Euforia in Usa Ma l’ area euro resta sotto tiro
Trump spinge Wall Street I dissensi nella Bce comprimono l’Eurozona con le incognite politiche
La festa del Ringraziamento negli Stati Uniti ha incorniciato un’euforia che a Wall Street mancava da mesi.
Prima del riposo festivo di giovedì (giorno di chiusura di Plus24), l’indice Dow Jones Industrial ha superato il record di diciannovemila punti; l’indice, che raccoglie trenta tra le principali società Usa quotate, è stato trainato dalla banca d’affari Goldman Sachs e dal colosso delle macchine per costruzioni Caterpillar, saliti rispettivamente del 16% e del 13% dall’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha promesso tagli fiscali e stimoli alla crescita.
Il dollaro ha toccato i massimi da oltre 13 anni e i rendimenti obbligazionari si sono impennati per scontare aspettative di inflazione e il rialzo dei tassi di interesse. In realtà, il titolo di Stato Usa biennale all’1,13% sconta solo un paio di strette oltre a quella di dicembre data per certa. Nel medio termine gli investitori prenderanno misure più precise ai provvedimenti del Congresso, ma per ora la buona statistica sugli ordini dei beni durevoli è bastata a suggellare l’ottimismo, trasferito in parte all’Europa e al Giappone. La debolezza dello Yen ha sostenuto gli esportatori nipponici e la moneta unica quasi alla parità con il biglietto verde fa sperare in vantaggi competitivi che si intrecciano alle previsioni positive delle aziende dell’Eurozona in novembre. Tuttavia, la finanza del Vecchio Continente resta sotto il tiro incrociato delle mosse della Banca Centrale Europea e delle tensioni politiche. I titoli governativi Ue hanno patito le indiscrezioni su modifiche al piano di acquisti della Bce, rientrate con voci di un nulla di fatto in dicembre, che però si sono rivelate un boomerang, in quanto segnale di un disaccordo nel Consiglio dell’autorità monetaria; soffrono in particolare gli italiani che somatizzano il referendum, a braccetto con le banche, e i francesi che fibrillano per le elezioni all’Eliseo.
L’allargamento degli spread verso la Germania, il sottotono delle azioni Europee rispetto a quelle di New York e Tokyo e la debolezza dell’Euro possono essere i sintomi di un attacco speculativo all’Ue, secondo Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners, che precisa: «Non proprio un inizio conclamato, ma un flettere i muscoli in attesa di un catalizzatore efficace, il referendum italiano».