Il Sole 24 Ore

Welfare aziendale e competenze per «governare» Industria 4.0

- Carmine Fotina Claudio Tucci

La bandiera della disruption digitale, che divora vecchi modelli di business, svetta su tutte le strategie delle grandi aziende internazio­nali. Prima negli Stati Uniti poi, con logiche diverse di capofilier­a, in Germania, ora con un passo meno compassato anche da noi. Consapevol­e che nessuna grande rivoluzion­e industrial­e può compiersi senza effetti collateral­i se non governata, il sistema articolato governoimp­rese-sindacati ha finalmente compreso la valenza “distruttiv­a” dei cambiament­i ormai noti come Industria 4.0 (il nome è un’etichetta alla moda, ma la sostanza tutt’altro che effimera) e sta avviando il confronto in modo consequenz­iale.

Esagera Alec Ross, uno dei più seguiti esperti statuniten­si in materia di tecnologia, a disegnare un futuro di profession­i tradiziona­li quasi integralme­nte cancellate dalla digitalizz­azione. Ma la sua iperbole pone un tema di confronto molto serio: la di sin terme di azione chele informazio­ni digitali imprimono alla catena produzione- distribuzi­oneconsumo andrà gestita con una profonda ristruttur­azione delle competenze del capitale umano. Relazioni sindacali, formazione, collegamen­to scuola-lavoro diventano giocoforza l’altra metà di questa rivoluzion­e copernican­a. E non a caso sono entrati nell’agenda del tavolo del 7 dicembre, quando Confindust­ria e sindacati discuteran­no di quel «patto tra gli attori della fabbrica» che dovrà inaugurare la nuova stagione nelle relazioni industrial­i.

L’obiettivo è accrescere la competitiv­ità interna delle aziende, una sfida che piano piano inizia a diventare condivisa tra le parti sociali. In questo senso il rinnovo, che torna unitario, del contratto dei metalmecca­nici può essere un punto da cui partire, in quanto valorizza due dei pilastri del nuovo corso di Industria 4.0: un accento più marcato sullo scambio salariopro­duttività in azienda, nel luogo cioè dove si genera la ricchezza, e un forte investimen­to in formazione del capitale umano, con il riconoscim­ento, per la prima volta, di un diritto soggettivo all’ aggiorname­nto delle competenze dei lavoratori.

Il salto in avanti è la condivisio­ne dei risultati, e questo può rappresent­are il filo conduttore delle rinnovate relazioni industrial­i. Proprio nell’epoca di Industria 4.0, in cui innovazion­e, velocità, cambiament­o sono i paradigmi della moderna manifattur­a. Si tratta di entrare in una nuova dimensione, sfruttando le potenziali­tà del welfare aziendale (aumento di produttivi­tà per le imprese e buste paga più pesanti per i lavoratori) e aggiungend­o percorsi di apprendime­nto continui per preparare, vecchi e nuovi assunti, al nuovo lavoro 4.0.

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