banca, necessari in una fase delicata», ha detto ieri Marcello Clarich.
L’imprenditore delle Tlc che nel 2012 ha iniziato una nuova vita con la sua Millennium partecipa- zioni, pare abbia recalcitrato e non poco. Sta di fatto che Falciai, che sulla banca ha investito personalmente quasi 200 milioni – a cui potrebbero aggiungersene altri in aumento, anche se «dipenderà dalla nuova struttura dell’azionariato» – in questo anno e mezzo è stato tra i più attivi in consiglio e anche a Francoforte, viste le puntate in Bce da presidente del Comitato nomine.
Falciai subentra a Massimo Tononi, che era stato nominato presidente a inizio 2015 in sostituzione di Alessandro Profumo. Tononi, ex banchiere d’affari in Goldman e sottosegretario nel Governo Prodi, è stato anche presidente di Borsa Italiana ed è tuttora presidente di Prysmian (tra gli altri incarichi, da pochi giorni è anche membro del cda de Il Sole 24 Ore, ndr). Anni fa, era uno dei tre possibili candidati alla presidenza di UniCredit.
Alla presidenza di Mps, Tononi ha fatto squadra con l’ex ad Fabrizio Viola. Insieme, hanno vissuto i difficili mesi di interlocu- zione con la Bce che poi ha portato alla ormai famosa lettera con la richiesta di aumento di capitale da 5 miliardi. Quando da luglio in poi si sono fatte forti le pressioni del consorzio di collocamento guidato da Jp Morgan per sostituire Viola, Tononi ha sempre difeso il ruolo dell’ad. Informandolo passo dopo passo anche delle lettere contenenti il piano di rilancio alternativo proposto da Corrado Passera che a fine luglio invocava la discontinuità al vertice. Quando poi a settembre, il pressing di Jp Morgan per il cambio al vertice di Mps ha avuto la meglio, trovando la sponda decisiva nel Governo, Tononi non ha potuto che prendere atto della prova di forza del Tesoro, che è anche il primo azionista di Mps, e gestire l’uscita di Viola. Ma ritenendo violate le prerogative del cda e anche le sue personali convinzioni, ha ritenuto doveroso dimettersi a sua volta, pur garantendo la gestione della transizione tra Viola e Morelli, che pure gode della sua stima.