Inchiesta Ubi, Bazoli replica: «Sempre rispettato la legge»
p «Dimostrerò in modo inequivocabile che io ho sempre rispettato la legge e ho sempre rispettato la magistratura». Così Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, a proposito della chiusura delle indagini da parte della Procura di Bergamo sulla gestione e governance di Ubi, nata dalla fusione tra la bergamasca Bpu e la bresciana Banca Lombarda, che lo vede indagato assieme ad altre 38 persone.
«Io, anche se è la prima volta che vengo accusato di comportamenti non corretti, è evidente che non faccio venire meno la stima nei confronti della magistratura, anche se - ha proseguito Bazoli, a margine della presentazione della mostra Bellotto e Canaletto alle Gallerie d’Italia - non posso nascondere lo sconcerto, quasi la meraviglia, per essere, dopo 30 anni di servizio reso senza che non ci fosse da parte di nessuno un dubbio circa la correttezza dei miei comportamenti, oggetto di questa indagine».
«Questo dopo 30 anni di servizio che credo abbia reso al paese anche dei risultati di qualche rilevanza - ha spiegato Bazoli - Aggiungo che anche in questa circostanza il mio comportamento, oltre che conforme totalmente alla legge, è un comportamento che è stato in ogni caso da me tenuto e svolto nell’interesse del Paese, nell’interesse cioè di assicurare al sistema bancario italiano la presenza e il successo che è indiscutibile di Ubi, che è una delle grandi banche di questo paese».
Bazoli rientra tra le 40 persone indagate nell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Bergamo, che avrebbe accertato l’esistenza di un patto occulto tra le due anime della banca, quella orobica e quella bresciana, teso ad assicurarsene il pieno controllo su Ubi, la quarta banca italiana. La procura nei giorni scorsi ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini avviate nel 2014 a carico di una vasta schiera di amministratori della banca bresciano-bergamasca attualmente guidata da Victor Massiah. Tra loro, figurano Andrea Moltrasio e Mario Cera, rispettivamente presidente del consiglio di sorveglianza; oltre a Massiah, figura anche Franco Polotti che, nel periodo dei fatti contestati (dal maggio 2009 al luglio del 2013), ha ricoperto più cariche nel gruppo. Il tutto, secondo la Procura, sarebbe avvenuto con il «consapevole concorso di Giovanni Bazoli» anche nella sua qualità di presidente dell’associazione “amici della banca lombarda e piemontese” e di Emilio Zanetti.