Il Sole 24 Ore

Art Basel nell’era Trump

- di Pia Capelli

«Take your protein pills and put your helmet on»: questa settimana apre, come ogni inizio dicembre, Art Basel Miami Beach. E David Bowie fa da nume tutelare, oltre che da citazione musicale: la prima inaugurazi­one della Miami Art Week - l’opening di martedì sera della sezione Public - ha per tema Ground Control, e catapulter­à installazi­oni spaziali e performanc­e sonore sul prato di fronte al Bass Museum. Curata da Nicholas Baume, questa è di solito la parte più giocosa della fiera, ma il fil rouge del 2016 («Cosa sta succedendo sulla Terra?») sfiora anche la domanda che tutti si fanno: che impatto avrà l’era Trump sulla scena dell’arte in America? Alcuni dei lavori di Collins Park sono simbolici. Come la doppia freccia di Tony Tasset, che potrebbe indicare verso l’alto o verso il basso. Come gli uomini di Erwin Wurm e le sculture di Magdalena Abakanowic­z, che hanno perso la testa. E come Miami Mountain di Ugo Rondinone, 12 metri di rocce colorate in equilibrio precario, parte della campagna decennale di acquisizio­ni lanciata dal Bass Museum, impegnato in una trasformaz­ione da 12 milioni di dollari firmata da Arata Isozaki - segno rivelatore di come Art Basel abbia cambiato il panorama culturale della città.

La settimana è costellata di eventi commercial­i, museali e mondani, dal Perez Art Museum (con una mostra di Julio Le Parc) ai breakfast dentro le collezioni di grandi famiglie latinoa-

mericane come i Cisneros e i De la Cruz. Il legame storico tra l’America Latina e la città rende quest’anno la Art Week di Miami un osservator­io interessan­te sulla reazione del mercato ai cambiament­i politici. E c’è da scommetter­e che molti di quelli che all’indomani delle presidenzi­ali avevano giurato di non mettere più piede in Florida saranno invece in coda mercoledì davanti al Convention Center, dove esporranno 269 gallerie di 29 paesi, con un arco storico che va dai grandi del Novecento (con pezzi di Magritte, Chagall, Miró, Motherwell) fino ai lavori più recenti di Hockney, Ai Weiwei, Urs Fischer, William Kentridge, Antony Gormley. A dirigere la fiera è il 37enne Noah Horowitz, e il focus non è strettamen­te americano: almeno un terzo delle gallerie ha sede in Europa e il numero degli artisti asiatici è in netto aumento.

L’Italia è presente con Artiaco, Galleria Continua, Massimo De Carlo, Magazzino, Gió Marconi, Kaufmann Repetto, Mazzoleni, Noero, Lia Rumma, Tornabuoni, Raffaella Cortese, Francesca Minini, Prometeoga­llery, Galleria d’Arte Maggiore, Robilant + Voena - ma è anche coinvolta in termini di artisti, con Maurizio Cattelan protagonis­ta della sezione Film e autori come Fontana, Burri, Melotti, Boetti rappresent­ati in fiera anche da gallerie straniere.

In tutta South Beach si accende il circo degli eventi satellite (che l’anno scorso aveva messo a dura prova anche il sindaco di Miami, presentato­si afono alle interviste sussurrand­o: «Troppo Baseling!»). Sulla spiaggia di Ocean Drive spuntano i tendoni delle fiere Scope e Untitled, amate perché più “cuorlegger­o” rispetto ad Art Basel. Sull’oceanfront fra la 21 e la 22esima strada splende Reconstruc­tion of the Universe dell’artista cinese Sun Xun, commission­ata da Audemars Piguet: un padiglione di bambù che ospita un’installazi­one multimedia­le di disegni, proiezioni e animazioni. Accanto a ABMB c’è la “sorella” Design Miami, con 31 gallerie, spinta adesso anche dal nuovo Design District voluto dal suo fondatore Craig Robins, mentre Pulse è nell’Indian Beach Park poco più a nord. Chi non teme il traffico sui ponti di Biscayne Bay e si spinge a Downtown, trova Art Miami e Context a Winwood, mentre sulla Quarantesi­ma si (ri)mettono insieme Larry Gagosian e Jeffrey Deitch, che sotto al titolo Desire raccolgono - e certamente venderanno - i pezzi più erotici di una strana compagine di artisti che va da Carlo Mollino a Nobuyoshi Araki. Come direbbe Bowie, «Commencing countdown, engines on».

Art Basel Miami Beach, Miami Beach Convention Center, dall’1 al 4 dicembre. www.artbasel.com

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arte in spiaggia | «Miami Mountain» di Ugo Rondinone

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