«Tolto il diritto di voto ai cittadini Parlamentari scelti dai partiti»
«Chi ha progettato sia la riforma costituzionale sia la legge elettorale aveva un solo obiettivo: dare più potere a chi ce lo aveva già». È tranchant sugli effetti del combinato disposto riforme-Italicum Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore del Movimento Cinque Stelle. E in questa operazione vede dolo: «Si toglie il diritto di voto ai cittadini».
Perché ritiene che si leda la volontà popolare?
Per due motivi. Il primo è che al Senato non potremo più votare (il 100% dei componenti sarà costituito da persone elette nei partiti) e alla Camera avremo circa il 75% dei nuovi deputati eletto tra i capilista bloccati, decisi sempre dai partiti. Al di là del maggior potere che si dà al governo, quello che finisce di essere un organo rappresentativo sarà il Parlamento. Il secondo stravolgimento della volontà popolare deriva dal fatto che oggi il Pd, con il 29% del consenso, avrebbe circa 65 senatori su 100 e alla Camera con l’Italicum un partito con il 29% conquisterebbe il 55% dei seggi. Chi ha la minoranza in questo Paese avrà la maggioranza.
Ma non è detto che le maggioranze al Senato e alla Camera saranno le stesse…
Vero. Ma se Camera e Senato si ritrovassero con la stessa maggioranza, dunque se trionfasse il sì e se alle prossime elezioni vincesse il Pd, avremmo un Parlamento totalmente silente. Se invece avessimo alla Camera una maggioranza M5S, al Senato almeno nei primi cinque anni ci sarebbe comunque una maggioranza Pd: questo significa che passerà il tempo a creare caos. Ogni volta che faremo leggi anti- corruzione o che tagliano i costi della politica avremo il nuovo Senato che sfrutterà il burocratese in cui è scritto l’articolo 70 per provare a fermare ogni provvedimento che possa danneggiare una classe politica alla frutta. Il nuovo Senato è anche un’assicurazione sulla vita della vecchia politica italiana.
E se invece la legge elettorale dovesse cambiare, come il Pd si è impegnato a fare?
Resterebbe un Senato composto da nominati coperti dall’immunità parlamentare che, quando sono stati eletti negli enti territoriali, i cittadini ignoravano che sarebbero entrati in Parlamento. Poi bisognerà vedere quale maggioranza si creerebbe alla Camera. Io non credo comunque che sarà la legge elettorale a fermare la nostra possibilità di andare al governo. Certo, se dovesse passare la riforma sarà tutto più difficile. A questo aggiungiamo che quella che viene spacciata per “efficienza dello Stato” – togliere competenze alle regioni e ai comuni per portarle allo Stato centrale – è una bufala: in realtà si chiudono le competenze degli enti territoriali a Roma, dentro un Parlamento di nomi- nati in cui al Senato siedono quelli che hanno massacrato le regioni e i comuni in questi anni.
Se vincesse il sì, vi impegnereste a modificare l’Italicum per mitigare l’impatto del combinato disposto?
Noi abbiamo una proposta di riforma elettorale. Gli altri ne hanno già fatte due: una è incostituzionale, il Porcellum, e l’altra sotto giudizio della Consulta, l’Italicum. Se oggi vogliamo veramente fare una legge elettorale la devono far fare a noi. Gli altri sono disponibili a collaborare con noi per fare il Democratellum, l’unica legge sulla piazza in grado di assicurare a una Camera preferenze e rappresentatività? Poi, naturalmente, io spero che non vinca il sì.
Qual è a suo avviso l’aspetto più grave della riforma?
Il caos figlio del linguaggio burocratese in cui è scritta: hanno portato nella Costituzione quello che gli imprenditori e i commercianti ogni giorno vedono nelle leggi. Il bicameralismo perfetto non è morto. Hanno creato il bicameralismo caotico. Fermo restando che a mio avviso l’obiettivo delle riforme non dovrebbe essere quello di far fare più leggi, ma di cambiare questa classe politica. Noi abbiamo tre proposte: abolizione dell’immunità, superamento dell’assenza di vincolo di mandato, limite di mandato a chi viene eletto nelle istituzioni.
Ma per i fautori del sì l’obiettivo è la governabilità.
Pensiamo al Jobs Act, che avrebbe dovuto rilanciare il Paese, o alla Buona Scuola. Agli elettori diciamo di non cascare nel titolo di questa riforma. Tutte le leggi di Renzi hanno un bellissimo titolo ma un contenuto pericolosissimo.