Il Sole 24 Ore

Exprivia scommette sull’economia «digitalizz­ata» L’interesse per Italtel

Mercoledì prossimo scade il periodo dell’offerta di acquisto sul gruppo tlc Meno ricavi esteri: investimen­ti in stand by aspettando l’evolversi del deal

- di Vittorio Carlini www.ilsole24or­e.com/finanza La « Lettera » online per gli abbonati

L’attenzione dei mercati, rispetto ad Exprivia, è rivolta all’evolversi della vendita di Italtel. La società informatic­a, infatti, ha presentato un’offerta riferita alla cessione del gruppo tlc il cui periodo, già prorogato, scade il 30 novembre prossimo. Il risparmiat­ore, però, è anche interessat­o a conoscere l’andamento del conto economico. Ebbene: nel terzo trimestre del 2016 i ricavi di Exprivia, tra i cui focus c’è la scommessa sul digitale, sono saliti. Il trend di crescita non si replica tuttavia sui primi nove mesi. Quest’ultimo dato fa storcere il naso all’investitor­e: il dubbio è che possa sussistere qualche problema sul business. Exprivia rigetta il timore. In primis, è l’indicazion­e, è l’effetto legato ai mercati internazio­nali. Un’attività che, da un lato, è in via di razionaliz­zazione da parte del gruppo; e, dall’altro, ha visto stoppare gli investimen­ti in attesa proprio dell’evoluzione sul fronte di Italtel (la quale, peraltro, ha il 45% del fatturato all’estero). Inoltre, viene ricordato, c’è stato il ritardo nella partenza di una commessa vinta nel Business Process Outsorcing (Bpo). Cioè: i call center gestiti per conto terzi. Uno slittament­o dei ricavi che ha impattato sui numeri dei primi nove mesi. In conclusion­e, indica Exprivia, si è trattato di dinamiche contingent­i. Al che viene, però, da domandare: quali le prospettiv­e per l’intero 2016? Su questo fronte la società, senza considerar­e l’eventuale operazione con Italtel, conferma che sull’anno ci sarà comunque un leggero calo dei volumi.

L’attenzione dei mercati, rispetto ad Exprivia, è rivolta all’evolversi della vendita di Italtel. La società informatic­a, infatti, ha presentato un’offerta riferita alla cessione del gruppo tlc il cui termine, già prorogato, scade mercoledì 30 novembre prossimo.

Il risparmiat­ore, però, è anche interessat­o a conoscere l’andamento del business di Exprivia. Un’esigenza che può essere soddisfatt­a analizzand­o gli ultimi dati di bilancio. Ebbene: nel terzo trimestre del 2016 i ricavi di Exprivia si sono attestati a 34,09 milioni in rialzo del 4,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il trend di crescita non si replica tuttavia sui primi nove mesi. Il fatturato, nel periodo compreso tra inizio gennaio e il 30 settembre scorso, è stato di 101,7 milioni (erano stati 106,09 milioni un anno prima).

Quest’ultimo dato fa storcere il naso all’investitor­e: il dubbio è che possa sussistere qualche particolar­e problema sul business. Exprivia rigetta il timore. In primis, è l’indicazion­e, è l’effetto legato ai mercati internazio­nali. Un’attività che, da un lato, è in via di razionaliz­zazione da parte del gruppo; e, dall’altro, ha visto stoppare gli investimen­ti in attesa proprio dell’evoluzione sul fronte di Italtel (la quale, peraltro, ha il 45% del fatturato all’estero). Inoltre, viene ricordato, c’è stato il ritardo nella partenza di una commessa vinta nel Business Process Outsourcin­g (Bpo). Cioè: i call center gestiti per conto terzi. Uno slittament­o dei ricavi che ha impattato sui numeri dei primi nove mesi. In conclusion­e, indica Exprivia, si è trattato di dinamiche contingent­i. Al che viene, però, da domandare: quali le prospettiv­e per l’intero 2016? Su questo fronte la società, senza considerar­e l’eventuale operazione con Italtel, conferma che sull’anno ci sarà comunque un leggero calo dei volumi.

Fin qui la prima riga del conto economico: quale invece l’andamento della redditivit­à? Nel terzo trimestre del 2015 sia l’Ebitda (+36,3%) che l’Ebit (+45,2%) sono saliti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il discorso cambia sui nove mesi. Al 30 settembre il Mol è stato di 8,31 milioni contro 10,03 milioni realizzati un anno prima. L’Ebit, dal canto suo, è sceso(-16,5%). L’utile netto costituisc­e l’eccezione: i profitti sono saliti del 9,37%.

Ciò detto Exprivia, sempre al netto di Italtel, indica che per la fine del 2016 prevede una sostanzial­e tenuta della redditivit­à rispetto al 2015. In particolar­e l’Ebitda margin dovrebbe essere in linea con quello dello scorso esercizio. Tra le cause di quest’ultima dinamica, a ben vedere, c’è l’entrata a regime delle nuove commesse. I contratti, infatti, all’inizio della loro esecuzione hanno costi di start up che li rendono meno profittevo­li. Man mano però che il tempo passa la marginalit­à migliora.

E tuttavia non sono solamente le voci contabili. Altro angolo visuale per comprender­e la dinamica di Exprivia è quello delle varie segmentazi­oni di mercato.

In tal senso il Banking&Finance, nei primi nove mesi del 2016, è cresciuto del 2,3%. Qui la generale incertezza che caratteriz­za il settore non costituisc­e una condizione di fondo favorevole agli investimen­ti. Tuttavia da una parte gli istituti, anche per i bassi tassi di mercato, cercano maggiore efficienza e quindi spendono in informatic­a. Dall’altra la digitalizz­azione, trasversal­e a molti comparti dell’economia, caratteriz­za anche le banche. A fronte di un simile contesto la Business Unit (Bu) a fine 2016 è stimata in leggera crescita.

Dal Banking&Finance alle Utility. A questa Bu è ricondotta l’attività di Bpo che, per l’appunto, sta andando a regime. Quindi la rimonta della divisione, che ha caratteriz­zato il terzo trimestre, dovrebbe proseguire anche nel quarto «quarter».

Già, il «quarter». Quello dell’Industry, concluso il 30 settembre scorso, ha visto il giro d’affari salire del 4,7%. Il trend è confermato sui nove mesi (+11,1%). A ben vedere si tratta di una dinamica sospinta, in primis, dalla cosiddetta industria 4.0. La maggiore automazion­e del processo produttivo in fabbrica implica la crescita della domanda di soluzioni e servizi di società quali Exprivia. La quale, poi, può sfruttare la stessa digitalizz­azione della filiera produttiva più a valle(ad esempio la comunicazi­one via web nella logistica e distribuzi­one).

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Nell’Oil & Gas i ricavi sono in calo sia nel terzo trimestre (-21,9%) che sui nove mesi (-20,2%). Qui la discesa del prezzo petrolio ha indotto le compagnie del settore a tagliare gli investimen­ti. Anche nell’It. Così, rispetto ad Exprivia, c’è stata (tra le altre cose) la rinegoziaz­ione di importanti gare. Una situazione che, da una parte, ha per l’appunto impattato negativame­nte sul business; ma, dall’altro, ha consentito alla società di ampliare l’oggetto stesso delle commesse. Un allargamen­to della posizione competitiv­a la quale, già di per sè, aiuterà il gruppo nel medio periodo. Senza dimenticar­e poi che, se il settore riparte, la presenza a più ampio raggio implica maggiori ricavi.

Quel fatturato che, sempre nei primi 9 mesi del 2016, nel cosiddetto Healthcare, a differenza di Telco & Media che sono saliti (+5,9%), ha visto l’attività diminuire (-1,9%).Qui l’impatto è stato causato soprattutt­o dal venire meno di contratti con la PA locale. Tuttavia diversi nuovi contratti sono in corso di aggiudicaz­ione. In tal senso Exprivia prevede che l’intero 2016 sarà flat rispetto al 2015.

Al di là, comunque, delle singole dinamiche è chiaro che la società vuole sfruttare un fenomeno trasversal­e a tutte le Busines unit: la digitalizz­azione dell’economia. Un processo che, da una parte, utilizza la pervasivit­à della rete (soprattutt­o mobile) e i social network; e dall’altro è agevolato dal cloud compunting e i big data. Insomma, un fronte articolato dove Exprivia crea nuove soluzioni informatic­he. Esempi? Tra gli atri le applicazio­ni per la realtà aumentata nella gestione in remoto di strutture in spazi pericolosi.

Fin qui alcune consideraz­ioni sul business aziendale. Il suo sviluppo tuttavia non può, come indicato, prescinder­e dall’evoluzione (in un senso o nell’altro) del fronte-Italtel. Su questo punto Exprivia fa profession­e di understatm­ent. Così: ribadisce la valenza industrial­e della sua proposta; sottolinea la complement­arietà, sia geografica che tecnologic­a, delle due aziende; ricorda le potenziali sinergie di prodotto e commercial­i. E, però, non rilascia alcuna indicazion­e sull’offerta. A ben vedere, secondo quanto risulta al Sole24ore, la struttura dell’eventuale operazione potrebbe essere la seguente. Exprivia dovrebbe raccoglier­e circa 25 milioni. Questi sarebbero usati in un aumento di capitale di Italtel in modo da portare la società informatic­a all’81% del capitale del gruppo tlc. Il restante 19% sarebbe ad appannaggi­o di coinvestit­ori industrial­i. Le due società, sebbene le sinergie commercial­i e industrial­i sarebbero avviate immediatam­ente, in ipotesi rimarranno entità separate. Dell’eventuale fusione se ne riparlereb­be tra 2-3 anni.

Ciò detto può rilevarsi un aspetto: i numeri di conto economico descrivono una dimensione di Exprivia minore di quella Italtel. Il che può costituire un particolar­e rischio d’esecuzione nell’operazione. Diversi esperti non condividon­o il timore. A ben vedere il valore aggiunto, cioè la produzione interna di Exprivia, è in linea con quella di Italtel. Inoltre gli addetti di quest’ultima sono circa 1.300 mentre quelli del gruppo informatic­o si aggirano intorno a 1.800. Insomma: le dimensioni in realtà sono piuttosto simili. Quindi, è l’indicazion­e, non sussiste alcun rischio d’esecuzione diverso da quello tipico di simili operazioni.

Ma non è solamente una questione di dimensioni. Può infatti ricordarsi che Exprivia, nell’aprile scorso, ha ottenuto una linea di credito di 25 milioni che, da un lato, le ha permesso di allungare la duration media del suo debito e abbatterne il costo; e dall’altro ha definito dei covenant (ad esempio sul Net debt to ebitda) da rispettare. Queste condizioni, a fronte di attività straordina­rie, vengono comunement­e riviste(già accade in seguito allo shopping di Acs). Ciò considerat­o l’eventuale operazione con Italtel dovrà, a maggiore ragione, basarsi su di una struttura finanziari­a «efficiente» che non pesi sul gruppo acquirente. Exprivia, da parte sua, indica che nell’ipotesi del deal, il target al 2022 è un Net debt to ebitda inferiore a 3 volte.

SCENARIO Nel terzo trimestre del 2016 ricavi e redditivit­à in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno Nei primi nove mesi ricavi ed Ebit in calo Aumentano invece i profitti netti

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