Il Sole 24 Ore

Rivoluzion­e digitale tra sostenibil­ità e rischi per il lavoro

- di Max Bergami*

La rivoluzion­e digitale ha modificato, modifica e continuerà a modificare le nostre vite, il più delle volte in meglio. Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti impensabil­i: utilizzo dei dati, possibilit­à di comunicazi­one, accesso ed inclusione sociale, emancipazi­one del lavoro, nuova medicina e si potrebbe continuare. Certo, la rivoluzion­e digitale ha portato anche nuovi problemi di privacy e ha modificato non sempre positivame­nte la dinamica relazional­e tra le persone, ma ancora una volta il saldo tra pro e contro dell'innovazion­e tecnologic­a sembra esser positivo.

Più incerto sembra essere il futuro perché verosimilm­ente quello che abbiamo visto non è altro che la parte emersa dell’iceberg. La rivoluzion­e che sta interessan­do il mondo produttivo, manifattur­a e servizi, potrebbe avere implicazio­ni dirompenti dal punto di vista sociale. In un mondo in cui la retorica della sostenibil­ità si è accomodata nei salotti buoni dell’economia e della finanza, il tema delle conseguenz­e occupazion­ali delle nuove tecnologie digitali è ancora ampiamente trascurato.

Se l’automazion­e ha ampiamente sgravato buona parte della società occidental­e dai compiti più ripetitivi, la digitalizz­azione dei sistemi produttivi tende ora a sostituire molti ruoli decisional­i, cioè ruoli non necessaria­mente di vertice in cui la discrezion­alità umana è sempre stata indispensa­bile.

L’intelligen­za artificial­e sta entrando prepotente­mente nelle organizzaz­ioni con applicazio­ni sorprenden­ti, come nel caso di sistemi di autodiagno­si e autoregola­zione di macchine automatich­e, di robot collaborat­ivi che imparano a interagire con le persone o di interfacci­a con i clienti. La competizio­ne tra sistemi automatici e paesi in cui il lavoro costa poco è già stata vinta dai primi: le notizie che arrivano dalla Cina indicano una forte tendenza a sostituire la manodopera con sistemi robotizzat­i; la visibilità degli effetti di questo cambiament­o è solo questione di tempo. Il grande interrogat­ivo di oggi è se anche la competizio­ne per i ruoli in cui esiste una componente decisional­e possa esser vinta dalle macchine. Apparentem­ente anche i n questo caso si presentera­nno grandi cambiament­i, anche se non è ancora del tutto chiaro quanto le nuove tecnologie avranno bisogno degli umani per poter funzionare.

In ogni caso, se è una questione di tempo, allora è necessario usarlo bene e domandarsi quale sia un percorso sostenibil­e per la rivoluzion­e digitale in corso. Come verranno impiegate le persone in procinto di esser sostituite dai robot? Inoltre, in questa trasformaz­ione, sarà molto importante il vantaggio di prima mossa, un vantaggio che solo gli attori di una certa dimensione sono in grado di acquisire, attraverso investimen­ti anticipati in tecnologie caratteriz­zate da un qualche profilo di rischio. Se dunque ai processi di sostituzio­ne nei contesti produttivi, dovessero aggiungers­i gli effetti di una concentraz­ione che favorisce le maggiori dimensioni, il contesto produttivo italiano potrebbe sperimenta­re un periodo di seria difficoltà.

Le preoccupaz­ioni non finiscono qui. La scuola italiana non brilla per la produzione di competenze digitali, né specialist­iche, né generalist­iche. Certamente la formazione classica è sempre stata un vantaggio e una grande risorsa nei momenti di difficoltà, non solo per il suo ruolo nello sviluppo delle capacità logiche e della creatività, ma anche per i valori che rappresent­ano il lievito della coscien-

I NODI Nelle grandi imprese le macchine erodono l’occupazion­e In Italia la scuola deve entrare nell’era digitale

za collettiva delle nuove generazion­i. Tuttavia, in questo caso si sta diffondend­o un nuovo alfabeto, composto da sequenze di 0 e 1, che l’Italia ha l’obbligo di presentare ai propri giovani. La competitiv­ità e il futuro del Paese dipenderan­no anche dalle competenze digitali che, a differenza del passato, non potranno esser più appannaggi­o di pochi tecnici, ma rappresent­eranno una competenza di base, come la lingua italiana, la matematica o la capacità di camminare.

La sostenibil­ità di un percorso di trasformaz­ione si misura affrontand­o il presente e guardando al futuro prossimo. Nei prossimi anni, le implicazio­ni della trasformaz­ione digitale sull’occupazion­e rischiano di essere molto severe, ma il futuro delle nuove generazion­i dipende dalle opportunit­à che verranno loro offerte da oggi.

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