Il Sole 24 Ore

Un rabbino all’inferno

- di Giulio Busi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per essere un aldilà ai margini, progettato per far spavento a una minoranza, sensibile fin che si vuole, ma piccolina nei numeri, l’inferno di Mosè Zacuto ha tutto quello che serve per dispiacere. «Abisso anziché bisso», annuncia una minacciosa didascalia. I diavoli la fanno da padroni, i peccatori, più morti che vivi, anzi morti e sepolti, trascorron­o di pena in pena, e nemmeno l'angelo della fine se la passa un granché bene, tra i dannati che fan finta di pentirsi e poi giù, a malignare e a maledire. Zacuto, nato ad Amsterdam nei primi decenni del Seicento, e vissuto poi tra Venezia e Mantova, è scrittore opulento, minaccioso, accorato. Se volete concedervi qualche ora nel turgido mondo barocco in lingua ebraica, il «Tofte arukh» - l’«Inferno apparecchi­ato» di Zacuto, che esce per la puntuale curatela di Michela Andreatta - è la vostra meta ideale. Passerete un brutto quarto d’ora in compagnia del protagonis­ta, che si risveglia dopo una malattia, martoriato da medici ignoranti, e non sa d’esser già passato a peggior vita. Scoprirete così che il malcapitat­o cadavere incorre, subito dopo il trapasso, in una duplice battitura, o fustigazio­ne. Lo scopo è quello di staccare la parte più nobile dell’anima dal corpo, destinato a corrompers­i. «Ars moriendi», sarebbe lo scopo ultimo di tanti spauracchi, ovvero far sì che il lettore ebreo impari finalmente a essere pio e a prepararsi alla morte. Più che per i suoi effetti pedagogici, il poema di Zacuto merita un proprio posto, nella lunga tradizione letteraria giudaica, per la selva di metafore, in gran parte catturate nello specchio deformante del tempo, che crolla su se stesso. Ieri era gioia, mentre oggi è inadeguate­zza e colpa, prima abbondavan­o i piaceri, adesso è pianto e abominio. Con un guizzo inaspettat­o, proprio quando ha toccato il fondo del settimo girone infernale, il più oscuro, Zacuto ci fa levare gli occhi verso la luce, in direzione dei sette palazzi celesti, in cui dimorano i beati.

Mosheh Zacuto, L’inferno allestito. Poema di un rabbino del Seicento sull’Oltretomba dei malvagi, testo ebraico a fronte, a cura di Michela Andreatta, Bompiani, Milano, pagg. 220, € 17

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