Per il cumulo esteso ai professionisti verifica sui costi
L’estensione del cumulo gratuito ai contributi accreditati presso le Casse dei liberi professionisti è un ulteriore passo in avanti verso le sempre più frammentate posizioni contributive dei lavoratori di oggi. Dal punto di vista dei professionisti, quindi, è una novità positiva, perché consentirebbe di valorizzare tutti i contributi versati in più gestioni senza oneri aggiuntivi (richiesti dalla ricongiunzione) o senza la penalizzazione derivante dal calcolo contributivo che caratterizza la totalizzazione.
Il cumulo è stato introdotto dalla legge di Stabilità 2013 e prevede l’utilizzo dei con- tributi accreditati presso l’Inps in qualità di lavoratori dipendenti, autonomi (incluso la gestione separata) e delle forme sostitutive ed esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria senza la necessità di ricorrere alla ricongiunzione onerosa al fine di conseguire un’unica pensione di vecchiaia con i requisiti previsti dalla riforma del 2011 (66 anni 7 mesi fino al 31 dicembre 2018). Ogni gestione interessata paga la pensione pro quota in base alle sue regole.
Con la prima versione del disegno di legge di Bilancio, messo a punto dal governo, è stato concesso l’utilizzo del cumulo anche se si è maturato il diritto a pensione in una delle gestioni in cui si sono versati i contributi, ed è stato esteso alla pensione anticipata.
Finora non era stata prevista la possibilità di valorizzare le contribuzioni versate alle Casse dei professionisti disciplinate dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996 perché come si legge anche nelle slide di presentazione delle novità messe a punto dal sottosegretario Tommaso Nannicini le «Casse autonome hanno meccanismi di funzionamento e sostenibilità finanziaria indipendenti, con proprie regole su ricongiunzioni onerose». Inoltre questi enti possono prevedere requisiti minimi diversi da quelli generali per l’accesso al pensionamento.
Con l’approvazione dell’emendamento alla legge di Bilancio, il cumulo viene esteso alle Casse. Dal punto di vista dei requisiti, ciò non dovrebbe costituire un problema: chi vuole fruire del cumulo dovrà maturare i relativi minimi richiesti, anche se superiori a quelli previsti dalle singole Casse, come già avviene con la totalizzazione.
Dal punto di vista finanziario, invece, la novità può determinare un esborso anticipato della prestazione pensionistica rispetto alla data di effettiva maturazione dei requisiti propri, con conseguenze sui bilanci degli enti.
Un esempio può aiutare a comprenderne meglio l’effettiva portata. La Cassa dei dottori commercialisti paga la pensione di vecchiaia ai vecchi iscritti con 25 anni di contribuzione e 70 anni di età. Ma se il lavoratore ha ulteriori 18 anni di contributi accreditati presso altre gestioni (non ricongiunti) può accedere alla pensione anticipata prescindendo dall’età anagrafica. Quindi se tali requisiti vengono raggiunti a 62 anni, la Cassa si troverà a pagare la pensione con 8 anni di anticipo.
La copertura finanziaria prevista attualmente nella legge di Bilancio è solo per eventuali extracosti a carico dell’Inps. Proprio per questo motivo, Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp (l’associazione delle Casse), pur condividendo il principio che si deve favorire la valorizzazione di tutti i contributi, in merito al nuovo cumulo è «favorevole, se non costa contributi di altri. Sì dunque se c’è piena copertura, altrimenti è un’ingerenza indebita», perché nelle Casse se un iscritto riceve un beneficio è il collega che glielo paga e non lo Stato. Perplessità invece sul metodo utilizzato, che non ha previsto una consultazione delle parti, al pari di quanto avvenuto di recente con la rottamazione delle cartelle.
PRO E CONTRO La novità è positiva perché consente di valorizzare tutti i contributi ma impatta sui bilanci