Dialogo a tre con Burri
Burri è stato un artista gigantesco e un uomo dal carattere impossibile, ma per Tito Fortuni, che ha condiviso con lui più di 70 anni, ha rappresentato la chiave per comprendere l’arte e il mondo ed è stato “l’amico” di tutta vita. Tito ha raccontato questa fratellanza in un diario che è finalmente diventato un piccolo-grande libro ( Alberto Burri. L’amicizia, Maschietto editore, pagg. 224, € 16) voluto e commentato da Guelfo Guelfi, un altro che di amicizia se ne intende. Scriveva Libero de Libero a proposito dell’opera di Burri: «Dalle ferite della materia scaturisce bellezza»; grazie a questo racconto, chi ancora non ha compreso quanto estremo rigore e incomparabile purezza espressiva contiene la sua opera potrebbe finalmente approfittarne per apprezzare di più e meglio l’artista: forse il centenario di Burri non è stato celebrato, almeno qui in Italia, come si sarebbe dovuto; eppure lui è stato di certo il più generoso della storia dell’arte del ’900,donando al suo paese, Città di Castello, la gran parte della sua produzione e rendendola patrimonio pubblico accessibile a tutti. Guelfo Guelfi ha voluto, col suo lavoro di riflessione e rivisitazione del rapporto tra due grandi amici, farci comprendere il vero Burri, che è stato insieme figlio della piccola Umbria e innovatore mondiale, e, nel contempo ci ha fatto ripercorrere la storia dell’italiano patriota incompreso (perché dalla parte sbagliata) attraverso il sereno resoconto del suo medico-amico. Burri spiega all’amico molte cose sui suoi “Sacchi”, in particolare che nei sacchi già utilizzati vi erano già in precedenza alcune cuciture. Alcune le ha scucite, mentre altre le ha fatte lui; queste ultime si fermavano prima del margine e tornavano verso il centro, perché - dice Alberto - volevo che non finissero con il quadro ma che il quadro stesso si espandesse oltre i suoi limiti. Scrive Guelfi: «Se c’è una cosa che l’arte fa sempre è che se ti avvicini, se ti ci poni in relazione, l’arte entra, si siede in te e da quel momento la fa da padrona».