Welfare aziendale e competenze per «governare» Industria 4.0
La bandiera della disruption digitale, che divora vecchi modelli di business, svetta su tutte le strategie delle grandi aziende internazionali. Prima negli Stati Uniti poi, con logiche diverse di capofiliera, in Germania, ora con un passo meno compassato anche da noi. Consapevole che nessuna grande rivoluzione industriale può compiersi senza effetti collaterali se non governata, il sistema articolato governoimprese-sindacati ha finalmente compreso la valenza “distruttiva” dei cambiamenti ormai noti come Industria 4.0 (il nome è un’etichetta alla moda, ma la sostanza tutt’altro che effimera) e sta avviando il confronto in modo consequenziale.
Esagera Alec Ross, uno dei più seguiti esperti statunitensi in materia di tecnologia, a disegnare un futuro di professioni tradizionali quasi integralmente cancellate dalla digitalizzazione. Ma la sua iperbole pone un tema di confronto molto serio: la di sin terme di azione chele informazioni digitali imprimono alla catena produzione- distribuzioneconsumo andrà gestita con una profonda ristrutturazione delle competenze del capitale umano. Relazioni sindacali, formazione, collegamento scuola-lavoro diventano giocoforza l’altra metà di questa rivoluzione copernicana. E non a caso sono entrati nell’agenda del tavolo del 7 dicembre, quando Confindustria e sindacati discuteranno di quel «patto tra gli attori della fabbrica» che dovrà inaugurare la nuova stagione nelle relazioni industriali.
L’obiettivo è accrescere la competitività interna delle aziende, una sfida che piano piano inizia a diventare condivisa tra le parti sociali. In questo senso il rinnovo, che torna unitario, del contratto dei metalmeccanici può essere un punto da cui partire, in quanto valorizza due dei pilastri del nuovo corso di Industria 4.0: un accento più marcato sullo scambio salarioproduttività in azienda, nel luogo cioè dove si genera la ricchezza, e un forte investimento in formazione del capitale umano, con il riconoscimento, per la prima volta, di un diritto soggettivo all’ aggiornamento delle competenze dei lavoratori.
Il salto in avanti è la condivisione dei risultati, e questo può rappresentare il filo conduttore delle rinnovate relazioni industriali. Proprio nell’epoca di Industria 4.0, in cui innovazione, velocità, cambiamento sono i paradigmi della moderna manifattura. Si tratta di entrare in una nuova dimensione, sfruttando le potenzialità del welfare aziendale (aumento di produttività per le imprese e buste paga più pesanti per i lavoratori) e aggiungendo percorsi di apprendimento continui per preparare, vecchi e nuovi assunti, al nuovo lavoro 4.0.