Rivoluzione digitale tra sostenibilità e rischi per il lavoro
La rivoluzione digitale ha modificato, modifica e continuerà a modificare le nostre vite, il più delle volte in meglio. Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti impensabili: utilizzo dei dati, possibilità di comunicazione, accesso ed inclusione sociale, emancipazione del lavoro, nuova medicina e si potrebbe continuare. Certo, la rivoluzione digitale ha portato anche nuovi problemi di privacy e ha modificato non sempre positivamente la dinamica relazionale tra le persone, ma ancora una volta il saldo tra pro e contro dell'innovazione tecnologica sembra esser positivo.
Più incerto sembra essere il futuro perché verosimilmente quello che abbiamo visto non è altro che la parte emersa dell’iceberg. La rivoluzione che sta interessando il mondo produttivo, manifattura e servizi, potrebbe avere implicazioni dirompenti dal punto di vista sociale. In un mondo in cui la retorica della sostenibilità si è accomodata nei salotti buoni dell’economia e della finanza, il tema delle conseguenze occupazionali delle nuove tecnologie digitali è ancora ampiamente trascurato.
Se l’automazione ha ampiamente sgravato buona parte della società occidentale dai compiti più ripetitivi, la digitalizzazione dei sistemi produttivi tende ora a sostituire molti ruoli decisionali, cioè ruoli non necessariamente di vertice in cui la discrezionalità umana è sempre stata indispensabile.
L’intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nelle organizzazioni con applicazioni sorprendenti, come nel caso di sistemi di autodiagnosi e autoregolazione di macchine automatiche, di robot collaborativi che imparano a interagire con le persone o di interfaccia con i clienti. La competizione tra sistemi automatici e paesi in cui il lavoro costa poco è già stata vinta dai primi: le notizie che arrivano dalla Cina indicano una forte tendenza a sostituire la manodopera con sistemi robotizzati; la visibilità degli effetti di questo cambiamento è solo questione di tempo. Il grande interrogativo di oggi è se anche la competizione per i ruoli in cui esiste una componente decisionale possa esser vinta dalle macchine. Apparentemente anche i n questo caso si presenteranno grandi cambiamenti, anche se non è ancora del tutto chiaro quanto le nuove tecnologie avranno bisogno degli umani per poter funzionare.
In ogni caso, se è una questione di tempo, allora è necessario usarlo bene e domandarsi quale sia un percorso sostenibile per la rivoluzione digitale in corso. Come verranno impiegate le persone in procinto di esser sostituite dai robot? Inoltre, in questa trasformazione, sarà molto importante il vantaggio di prima mossa, un vantaggio che solo gli attori di una certa dimensione sono in grado di acquisire, attraverso investimenti anticipati in tecnologie caratterizzate da un qualche profilo di rischio. Se dunque ai processi di sostituzione nei contesti produttivi, dovessero aggiungersi gli effetti di una concentrazione che favorisce le maggiori dimensioni, il contesto produttivo italiano potrebbe sperimentare un periodo di seria difficoltà.
Le preoccupazioni non finiscono qui. La scuola italiana non brilla per la produzione di competenze digitali, né specialistiche, né generalistiche. Certamente la formazione classica è sempre stata un vantaggio e una grande risorsa nei momenti di difficoltà, non solo per il suo ruolo nello sviluppo delle capacità logiche e della creatività, ma anche per i valori che rappresentano il lievito della coscien-
I NODI Nelle grandi imprese le macchine erodono l’occupazione In Italia la scuola deve entrare nell’era digitale
za collettiva delle nuove generazioni. Tuttavia, in questo caso si sta diffondendo un nuovo alfabeto, composto da sequenze di 0 e 1, che l’Italia ha l’obbligo di presentare ai propri giovani. La competitività e il futuro del Paese dipenderanno anche dalle competenze digitali che, a differenza del passato, non potranno esser più appannaggio di pochi tecnici, ma rappresenteranno una competenza di base, come la lingua italiana, la matematica o la capacità di camminare.
La sostenibilità di un percorso di trasformazione si misura affrontando il presente e guardando al futuro prossimo. Nei prossimi anni, le implicazioni della trasformazione digitale sull’occupazione rischiano di essere molto severe, ma il futuro delle nuove generazioni dipende dalle opportunità che verranno loro offerte da oggi.