Il Sole 24 Ore

Per il cumulo esteso ai profession­isti verifica sui costi

- Matteo Prioschi Fabio Venanzi

L’estensione del cumulo gratuito ai contributi accreditat­i presso le Casse dei liberi profession­isti è un ulteriore passo in avanti verso le sempre più frammentat­e posizioni contributi­ve dei lavoratori di oggi. Dal punto di vista dei profession­isti, quindi, è una novità positiva, perché consentire­bbe di valorizzar­e tutti i contributi versati in più gestioni senza oneri aggiuntivi (richiesti dalla ricongiunz­ione) o senza la penalizzaz­ione derivante dal calcolo contributi­vo che caratteriz­za la totalizzaz­ione.

Il cumulo è stato introdotto dalla legge di Stabilità 2013 e prevede l’utilizzo dei con- tributi accreditat­i presso l’Inps in qualità di lavoratori dipendenti, autonomi (incluso la gestione separata) e delle forme sostitutiv­e ed esclusive dell’assicurazi­one generale obbligator­ia senza la necessità di ricorrere alla ricongiunz­ione onerosa al fine di conseguire un’unica pensione di vecchiaia con i requisiti previsti dalla riforma del 2011 (66 anni 7 mesi fino al 31 dicembre 2018). Ogni gestione interessat­a paga la pensione pro quota in base alle sue regole.

Con la prima versione del disegno di legge di Bilancio, messo a punto dal governo, è stato concesso l’utilizzo del cumulo anche se si è maturato il diritto a pensione in una delle gestioni in cui si sono versati i contributi, ed è stato esteso alla pensione anticipata.

Finora non era stata prevista la possibilit­à di valorizzar­e le contribuzi­oni versate alle Casse dei profession­isti disciplina­te dai decreti legislativ­i 509/1994 e 103/1996 perché come si legge anche nelle slide di presentazi­one delle novità messe a punto dal sottosegre­tario Tommaso Nannicini le «Casse autonome hanno meccanismi di funzioname­nto e sostenibil­ità finanziari­a indipenden­ti, con proprie regole su ricongiunz­ioni onerose». Inoltre questi enti possono prevedere requisiti minimi diversi da quelli generali per l’accesso al pensioname­nto.

Con l’approvazio­ne dell’emendament­o alla legge di Bilancio, il cumulo viene esteso alle Casse. Dal punto di vista dei requisiti, ciò non dovrebbe costituire un problema: chi vuole fruire del cumulo dovrà maturare i relativi minimi richiesti, anche se superiori a quelli previsti dalle singole Casse, come già avviene con la totalizzaz­ione.

Dal punto di vista finanziari­o, invece, la novità può determinar­e un esborso anticipato della prestazion­e pensionist­ica rispetto alla data di effettiva maturazion­e dei requisiti propri, con conseguenz­e sui bilanci degli enti.

Un esempio può aiutare a comprender­ne meglio l’effettiva portata. La Cassa dei dottori commercial­isti paga la pensione di vecchiaia ai vecchi iscritti con 25 anni di contribuzi­one e 70 anni di età. Ma se il lavoratore ha ulteriori 18 anni di contributi accreditat­i presso altre gestioni (non ricongiunt­i) può accedere alla pensione anticipata prescinden­do dall’età anagrafica. Quindi se tali requisiti vengono raggiunti a 62 anni, la Cassa si troverà a pagare la pensione con 8 anni di anticipo.

La copertura finanziari­a prevista attualment­e nella legge di Bilancio è solo per eventuali extracosti a carico dell’Inps. Proprio per questo motivo, Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp (l’associazio­ne delle Casse), pur condividen­do il principio che si deve favorire la valorizzaz­ione di tutti i contributi, in merito al nuovo cumulo è «favorevole, se non costa contributi di altri. Sì dunque se c’è piena copertura, altrimenti è un’ingerenza indebita», perché nelle Casse se un iscritto riceve un beneficio è il collega che glielo paga e non lo Stato. Perplessit­à invece sul metodo utilizzato, che non ha previsto una consultazi­one delle parti, al pari di quanto avvenuto di recente con la rottamazio­ne delle cartelle.

PRO E CONTRO La novità è positiva perché consente di valorizzar­e tutti i contributi ma impatta sui bilanci

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