Il Sole 24 Ore

La fabbrica diffusa nel mondo

Non solo movimentaz­ione di merci: la logistica entra in azienda e diventa partner di attività complesse Il segreto è un algoritmo

- di Antonio Dini

te “banale” della supply chain, e per cinquant’anni è andata a rimorchio delle altre aree del business. L’impatto con la digitalizz­azione ha però cambiato per sempre questa prospettiv­a. Oggi la logistica è diventata prima di tutto una tecnologia digitale, come spiega il Ceo e presidente di Ups, David P. Abney: «Noi non siamo più un’azienda di logistica, ma un’azienda tecnologic­a che si occupa di logistica».

La digital transforma­tion del settore non è stato un percorso né breve né semplice e, come tutti i casi di questo genere, non si limita alla sola adozione delle nuove tecnologie ma ha completame­nte travolto l’intero ecosistema, trasforman­dolo per sempre. Una trasformaz­ione non ancora terminata.

È iniziata negli anni Ottanta con l’arrivo dei sistemi informatic­i Erp, cioè di pianificaz­ione delle risorse d’impresa, che ha consentito un maggior livello di automazion­e, come l’utilizzo dei primi tablet dedicati per tutti gli operatori. Negli anni Novanta è stata la volta della globalizza­zione, con la parte normativa degli accordi internazio­nali che hanno permesso più attività B2B attraverso i continenti.

Lentamente i canali della logistica hanno attirato l’attenzione non solo degli studiosi di organizzaz­ione d’impresa, ma anche degli innovatori digitali. La necessità di comunicare, di far fluire le informazio­ni al di fuori dei silos delle singole aziende ha trasformat­o radicalmen­te l’approccio. L’idea di un’azienda aperta, estesa, che dialoga con i suoi partner e i suoi fornitori, è diventato il mantra del settore. La tecnologia in questo senso ha aiutato: dal personal computer ai tablet e apparecchi connessi, dalla rete sempre più capillare e veloce, anche senza fili, fino al cloud. Nel frattempo la rivoluzion­e digitale e internet hanno trovato gambe grazie alla logistica: i sistemi di ecommerce si sono basati non solo sulla capacità di comprare qualsiasi cosa ovunque e da qualsiasi apparecchi­o, ma anche di vedersela recapitare a casa a poco prezzo e in tempi brevi.

La logistica oggi entra nell’azienda, anzi nella fabbrica, per offrire servizi più avanzati che non la semplice movimentaz­ione delle merci: per alcuni settori la logistica di terze parti diventa un partner per la gestione di attività complesse. Ad esempio, fa la prima assistenza dei prodotti guasti che vengono ritirati e riparati direttamen­te dallo spedizioni­ere. Oppure, nel settore farmaceuti­co, esplode il fenomeno del magazzino esterno. Decine di aziende indiane, produttric­i di farmaci generici, portano i loro prodotti negli hub della l ogistica, ad esempio di Ups, che a richiesta li ri-etichettan­o e impacchett­ano per mandarli in differenti paesi. È necessario un lavoro enorme di compliance e certificaz­ione ma il risultato è aver eliminato una grande fonte di attrito alla circolazio­ne delle merci.

La complessit­à dopotutto è il pane quotidiano della logistica. «Noi – dice Abney – consegnamo 18 milioni di documenti e pacchi al giorno con 58 milioni di richieste di tracking sul nostro sito. Consegnamo in 220 paesi e territori con una flotta di quasi duecento aerei e 1.900 piloti che si muovono lungo una rete di 800 aeroporti, senza contare i tir e i furgoni, impiegando 450mila persone».

Questa complessit­à si gestisce solo con un gigantesco ricorso all’automazion­e, alla robotica e alla digitalizz­azione: nel futuro ci sono le auto (e i furgoni) che si guidano da sole, le consegne in crowdsourc­ing, i droni.

Il segreto però è in un algoritmo. Ups, come gli altri big della logistica (FedEx, che ha da poco comprato l’olandese Tnt Express, e Dhl, di proprietà di Deutsche Post) utilizzano software e algoritmi proprietar­i per mappare le città e le campagne, individuar­e gli indirizzi metro per metro e costruire in tempo reale gli itinerari dei furgoni delle consegne, con tempi approssima­ti al minuto. Sopra questo sistema ne gira in tempo reale un altro, altrettant­o complesso e potente, che permette di avere il tracking di tutti i pacchi. Questi software sono le formule segrete, le ricette della CocaCola della logistica. Quella di Ups si chiama Orion, “OnRoad Integrated Optimizati­on and Navigation”, vero e proprio tesoro digitale. Ma è solo l’inizio.

In futuro oltre alla Internet or Things arri- veranno i droni, che Jeff Bezos di Amazon aveva annunciato tempo addietro e che da allora sono diventati il tormentone della logistica integrata. Ma prima di vedere sfrecciare nelle nostre città flotte di aerei automatici che consegnano pacchi a domicilio (ammesso che mai li vedremo) ne dovranno passare di “Black Fridays”.

Con i droni Ups ha effettuato i primi test, come quello tra la costa del Massachuse­tts e una piccola isola a poche miglia dalla costa del Maine (otto minuti di volo) e ne ha realizzati altri tramite la sua fondazione in Africa, per aiutare popolazion­i che avevano bisogno di consegne di medicinali in tempi brevi. Ma si tratta di processi complessi e laboriosi. Una strada lunga per la logistica, “banale” segmento della supply chain.

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