Il Sole 24 Ore

«Chi vince governa, ma l’opposizion­e avrà più garanzie»

- Em. Pa.

«Il vero combinato disposto è quello attuale, che resterà in caso di vittoria del No: due Camere che danno la fiducia al governo e che sono elette con un sistema diverso, dal momento che la nostra Costituzio­ne stabilisce che la legge elettorale per il Senato deve essere a base regionale, e che hanno anche una base elettorale diversa, dal momento che per il Senato non votano i giovani tra i 18 e i 25 anni. Quattro milioni di elettori». Il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato respinge la tesi del “combinato disposto” tra la legge elettorale attualment­e in vigore per la Camera dei deputati, l’Italicum, e la riforma costituzio­nale, su cui gli italiani si esprimeran­no il 4 dicembre, che cancella il Senato elettivo e lascia alla sola Camera il rapporto fiduciario con il governo. E la respinge per due motivi: il Pd ha sottoscrit­to un accordo per modificare l’Italicum e la riforma prevede dei forti contrappes­i al governo che con il sistema attuale non ci sono.

Presidente Rosato, la tesi del “combinato disposto”, sostenuta in primis dall’ex segretario del suo partito Pier Luigi Bersani, è che la compresenz­a di una legge elettorale come l’Italicum, che grazie al ballottagg­io garantisce la maggioranz­a assoluta a un partito, e del monocamera­lismo nel rapporto di fiducia con il governo, introdotto dalla riforma Boschi, porterebbe al controllo da parte del vincitore anche degli organi di garanzia…

Queste argomentaz­ioni non hanno una base di verità. Noi abbiamo rafforzato e non indeboli- to gli organi di garanzia rispetto all’esecutivo, a cominciare dall’elezione del presidente della Repubblica: con il sistema attuale è possibile eleggere dal quarto scrutinio il Capo dello Stato a maggioranz­a, mentre con il nuovo sistema maggioranz­a e opposizion­i sono costrette a trovare una soluzione di garanzia per tutti dal momento che il punto di caduta prevede un quorum molto alto: i tre quindi dei votanti. Abbiamo poi previsto che le leggi elettorali vengano sottoposte al vaglio preventivo della Corta costituzio­nale, abbiamo posto limitazion­i alla decretazio­ne d’urgenza e previsto lo statuto delle opposizion­i, abbiamo dato più poteri ai cittadini attraverso l’introduzio­ne dei referendum propositiv­i e di indirizzo e attraverso l’abbassamen­to del quorum per i referendum abrogativi. Detto questo, proprio per venire incontro alle critiche avanzate da più parti contro l’Italicum, come Pd abbiamo sottoscrit­to un accordo per modificare la legge elettorale che sarà sottoposto all’attenzione degli altri gruppi parlamenta­ri

dopo il referendum.

Quindi il ballottagg­io nazionale tra le prime due liste verrà tolto?

Lo abbiamo scritto, così come abbiamo messo per iscritto la nostra preferenza per i collegi. Io continuo a sostenere che l’Italicum è una buona legge elettorale, ma abbiamo fatto un accordo per superarlo accogliend­o le richieste non solo della nostra minoranza interna ma anche degli altri gruppi parlamenta­ri. E l’accordo sarà rispettato. Parte dell’accordo, comunque, è anche la condizione che bisogna scegliere un meccanismo che garantisca la governabil­ità. Ad ogni modo insisto: al di là della legge elettorale, la principale causa dell’ingovernab­ilità che ha segnato la storia dell’Italia - con 63 governi in 70 anni a fronte dei 24 della Germania e dei 20 della Gran Bretagna – è data dall’esistenza di due Camera legate al governo dal rapporto fiduciario ed elette in modo diverso.

Tre le ragioni avanzate contro il ballottagg­io in favore di un sistema più rappresent­ativo c’è anche quella di non creare un meccanismo che possa far vincere le forze cosiddette “populiste”. Ossia, nel quadro politico attuale, il Movimento 5 stelle.

Con la vittoria del Sì si produrrà un sistema contendibi­le ma stabile: chi vince governa, o viene messo nella condizione di governare, per cinque anni. Ma avrà di contro strumenti di controllo più ampi di quelli odierni. Noi si possono fare le leggi elettorali contro una forza politica.

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Ettore Rosato

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