Raccolta di capitali online allargata a tutte le Pmi
pIl lavoro svolto in commissione Bilancio alla Camera ha solo ritoccato l’impianto di Industria 4.0 e più in generale delle misure per la crescita.
Tra le novità passate quasi inosservate c’è l’estensione del cosiddetto «equity crowdfunding», la disciplina dei portali online dedicati alla raccolta di capitali per le aziende. Attualmente il crowdfunding è riservato alle startup innovative e alla categoria delle «Pmi innovative», con un emendamento approvato in commissione si modifica il Testo unico della finanza consentendo la raccolta di capitale di rischio da parte delle Pmi in generale, come definite dalle regole europee, e da parte di fondi che investono prevalentemente in Pmi.
Il capitolo Industria 4.0 si è arricchito di 30 milioni in due anni per i competence center (si veda l’articolo in alto) e di una parziale estensione del tipo di macchine che possono rientrare tra le agevolazioni. Nella sezione che riguarda i macchinari controllati da sistemi computerizzati o gestiti tramite sensori, si precisa che sono agevolabili anche gli investimenti che riguardano sia le macchine utensili sia gli im- pianti per la trasformazione dei materiali. Tra i sistemi per la qualità e la sostenibilità, poi, vengono inseriti anche i componenti per il monitoraggio dei consumi idrici o energetici e per la riduzione delle emissioni.
Tra le misure che invece non figuravano nel Ddl iniziale e che sono state aggiunte alla Camera si può citare lo stanziamento, 10 milioni in due anni, destinato a finanziamenti agevolati a favore di cooperative costituite da lavoratori di aziende in crisi e di cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata, e al consolidamento di cooperative del Mezzogiorno.
Significative le modifiche della norma sul visto per gli investitori stranieri. Il Ddl, nella versione trasmessa dal governo alla Camera, prevedeva in deroga al “decreto flussi” uno speciale re- gime di durata biennale (rinnovabile, in alcuni casi, per ulteriori tre anni) in caso di ingresso e soggiorno per periodi superiori a tre mesi. Necessario garantire investimenti pari ad almeno: due milioni di euro in titoli di Stato italiani, da mantenere per almeno due anni; oppure un milione in partecipazioni in società italiane, anch’essi per almeno due anni; oppure ancora un milione in donazioni filantropiche nei settori della cultura, istruzione, gestione dell’immigrazione, ricerca scientifica o recupero dei beni culturali. Alla Camera si è prevista una quarta opzione: investimenti in startup innovative per almeno 500mila euro. Ma nel contempo si stringono i controlli sulla provenienza dei fondi, con modalità di verifiche preliminari che dovranno essere fissate da un decreto dello Sviluppo. Non solo: per chi nell’ambito della procedura di richiesta del visto esibisce o trasmette documenti falsi si prevede la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni. Si specifica inoltre che, tra le cause di revoca, c’è la dismissione dell’investimento in titoli di Stato o in quote di aziende prima della scadenza di due anni.
IL PIANO «ATTRAZIONE» «Visto investitori» anche per investimenti in startup per almeno 500mila euro ma scattano controlli rigidi sulla provenienza dei fondi